20 aprile 2024
Aggiornato 11:30
Tabù all'assemblea PD

Renzi tace sul referendum. Meglio parlare di Europa

Referendum e legge elettorale pare siano diventati degli argomenti tabù. Il premier all'assemblea del Pd parla solo di politica estera e non affronta i nodi più importanti per il governo che pian piano si avvicina al referendum di autunno con l'acqua alla gola.

ROMA - Lo spiega all'inizio e lo ribadisce alla fine: il «dibattito interno al Pd» non è la priorità mentre in Italia e nel mondo succede di tutto, delle questioni di partito, e di temi come la legge elettorale, «non mancherà occasione di discutere», ma non ora se non si vuole passare come «persone che vivono su Marte». Matteo Renzi impone al Pd un'agenda diversa da quella che domina le chiacchiere informali nei corridoi, il premier sa bene che il partito dopo le amministrative è in fibrillazione e proprio per questo sembra voler ricordare a tutti che le sfide che aspettano il governo e il Paese non consentono salti nel buio. Un monito, forse, a quanti già si esercitano in futuribili scenari per 'dopo Renzi' che, avverte Angelo Rughetti in una intervista al Corriere della Sera, non sono realistici perché «dopo Renzi c'è solo Renzi».

Renzi: UE non sia ostaggio di Londra
«La franchezza fra di noi - premette Renzi all'assemblea del Pd riunita in un albergo romano - impone di dirsi una cosa: o in questa fase si prova a dare una direttrice all'Europa e al dibattito dei prossimi 12 mesi, oppure saremo considerati dai cittadini come persone che vivono su marte. Vi prego di considerare l'ultimo mese per un cittadino normale...». Renzi ricorda la Brexit, l'ascesa di Donald Trump negli Usa, il fallito golpe in Turchia seguito dalla reazione di Erdogan e, infine, il terrorismo. Senza contare il fronte interno, l'Italia, dove non ci sono solo i 5 stelle, ma anche e forse soprattutto «la destra, che c'è ancora, guai a sottovalutarla».
Il premier ripete che l'uscita della Gb dovrà essere rapida, perché l'Europa non può essere «ostaggio» delle scelte britanniche. Poi avverte a non sottovalutare il fenomeno Trump, perché il magnate non ha niente a che fare con Ronald Reagan, è uno che gioca sulla «cupezza» e sulla «paura», sentimenti che esistono realmente tra i cittadini e che non bisogna sottovalutare, anche perché gli Usa sono sempre un laboratorio di fenomeni sociali e politici.

Da Ventotene prendiamo per mano l'Europa
Il punto centrale è che nei prossimi mesi, a partire dal vertice di Ventotene che si terrà a fine agosto con Hollande e Merkel, l'Europa dovrà mostrarsi capace di uno scatto e spetta all'Italia il compito di sollecitare questa svolta, senza la quale le cose prenderebbero una brutta piega. «Il 2017 sarà un anno decisivo», ha insistito Renzi ricordando anche il seggio all'Onu ottenuto dall'Italia e il G7 a Taormina.
Renzi, quindi, ricorda quanto ha già fatto il suo governo: la flessibilità ottenuta dall'Ue, senza la quale «avremmo avuto 30 miliardi di euro in più da pagare, sull'altare dell'austerity»; il ripescaggio del barcone affondato al largo della Sicilia per dare dignitosa sepoltura agli immigrati morti; la ricerca, che «sarà uno dei temi fondamentali nei prossimi mesi di azione di governo»; i soldi da investire in cultura per contrastare il degrado nel quale poi trova terreno fertile il richiamo del terrorismo. Proprio stamattina, sottolinea poi, «ho firmato il decreto (attuativo, ndr) sulle unioni civili».
Un bilancio che ovviamente non è sufficiente, sottolinea Renzi, ci sono davanti mesi decisivi, anche su temi come le banche e il credito. Il premier critica gli «errori» fatti, «in passato abbiamo consentito alla tecnocrazia di decidere su tutto, persino nei dettagli su banche, finanza e credito. E' evidente che abbiamo avuto paura di giocare il nostro ruolo. Questa paura è passata». Per questo, «mentre qualcuno pensa in un dibattito autoreferenziale interno, noi lanciamo il guanto di sfida all'Europa». Di Italicum, partito della nazione e risultato delle amministrative si parlerà in un altro momento. Difficile per chiunque, anzi impossibile, provare a parlare d'altro oggi.