27 aprile 2024
Aggiornato 02:00
Popolo sovrano?

In Europa (e in Italia) la democrazia è morta

Alexis Tsipras osa chiedere il parere ai suoi cittadini sui diktat dell'Unione europea: è la prima volta che questo accade e agli occhi di Bruxelles sembra addirittura un atto eversivo. E il nostro Paese potrebbe andare verso il quarto governo non eletto...

ROMA – Ma come si è permesso Alexis Tsipras di convocare un referendum per decidere se approvare o meno le proposte dei creditori internazionali? Immediatamente è intervenuto a bacchettarlo nientemeno che il presidente della Commissione europea, Jean Claude Juncker: «Non stiamo giocando a poker. In questo caso tutti vincono o tutti perdono. Mettere una democrazia contro 18 non è rispettoso nei confronti della grande democrazia greca». Il politico lussemburghese se l'è presa a tal punto da spingersi ad un'ingerenza senza precedenti: invitare il popolo greco a «votare sì, indipendentemente dalla domanda che ancora non conosciamo». Alla faccia dell'autodeterminazione di uno Stato sovrano.

La parola ai cittadini
Ma questa reazione così violenta non deve stupire. Tanto quanto la risposta di Juncker, infatti, anche la mossa di Tsipras è stata senza precedenti. Non era mai successo che su un punto davvero dirimente in Unione europea si chiedesse l'opinione dei cittadini. Non sulle misure di austerity economica; non sull'ingresso nell'euro; nemmeno sulla composizione del governo dell'Ue, la Commissione appunto, che non viene direttamente eletta. L'unico organo elettivo è il parlamento, che però a differenza di quello nazionale non ha potere legislativo, ma puramente consultivo e di controllo: un fantoccio, insomma. Basta questo per far capire la portata dirompente della decisione della Grecia: dare la parola al popolo. Era destino che fosse la terra di Pericle e di Platone a ricordarci i più banali fondamenti della democrazia. Una democrazia che, è fin troppo evidente, in Europa non va più di moda.

Governo eletto cercasi
Né tantomeno in Italia, s'intende. Come tutti sappiamo, il governo Renzi è il terzo consecutivo insediatosi in spregio al voto popolare, alle coalizioni che avevano chiesto il consenso degli elettori e ai loro programmi. E potrebbe non essere l'ultimo: di fronte ad un eventuale effetto domino della crisi greca e alla debolezza del Pd al Senato, si starebbe facendo strada nella mente del presidente della Repubblica Sergio Mattarella un piano B. Ovvero l'ennesimo governo tecnico, sul modello di quello Monti-Napolitano, appoggiato da Forza Italia, Ncd e anche dai «dem» di Renzi, che tutto sommato potrebbe accettare di far fare il lavoro sporco a qualcun altro per ripresentarsi fresco come un fiore di campo alle successive elezioni politiche. Le indiscrezioni di palazzo arrivano a ipotizzare anche il nome del potenziale nuovo salvatore della patria: il solito Giuliano Amato o, al limite, Pietro Grasso. Di ridare la parola agli elettori, però, manco a parlarne. Del resto, la democrazia non va più di moda.