26 aprile 2024
Aggiornato 22:00
Centrodestra

Salvini sventola le bandiere della Lega: Viminale e flat tax (e chiede il Senato)

Il Consiglio Federale della Lega si conclude con un «mandato pieno» a Matteo Salvini a condurre in questo modo le trattative con gli alleati, puntando ad un governo «politico»

Il leader della Lega, Matteo Salvini
Il leader della Lega, Matteo Salvini Foto: Agenzia Fotogramma

Una lista di ministeri, una lista di priorità, e la presidenza del Senato. Senza concedere niente alle pressioni che arrivano dall'esterno. Il Consiglio Federale della Lega si conclude con un «mandato pieno» a Matteo Salvini a condurre in questo modo le trattative con gli alleati, puntando ad un governo «politico»: gli obiettivi a livello di caselle ministeriali sono Interno, Infrastrutture, Agricoltura e Affari regionali o Riforme per l'autonomia; per la presidenza del Senato i leghisti propongono Roberto Calderoli in quello che viene definito «derby con La Russa"; i temi su cui insistere sono invece l'estensione della Flat Tax fino a 100.000 euro di fatturato e superamento della legge Fornero grazie a Quota41, revisione del Reddito di Cittadinanza e sblocco dei cantieri». Elenco cui in un secondo tempo si aggiungerà anche l'Autonomia.

Salvini dunque non ascolta gli alleati che ragionano sulla necessità di coinvolgere tecnici di livello nella squadra, non ascolta le pressioni per farlo rinunciare al Viminale, apre con FdI un altro fronte per lo scranno di palazzo Madama, e non ascolta il presidente di Confindustria Carlo Bonomi che invita ad abbandonare le «follie» di flat tax e Quota 41. Al contrario, il segretario leghista denuncia il «brutto clima» nei suoi confronti, ammonendo sul rischio di alimentare «odio e violenza» contro la Lega: «Basta una testa calda...».

E così, nel giorno in cui Giorgia Meloni invita tutti a concorrere all'interesse nazionale, Salvini tiene il punto su tutte le bandiere della Lega. Assicurando al tempo stesso che i leghisti sono pronti a un governo «politico di centrodestra», che «durerà 5 anni, senza beghe e senza litigi». Ma appunto governo «politico», perchè quelli tecnici «li abbiamo già fatti», dice Giancarlo Giorgetti, e quella stagione «va chiusa», ribadisce Salvini. Tanto più che la Lega, rivendica il suo segretario, «ha donne e uomini di valore che possono ricoprire incarichi di grande responsabilità».

Che tra questi vi sia il ministero dell'Interno per lo stesso Salvini, è questione che la Lega per ora tiene là. Durante la riunione in molti hanno ribadito la richiesta, lui - riferiscono fonti della Lega - «ha preso atto con soddisfazione e non ha fatto alcun commento». All'uscita dal federale, Giorgetti ribadisce che Salvini «è il candidato naturale» per il Viminale. Ma al momento «non ci sono liste nè rose di nomi» per la delegazione del Carroccio. Salvini si limita a dire di avere «idee chiare». Ovvero, è il messaggio a Meloni, la nostra delegazione la scegliamo noi.

Dai territori insistono per avere il ministero degli Affari Regionali e l'Autonomia, e ancora oggi lo ha chiesto Luca Zaia, spingendo perchè quella casella sia assegnata ad un esponente del Nord. Tornando in qualche modo al vecchio «Cencelli» in salsa leghista, che vedeva la delegazione ministeriale composta tenendo conto degli equilibri regionali.

(con fonte Askanews)