25 aprile 2024
Aggiornato 14:00
Sì a dl contro rischio default

Renzi tende la mano alle Regioni

Il Consiglio dei ministri ha approvato l'atteso decreto che aiuterà i bilanci delle Regioni a schivare il rischio default. Il provvedimento non contiene fondi straordinari o la possibilità di spalmare ulteriormente i piani di rientro, ma chiarisce alcune norme sulla contabilizzazione delle risorse ricevute negli anni scorsi dal Governo.

ROMA - Dopo due rinvii e lunghe pressioni che hanno portato il governatore del Piemonte, Sergio Chiamparino, a dimettersi dalla presidenza della Conferenza delle Regioni, il Consiglio dei ministri ha approvato l'atteso decreto che aiuterà i bilanci delle Regioni a schivare il rischio default. Il provvedimento non contiene fondi straordinari o la possibilità di spalmare ulteriormente i piani di rientro, ma chiarisce alcune norme sulla contabilizzazione delle risorse ricevute negli anni scorsi dal governo per pagare i debiti con i fornitori di beni e servizi e utilizzati in diversi casi, anche per coprire le esigenze della spesa corrente.

Il presidente del Consiglio, Matteo Renzi, ha mantenuto così la promessa fatta nell'ultimo vertice di palazzo Chigi ai presidenti delle Regioni ed ha teso una mano anche a Chiamparino, che è al timone della Regione che per prima si trova alle prese con un buco di bilancio importante.

L'approvazione del decreto «era necessaria» perché «c'era il rischio che le Regioni dovessero restituire due volte le somme» che lo Stato aveva anticipato per pagare i debiti con i fornitori, ha spiegato il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Claudio De Vincenti. Una norma necessaria per «evitare che ci fosse una doppia contabilizzazione della restituzione che le Regioni dovranno comunque fare allo Stato».

Il problema del Piemonte nasce dalla sentenza della Corte Costituzionale del giugno scorso che ha bocciato il metodo di contabilizzazione dei fondi anticipati dal governo, attraverso dei mutui contratti col Mef, per pagare i debiti arretrati con i fornitori che in molti casi sono però stati usati dalla Regione Piemonte anche per alimentare la spesa corrente. Alla luce di questa pronuncia, la Corte dei Conti nell'udienza di parifica del bilancio 2014, ha così certificato un deficit del Piemonte che sfiora i 6 miliardi di euro mettendo in ginocchio l'amministrazione Chiamparino.

Con il decreto, ha spiegato De Vincenti, «si sana la norma» che «avrebbe gravato in modo imprevisto sui bilanci».