24 aprile 2024
Aggiornato 12:00
A palazzo Chigi confronto su sanità e decreto Salva Regioni

Legge di Stabilità, tutti i punti della trattativa Governo-Regioni

Saranno al gran completo i presidenti delle Regioni, guidati Sergio Chiamparino, questo pomeriggio a Palazzo Chigi per l'incontro col premier Matteo Renzi e il Ministro dell'Economia, Pier Carlo Padoan

ROMA - La legge di stabilità con le misure sul comparto della sanità, la trattativa sui tagli agli altri capitoli di spesa e l'aspettativa sul decreto «Salva Regioni»: saranno al gran completo i presidenti delle Regioni questo pomeriggio a Palazzo Chigi per l'incontro col premier Matteo Renzi. Sulla legge di stabilità, domani pomeriggio, governatori e sindaci dovranno esprimere l'atteso parere in Conferenza Unificata, ma se per i sindaci il giudizio è stato subito positivo, quello dei presidenti delle Regioni è condizionato all'esito dell'incontro che comincerà alle 18.

Sanità
E' il capitolo sul quale da giorni c'è un acceso confronto, anche perché la sanità è la voce più importante del bilancio delle Regioni e vale circa l'80% delle manovre territoriali. L'aggiornamento del patto per la salute 2014-16 prevedeva per il 2016 oltre 113 miliardi di euro di stanziamenti per alimentare il fondo sanitario nazionale. La legge di stabilità stabilisce invece che, per il prossimo anno, il fondo si attesti a 111 miliardi, in aumento rispetto ai 110 dello scorso anno (come sostiene Renzi) ma con un taglio di 2 miliardi rispetto al Patto (come rivendicano le Regioni). Il problema che preoccupa di più i governatori è che vengono però finanziati a carico dello stesso fondo 800 milioni (secondo le stime fatte dal governo) per i nuovi Livelli essenziali di assistenza (Lea), 300 milioni di costi aggiuntivi per il piano vaccini, 500 milioni per i farmaci innovativi e le risorse necessarie per il rinnovo del contratto del comparto sanità. Tutto ciò va poi letto alla luce del contributo che il settore sanità ha già assicurato al risanamento dei conti pubblici che per il 2015, sommando gli effetti delle diverse manovre, è stato di 12,5 miliardi.

Tagli
I tagli per il 2016 per le Regioni a statuto ordinario sono pari a 4,2 miliardi (coperti per 2 miliardi dalla riduzione del Fondo sanitario nazionale mentre i rimanenti tagli per circa 2,2 mld, secondo le Regioni, non potranno essere coperti se non azzerando le risorse relative a servizi estremamente sensibili (Fondo politiche sociali, fondo non autosufficienze, istruzione, ecc.) in quanto le Regioni non hanno più trasferimenti dal bilancio statale. Il ddl stabilità prevede ai fini della riduzione del debito regionale un contributo, per il solo 2016, pari a 1.300 milioni che potrebbe aiutare a gestire la situazione di estrema complessità data dall'ammontare dei tagli previsti nell'anno.

Decreto Salva-Regioni
L'apertura, la concessione annunciata ieri sera dal premier Renzi, riguarda il decreto Salva Regioni. In realtà il caso più stringente è quello del Piemonte ed è quello che ha spinto Chiamparino a dimettersi dalla presidenza della Conferenza delle Regioni. Una sentenza della Corte Costituzionale del giugno scorso ha bocciato il metodo di contabilizzazione dei fondi anticipati dal Governo, attraverso dei mutui contratti col Mef, per pagare i debiti arretrati con i fornitori che in molti casi sono però stati usati dalla Regione Piemonte anche per alimentare la spesa corrente. Alla luce di questa pronuncia, la Corte dei Conti nell'udienza di parifica del bilancio 2014, ha così certificato un deficit del Piemonte che sfiora i 6 miliardi di euro mettendo in ginocchio l'amministrazione Chiamparino. Da tempo, il governatore aveva lavorato con Palazzo Chigi per l'approvazione di un decreto che aiutasse a risolvere questa vicenda, nata secondo le Regioni a causa di una scarsa chiarezza sull'applicazione della norma. Ma il decreto è slittato già due volte. Ora sembra che Renzi voglia stringere i tempi. Il provvedimento non contiene fondi a sostegno delle Regioni alle prese con questi piani di rientro dal maxi deficit, ma consente di spalmare in 30 anni l'ammortamento del debito.

(Con fonte Askanews)