18 aprile 2024
Aggiornato 05:00
Il Premier sotto l'illustre lente di ingrandimento americana

Financial Times avverte Renzi: per ora sei stato fortunato, ma la ruota gira...

L'«audace sfrontatezza» ce l'ha. Ma soprattutto, per il Financial Times, Renzi ha avuto una buona dose di fortuna: euro debole, quantitative easing e basso prezzo del petrolio sono stati il suo vento in poppa. Ma ora che il vento cambia, riuscirà a dimostrare di non essere solo sfrontato?

WASHINGTON – Fare le riforme, mettere fine al triennio di recessione che ha messo a K.O. il Paese, addirittura risvegliare la «bellezza dormiente» del made in Italy che, dopo un decennio di stagnazione, è rimasta schiacciata dal peso del debito e della crisi economica. Questi erano gli obiettivi che il premier Matteo Renzi, un anno fa, sbandierava al Financial Times quale manifesto della sua politica. 365 giorni dopo (ora più, ora meno), il grande quotidiano americano tira le somme, e lo fa in maniera disincantata.

Congiuntura favorevole
Innanzitutto, per il Financial Times il Matteo nazionale ha goduto sino ad ora di una buona dose di «fortuna», che ha nutrito (traduzione letterale) la sua «audace sfrontatezza». Euro debole, basso costo del petrolio e quantitative easing sono stati il vento in poppa che ha sospinto, per la prima parte dell’anno, la «nave» dello Stato guidata dall’ex sindaco fiorentino. «Fatto» – nota tra le righe il quotidiano – è la parola renziana per eccellenza:  fatta la riforma elettorale, fatta quella del sistema giudiziario, fatta quella del mercato del lavoro, fatta quella della scuola e delle banche. Così, gli investimenti sono quadruplicati: l’ultimo «tesoro» che li ha attirati, Italcementi. Certo, qualcuno potrà obiettare che quegli «investimenti esteri» hanno più l’apparenza di una progressiva svendita dei fiori all’occhiello del made in Italy: in effetti, lo stesso Financial Times nota che le acquisizioni sono attirate sì dall’apparente «stabilità politica», ma anche (e soprattutto) dai tanti procedimenti per fallimento che attanagliano le nostre imprese. Eppure, il nostro premier potrà millantare di aver riportato in Italia la fiducia degli investitori esteri, primi fra tutti quelli dell’Estremo Oriente.

Ma il vento gira...
Eppure, i miglioramenti dell’economia italiana – osserva l’illustre quotidiano economico – sono molto deboli. Il bonus degli 80 euro ha avuto un effetto minimale sulle tasche degli italiani, dato che la Banca d’Italia ha alzato le sue previsioni sul Pil solo allo 0,7% nel 2015, rispetto al precedente 0,5%. Nonostante la tanto strombettata riforma del mercato del lavoro, la disoccupazione rimane al 12,4%, e quella giovanile al suo record storico, il 41,5%. La stoccata finale l’ha data il FMI, che ha dichiarato senza giri di parole che l’Italia dovrà attendere 20 anni per tornare a una situazione pre-crisi.

Salvatore d’Italia? Come Berlusconi...
Così, il Financial Times sembra avvertire il premier italiano: attento Matteo, non hai più il vento in poppa. La crisi migratoria, la corruzione, la crisi economica europea gonfiano i consensi di euroscettici e dei partiti anti-immigrazione, e i sondaggi del Pd calano paurosamente. I tempi delle riforme continuano a slittare, nonostante il piglio «pseudoautoritario» del giovane premier. In più – nota il quotidiano – quella del Senato, della pubblica amministrazione e quella fiscale sono ora «più vulnerabili al compromesso politico». Subodorando forse l’arrivo di tempi più bui, Renzi ha di recente promesso una cospicua riduzione delle imposte per il prossimo triennio. Ma il Financial Times non gli lascia scampo: l’ex sindaco «non può pensare seriamente di andare a Bruxelles chiedendo di portare il deficit al 2,6% del Pil senza un esteso e impopolare taglio alla costosa macchina italiana della pubblica amministrazione». E qui giunge l'affondo finale: «Renzi, proprio come Berlusconi, ama presentare se stesso come il salvatore dell’Italia. I suoi progressi sono più visibili di quelli del suo screditato predecessore. Ma ora dovrà affilare il suo stocco per dimostrare di poter fare sul serio». Per dimostrare, insomma, di non essere tutto fumo e niente arrosto...