Ibrahimovic al Milan: Gattuso sa perchè è un rischio
I tifosi rossoneri sognano al pensiero di un ritorno a casa di Ibracadabra, ma c’è più di una ragione per cui sarebbe il caso di andare con i piedi di piombo.
MILANO - «Di Ibrahimovic bisogna parlare con Leonardo. Non è un giocatore del Milan e non posso parlarne. Ad ogni modo, resta il fatto che è un leader». Il tentativo di Gennaro Gattuso è lodevole: sviare le indagini della stampa specializzata a caccia di succulente novità su quello che potrebbe essere il colpo del mercato invernale 2019. Le esternazioni del tecnico rossonero, interpellato sull’argomento alla vigilia di Milan-Chievo, nascondono però al suo interno tutte le controindicazione presenti in un’operazione che nel frattempo sta già facendo sognare i tifosi.
Logico, perchè Zlatan Ibrahimovic non è un calciatore normale. Appartiene a quella ristretta cerchia di fenomeni, capaci con la loro sola presenza di cambiare il volto di una squadra. A patto però di avere in rosa calciatori pronti e soprattutto disposti ad accoglierlo.
Devastante
Si, perchè Ibra è uno che può anche essere devastante all’interno di uno spogliatoio, come Gattuso sa bene per aver vissuto due anni con lo svedese a Milanello: «Se non sei forte mentalmente, Zlatan ti distrugge. Vuole sempre vincere. In allenamento è esigente con i compagni e ha grande personalità. A volte può essere un valore aggiunto, a volte però può essere un problema e si perde qualcuno per strada». Per conferma, chiedere a Stephan El Shaarawy, considerato un astro nascente al Milan ma esploso solo quando lo svedese lasciò i rossoneri nell'estate del 2012.
Questo è Ibra, con i suoi pro e i suoi contro. Resta solo da capire, ed è quello che stanno facendo in questi giorni tra via Aldo Rossi e Milanello Leonardo, Maldini e Gattuso, se il Milan di oggi può avere realmente bisogno di un uomo dalla personalità debordante come Ibrahimovic.
Pro
Intanto c’è da dire che l’affare, un ingaggio semestrale alla Beckham, non sarebbe nemmeno da considerare impossibile visti gli ottimi rapporti tra il calciatore da una parte e i vertici rossoneri, Leonardo che l’ha voluto al Psg e l’ex compagno di squadra Gattuso, dall’altra. Feeling positivo che andrebbe a sommarsi all’insoddisfazione maturata dallo svedese in questi primi mesi di Mls, campionato troppo poco allenante per un fenomeno affamato di competizione come Ibrahimovic.
Contro
Alla voce controindicazioni c’è però la consapevolezza che la situazione al Milan che non è più quella precaria ed imbarazzante vissuta nell’ultimo quinquennio, quando uno come Zlatan sarebbe servito come il pane. Quelli erano gli anni in cui al centro dell’attacco rossonero si alternavano personaggi del calibro di Destro, Lapadula, Kalinic, Luiz Adriano, Bacca etc. etc. Allora si che sarebbe stato prezioso, forse addirittura indispensabile, uno come Ibrahimovic, ma in quegli anni Zlatan aveva evidentemente altri programmi: fare incetta di milioni altrove.
Patti chiari…
Il Milan di oggi però è ben diverso da quello dell’ultimo lustro: oggi c’è una proprietà solida, una dirigenza seria, uno staff tecnico preparato e soprattutto un centravanti con le stimmate del fuoriclasse tanto quanto Ibrahimovic. Gonzalo Higuain, nuovo idolo dei tifosi milanisti, solitamente non è uno che ammette intromissioni nel suo ruolo di leader assoluto dell’attacco, così come Ibrahimovic non è il tipo da restare in disparte a guardare gli altri giocare e vincere.
Lo svedese resta un giocatore in grado di spostare gli equilibri in qualsiasi squadra al mondo, l’importante è che le parti siano d’accordo su tutto. Della serie, patti chiari e amicizia lunga. Il nuovo Milan non può permettersi polemiche e musi lunghi all’interno dello spogliatoio, proprio adesso che sta ritrovando una sua dimensione di squadra importante.