18 agosto 2025
Aggiornato 13:30
Il voto in Senato

Riforme, la carica dei 40

Il governo è stato battuto, con il voto segreto, su un emendamento riforma costituzionale. Grazie a 40 franchi tiratori che si sono sommati ad altrettanti dissidenti della maggioranza e di Fi, è passata stamani in Senato una proposta di modifica della Lega che lascia al Senato il potere di parola sui temi eticamente sensibili. Ma Matteo Renzi non si lascia scoraggiare.

ROMA - Il governo è stato battuto, con il voto segreto, su un emendamento riforma costituzionale. Grazie a 40 franchi tiratori che si sono sommati ad altrettanti dissidenti della maggioranza e di Fi, è passata stamani in Senato una proposta di modifica della Lega che lascia al Senato il potere di parola sui temi eticamente sensibili. Ma Matteo Renzi non si lascia scoraggiare: «Certo questo fatto lascia l'amaro in bocca ma l'elemento importante e significativo è che la riforma va avanti».

La riforma va avanti ma con grande lentezza. Oggi infatti le barricate dell'opposizione hanno rallentato i lavori fino a paralizzarli per tutto il pomeriggio. Dopo quel voto segreto infatti la Lega aveva preparato un altro trabocchetto per la maggioranza con un emendamento che, coperto dalla tutela delle minoranze linguistiche, puntava a ridurre il numero dei deputati. Ma il presidente Pietro Grasso richiamandosi al regolamento e al precedente di due giorni prima ha negato la votazione segreta. Una decisione che le opposizioni non hanno accettato e che ha portato a un caos in Aula al grido «libertà, libertà».

Grasso ha difeso le sue decisioni assicurando di voler continuare a rispettare il suo ruolo terzo, ha cercato di rimettere ordine, minacciando anche espulsioni ma alla fine ha dovuto sospendere l'Aula e convocare la capigruppo. La sospensione è durata quasi tre ore, il Presidente ha dovuto ricordare ai capigruppo che in caso di tumulti l'articolo 69 del regolamento gli dà il potere di fare intervenire la Polizia del Senato, ossia i commessi, ma questa minaccia non ha fatto che aumentare il livello di tensione. Con la maggioranza che protestava per la difesa del suo legittimo diritto ad andare avanti con la seduta e le votazioni. I gruppi di M5s, Sel e Lega hanno infatti esaurito i tempi concessi dal contingentamento deciso giorni fa e ora non possono fare altro che creare il caos per rallentare le votazioni. Anche per questo Grasso ha rallentato la ripresa della seduta serale: «Spero che il clima migliori», ha detto dopo aver incontrato separatamente per circa un'ora i capigruppo di minoranza.

Sui 40 franchi tiratori poi si è aperta una polemica tra Pd e Fi on un rimpallo della responsabilità. Il voto segreto non consente di avere la certezza sull'appartenenza di quei voti ma Renzi su questo ha voluto svelenire il clima tra i suoi: «Non è il remake dei 101 - ha detto riferendosi ai franchi tiratori che hanno bloccato l'elezione di Romani Prodi al Colle - e non credo sia vicenda tutta interna al Pd».

La bagarre in Aula ha fatto passare quasi sotto silenzio che oggi è stato concluso l'esame dell'articolo 1 del ddl Boschi, ossia quello che sancisce la fine del bicameralismo perfetto distinguendo le funzioni delle due camere. La Camera dei deputati sarà «titolare del rapporto di fiducia con il governo», mentre al Senato spetterà il compito di «rappresentare le istituzioni territoriali» e di «concorrere alla funzione legislativa e partecipare alle decisioni sulle politiche dell'UE». Nella versione uscita dalla commissione il Senato, ha anche acquisito il potere di «concorrere a esprimere pareri sulle nomine di competenza del governo nei casi previsti dalla legge» e infine grazie all'emendamento della Lega potrà dire la sua anche sui temi eticamente sensibili, almeno per ora, visto che nel passaggio a Montecitorio il testo verrà con ogni probabilità modificato.