Milan, quel sogno per l’attacco di nome Belotti
L’ennesima prestazione sontuosa del Gallo ha riportato a galla i sogni dei tifosi del Milan: vedere Belotti in rossonero. Sarebbe un’operazione molto costosa, ma con i soldi dei cinesi e le contemporanee cessioni di Bacca e Niang non sarebbe impossibile. E pensare che il Toro ha pagato il bomber azzurro appena 7,5 milioni mentre Galliani ne spendeva 8 per Luiz Adriano.
MILANO - Non ce ne voglia Carlos Bacca, abile per altro a timbrare anche ieri il cartellino seppure solo dal dischetto, ma per la seconda volta nel giro di meno di una settimana, al cospetto delle vibranti scorribande di Milan e Torino, ci siamo ritrovati a fantasticare su quale sarebbe stato l’esito del match a centravanti invertiti.
Ripeto, nulla di personale contro il centravanti colombiano, ma vedere quella furia di Andrea Belotti fare sfracelli della difesa rossonera, imperversare con grinta, caparbietà e fame di gol, qualità non disgiunte da una tecnica e un fiuto per la porta avveraria da bomber di razza, ecco, assistere a questa dimostrazione di strapotere fisico e tecnico, a questa autentica forza della natura, ci ha indotti al peccato: desiderare il centravanti d’altri.
Belotti e Luiz Adriano
E pensare che nell’estate 2015, proprio mentre Adriano Galliani in uno dei suoi tanto celebrati giorni del Condor sborsava ben 8 milioni di euro allo Shakthar Donetsk per portare a Milano il brasiliano Luiz Adriano - poche ore fa regalato definitivamente allo Spartak Mosca alla stregua di una scarpa vecchia -, Il Torino di Urbano Cairo prelevava il Gallo Belotti dal Palermo versando nelle casse di Maurizio Zamparini appena 7.5 milioni di euro. Considerando che oggi il valore del bomber azzurro è a dir poco decuplicato, non risulterà complicato fare un’analisi di quanto produttiva sia stata l’operazione in casa granata e di quanto nefasta invece sia stata quella rossonera.
La storia ricorda…
Ma al Milan ormai si è abituati a quest’andazzo di assoluta assenza di lungimiranza. A cominciare dall’estate del 2007, quando Galliani preferì acquistare il brasiliano Emerson (ex Roma e Juventus) dal Real Madrid, ridotto alla stregua di un vecchio rottame, anzichè investire la stessa cifra per prelevare Hamsik dal Brescia (infatti finito al Napoli); oppure quando nel 2012 si lasciò impunemente andare il promettentissimo Verratti al Paris Saint Germain per 12 milioni di euro, mentre a Milano approdavano fior di campionissimi quali Nigel De Jong, Traorè e Constant.
Nessuna strategia
La storia degli ultimi anni di mercato del Milan è tutta un susseguirsi di operazioni scombiccherate e senza senso, caratterizzate da un comune denominatore fallimentare: spendere tanto e male per vecchi campioni consunti e in disarmo, anzichè investire su giovani talenti.
E non inganni quello che sta accadendo adesso. L’applaudito Milan dei giovani non è merito di una strategia aziendale, ma è frutto semplicemente di una totale chiusura dei cordoni della borsa in Fininvest che ha portato gli ultimi allenatori rossoneri a scavare nel vivaio del Vismara, ricevendone in premio diamanti purissimi come Donnarumma e Locatelli. Ma questa è un’altra storia.
Il sogno Belotti
La storia attuale invece ci racconta di un’epoca - quella di Berlusconi e Galliani - che volge alla fine e di una nuova proprietà cinese pronta a riportare il Milan sul tetto del mondo. Anche a prezzo di grossi investimenti, quale potrebbe essere quello di Andrea Belotti. Cedere Carlos Bacca e M’Baye Niang ed incassare una cinquantina di milioni per i due rappresenterebbe un buon modo per finanziare - almeno in parte - l’operazione «Gallo». E provate ad immaginare il centravanti della nazionale italiana, ancora relativamente giovane (classe 1993) in maglia rossonera con accanto quel fenomeno dello spagnolo Suso da una parte e Jack Bonaventura dall’altra. Potrebbe servire il pallottoliere per tenere a mente i gol segnati da Belotti.