19 aprile 2024
Aggiornato 22:30
Il leader di Lega Nord in esclusiva al DiariodelWeb.it

Salvini: «Il progetto della Lega? Non è quello di Berlusconi»

Intervista esclusiva, da Strasburgo, al segretario federale della Lega Nord Matteo Salvini. Che parla dei rapporti tra la Lega e Berlusconi, del futuro del Centrodestra, del prossimo inquilino del Quirinale e della legge elettorale. Ma anche della crisi, dell'uscita dall'euro e della flat tax

STRASBURGO - Presidente della Repubblica, legge elettorale, futuro del centrodestra, leadership di Berlusconi. Ma anche crisi, euro, debito pubblico, flat tax e ricette per l’Italia. Da Strasburgo, in esclusiva, al DiariodelWeb.it parla il segretario federale della Lega Nord Matteo Salvini. Che molti ritengono ormai l’unica alternativa al Matteo targato Firenze

Domanda a bruciapelo. Presidente della Repubblica: chi tra Prodi, Amato, Bonino, Draghi?
«Nessuno dei quattro. Assolutamente, perché sono corresponsabili della costruzione di questa Europa», risponde Salvini.

Al voto anticipato, con quale legge elettorale?
«Una qualunque. Per la Lega non farebbe assolutamente differenza».

Quindi anche il Porcellum?
«Sì, qualunque legge elettorale. Non è un problema».

Correreste da soli?
«Ad oggi, sì».

Contate quindi su un elettorato numeroso.
«Contiamo su quei milioni di Italiani che non vanno più a votare, perché sono delusi».

Fuori dall’euro. Quali le conseguenze concrete? Sarebbe per una svalutazione della moneta?
«L’euro finisce al di là della battaglia della Lega. L’euro è arrivato alla sua fine, per fortuna», prevede il segretario nazionale della Lega. «Avremmo una moneta più giusta, sicuramente svalutata, il che ci renderebbe più competitivi. Questo renderebbe più cari i prodotti tedeschi e i prodotti esteri, ma chissenefrega. Sarebbe più cara la Bmw e la casa a Berlino e il mobile svedese; ma vorrà dire che comprerò la macchina italiana, il mobile italiano e consumerò italiano».

E cosa accadrebbe al debito?
«Il debito è sostanzialmente per tre quarti in mano italiana, quindi non cambierebbe nulla», afferma.

La svalutazione avrebbe però anche dei costi: potrebbe essere controbilanciata da svalutazioni di altri Paesi, le importazioni sarebbero più care, le imprese sarebbero meno attente alla produttività.
«Ci sono dei rischi, sicuramente sì», ammette Salvini. «Ma se la gente non lavora, la svalutazione è nei fatti. Con una disoccupazione come questa, la svalutazione è in corso. Quindi, qualunque strumento faccia ripartire l’economia e quindi i consumi è il benvenuto. Se mi costa di più la materia prima, ma vendo più prodotti finiti, non solo vado in pareggio, ma ci guadagno», sostiene.

E ai risparmiatori non deriverebbe un danno?
«Il danno per i risparmiatori è già in corso: la casa vale la metà di quello che valeva qualche tempo fa, il valore di acquisto della pensione e dello stipendio è di un terzo rispetto al pre-euro, quindi è adesso che i risparmiatori ci stanno rimettendo», dichiara il leader della Lega. «Fra i pro e i contro, sono sicuramente di più i pro. Comunque, abbiamo documentato tutto sul sito bastaeuro.org, dove si danno tutte le risposte sulle materie prime, l’inflazione, le pensioni, gli immobili. Siamo convinti della battaglia che stiamo facendo».

Quindi, escluderebbe anche la soluzione prospettata da Tsipras, quella di chiedere all’Ue una riduzione del debito.
«Certo, lo escludo, anche perché il debito rimane ai risparmiatori italiani», risponde. «Posso parlare del debito in mano alle banche, perché lì i miliardi abbondano, ma in mano ai risparmiatori italiani no, perché significherebbe fregare la gente».

Voi sostenete la flat tax. Quali gli effetti positivi che prospettate?
«Sarebbe un fisco più equo», sostiene . «L’idea è di pagare meno per pagare tutti. La scommessa è quella di mantenere la progressività che la Costituzione richiede – e secondo il nostro piano chi guadagna di meno paga di meno con le detrazioni – e di far pagare chi oggi non paga, recuperando almeno una parte di quei circa 400 miliardi di sommerso ed evaso che oggi ci sono. Non tutto, ma almeno una parte», risponde.

Il sommerso frutto di attività criminali non verrebbe comunque recuperato.
«Certo, non parlo di quello. Parlo però anche delle grandi imprese che, alla luce del sole, stanno spostando le loro sedi altrove per pagare le tasse altrove. Con un’aliquota del 15% succederebbe il contrario: non solo rientrerebbero quelle, ma ne arriverebbero altre», spiega Salvini.

Ma anche per i piccoli commercianti che già di per sé evadono il fisco, l’extra-gettito sarebbe quasi nullo.
«No, perché oggi, per chi evade per necessità – e c’è anche una marea di gente che non paga perché non può, non perché non vuole –, un conto è pagare il 72%, tassa che oggi un ambulante sarebbe chiamato a pagare, un conto il 15%. E sono convinto», aggiunge, «che lo Stato incasserebbe di più anche in termini di Iva, perché chi ha più soldi spende di più, consuma di più, e lo Stato incassa di più».

Sulle municipalizzate, lei è per privatizzare?
«Sì. Io sono per chiudere quelle che non servono, e sono per difendere quelle che danno un servizio utile. Non esiste il discorso delle «municipalizzate»: ci sono quelle che non hanno senso e che sono scatole vuote, e ci sono invece anche quelle che invece fanno un buon servizio e hanno anche un bilancio positivo. Non sono per fare per tutte la stessa cosa», risponde.

Per lei, Berlusconi è ancora il leader del centrodestra? E se si rimettesse con Alfano, come si comporterebbe la Lega?
«No. Berlusconi è il leader di Forza Italia», risponde il leader del Carroccio. «Io con Alfano non ho niente a che fare, perché sta con Renzi che non fa politica di centrodestra, e se esisterà un nuovo centrodestra, il leader, così come il programma, lo sceglieranno gli italiani con le primarie», conclude.

Sostenete le primarie? Proprio ora che si è visto che possono essere truccate?
«Beh, ovviamente siamo per le primarie serie. E’ una delle poche cose positive che ha introdotto la sinistra. I leader non si scelgono più in salotto, controllando chi va a votare, preferibilmente».

Sfiderebbe Berlusconi, alle primarie?
«Non la metto sul personale; porterei un programma, probabilmente in parte diverso rispetto a quello portato da Forza Italia, e sarebbero gli Italiani a scegliere», risponde.

Prima ha detto che siete disposti a correre da soli alle elezioni. Anche Grillo l’ha fatto, ma è stato accusato di essere ininfluente.
«A Grillo contesto la mancanza di un progetto complessivo per l’Italia e per l’Europa. Noi il progetto – può piacere o non piacere – lo stiamo costruendo», spiega Salvini. «Parla di agricoltura, parla di immigrazione, parla di legge Fornero, di studi di settore, di famiglia, di università. Noi abbiamo un progetto di società complessiva; mentre io non ho ancora capito quale sia il progetto di Grillo, al di là dei no che dice. Oltre ai no, dovremmo dire anche dei sì», puntualizza.

Per l’Italia, che progetti ha?
«L’Italia ha due emergenze: la disoccupazione e l’immigrazione», spiega Salvini. «Per la disoccupazione, dal nostro punto di vista, servono interventi fiscali: l’aliquota unica, via gli studi di settore, via la legge Fornero; interventi anche più piccoli: ad esempio, una cosa che costerebbe zero, e che Renzi potrebbe fare, è togliere il limite di spesa a 1000 euro in contanti, un’idiozia solo italiana che sta regalando alla Svizzera, alla Francia, all’Austria migliaia di clienti. Poi, sull’immigrazione», prosegue, «le ricette della Lega sono chiare: regolamentata e controllata su modello svizzero, australiano, canadese. Quindi, stop a Mare Nostrum e stop agli ingressi a caso. Insomma, sono per un’immigrazione garantita e certificata: se io domani voglio andare in Australia, è giusto che mi chiedano quanti soldi ho sul conto e che lavoro faccio».

E come gestirebbe gli sbarchi? Respingerebbe chi arriva?
«Ci è arrivato perfino Alfano, dopo un anno che glielo dicevo», risponde Salvini. «I centri di accoglienza e di verifica di chi è veramente profugo politico li faccio in Nordafrica, e quindi spendo là i soldi che ora sto spendendo per accoglierli qua. Chi scappa da una guerra ha diritto ad essere tutelato. Gli altri, che sono la maggioranza, e sono semplicemente immigrati clandestini, proprio non partono», conclude.