Bersani e gli altri, dove vanno quelli che fanno le scissioni a sinistra? A casa
Qualcuno consigli a Bersani – per non parlare di Roberto Speranza, Massimo D’Alema e altri – di rimanere al caldo dentro il loro partito. Che fuori fa freddo e ben pochi sarebbero disposti ad accoglierli
FIRENZE - Qualcuno consigli a Bersani – per non parlare di Roberto Speranza, Massimo D’Alema e altri – di rimanere al caldo dentro il loro partito. Che fuori fa freddo e ben pochi sarebbero disposti ad accoglierli. Perché uno dei più noti assunti della fisica novecentesca così recita: la sinistra è quel luogo ideologico dove c’è sempre una scissione a sinistra. E quelli che escono sono destinati a scomparire. Togliatti, quando Elio Vittorini uscì dal Pci, usò queste parole: «Andato se ne è Vittorini? Soli ci lasciò?» Il Pci, al tempo, aveva qualche milione di tesserati e «il Migliore» poté utilizzare lo stesso sprezzo che oggi Renzi utilizza con Bersani. Anche se i personaggi di oggi non valgono il mignolo di quelli di allora.
Renzi vuole cacciare la minoranza democratica
La differenza, oltre a questa, è che Renzi vuole cacciare la minoranza democratica. La quale non vorrebbe andarsene perché conosce bene la legge della fisica sopracitata. Il conducator fiorentino però non ne può più di Bersani e compagni, così alla Leopolda fa partire il coro «fuori fuori fuori!». Poi lo blocca, o fa finta di bloccarlo, per fare bella figura. Ma il coro l’ha sentito tutta Italia, una vera umiliazione per quelli della «Ditta». Cose da curva sud, da osteria, che raccontano che bel clima di concordia si respiri dentro il Partito democratico. Un partito dove chi non è d’accordo viene democraticamente invita ad appropinquarsi alla porta. Peccato, perché la rissa giunge proprio nel momento in cui c’era un «accordo» con il sempre pronto Gianni Cuperlo, che doveva sancire la pace. Invece niente da fare, troppo risentimento, troppo odio democratico, e l’effetto calmante dell’accordo, o sedicente tale, è andato perso. La rissa si è trasformata in duello rusticano, e sui giornali si parla solo dei piatti e degli stracci che volano.
Chi esce a sinistra dove va? Il gattopardo
Chi esce a sinistra dove va? Da nessuna parte, di solito. Magari vive un momento di splendore e gloria ma poi finisce nei cassetti impolverati della storia. Dovrebbero saperlo i vari democratici che si scoprono barricadieri: Vendola, Bertinotti, Civati, Fassina oggi sono tutti pensionati. Oppure, come da tradizione, chi esce poi rientra dalla finestra con un’alleanza. Soprattutto nel caso si cambiasse la legge elettorale: Matteo Renzi da solo non può vincere. È vero che in queste ore, e ancor più dopo il referendum, sta nascendo il suo partito personale, ma è destinato a perdere contro il M5s. Gli servirà un alleato per battere i grillini, che invece alleanze non fanno: sarà Bersani da fuoriuscito oppure il sempreverde Silvio Berlusconi? In ogni caso, riforma costituzionale o no, cambio di legge elettorale o no, sempre un papocchio attende l’Italia. Per molti versi molto più nel solco della prima repubblica che della seconda.
Guerini contro Bersani
Bersani su Facebook scrive: «Io dico dentro dentro ma se qualcuno dice fuori fuori ci si dovrà rassegnare». Poi prende la miseria di mille like e una valanga di critiche. Gli risponde il vicesegretario Lorenzo Guerini: "Mi sembra una posizione molto strumentale. In questi giorni abbiamo lavorato per trovare un'intesa sulla legge elettorale, e mentre lo facevamo tutti i giorni fioccavano dichiarazioni che puntavano a sabotare questo tentativo. Credo che bisognerebbe misurare le parole. E provare a spiegare la coerenza rispetto a voti che sono stati dati in Parlamento. Bersani ha votato la riforma in tutte le sue letture, vedere un cambio di opinione crea sconcerto nel nostro elettorato e nella base".
La posizione incomprensibile della minoranza Pd
Effettivamente la posizione della minoranza Pd appare contraddittoria, per non dire incomprensibile. È misteriosa la ragione per cui non ha bloccato sul nascere una riforma che ora avversa con ogni forza. Perché non lo fece? Perché non bloccò Renzi e Boschi, lanciatissimi e mai menzogneri sui loro obbiettivi politici? Ma tutto questo ormai è preistoria. Renzi fomenta le sue armate in attesa della resa dei conti. Non gli importa nulla del governo in questo momento, gli interessa solo il referendum da far vincere al suo partito. Suo inteso come proprietà privata, da cui cacciare gli intrusi. Gli manca il senso della misura, stravincerà o straperderà, in ogni caso rimarrà sulla scena per ancora lungo tempo. Ben più di Bersani, Speranza e D'Alema.
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