La guerra dimenticata dell'Arabia Saudita, che nasconde la «sporca alleanza» tra Occidente e terrorismo
Sei anni di combattimenti nella più cruda ferocia. Migliaia di morti, abusi di ogni sorta e liquefazione della civiltà. Questa è la guerra tra Arabia Saudita e Yemen-Iran, di cui non sappiamo nulla
RYIAD - Il 28 settembre 2015, presso la sede dell'Onu, ovvero il consesso dove si sono alzati alti i latrati del mondo civile contro la barbarie siriana, fu compiuto un capolavoro di civiltà. Faisal bin Hassan Thad, ambasciatore dell’Arabia Saudita presso le Nazioni Unite, ottenne un importante incarico: sostenuto dai paesi del cosiddetto «Gruppo asiatico», fu eletto presidente del comitato esecutivo del consiglio Onu dei diritti umani. Ora potete proseguire con la lettura, e tentare di raggiungere il termine se avrete lo stomaco forte. Esistono molti conflitti di cui non sappiamo nulla e pochi di cui sappiamo tutto: o almeno sappiamo quello che i grandi gruppi finanziari e politici pretendono che assurga a «verità». Tra le molte guerre di cui poco o nulla sappiamo ci sono quelle che l’asse anglo-statunitense, coadiuvato dal sempre pronto Hollande - il socialista guerrafondaio -, porta avanti nella penisola arabica. Di questi combattimenti feroci, che si protraggono da anni mietendo un numero imprecisato di vittime, e provocando flussi migratori che si riversano in Europa, poco sappiamo.
Crimini di guerra
L’agenzia Ansa ieri ha riportato questa piccola notizia, nel giorno del lutto mondiale per la strage di Idbil. La citiamo intera, perché degna di attenzione: «Scotland Yard sta valutando le denunce presentate sui sospetti crimini di guerra commessi nello Yemen dall’Arabia Saudita, alleata strategica di Londra. Secondo il Guardian, si tratta di una indagine preliminare condotta dalla unità speciale della polizia inglese che contrasta questo tipo di reati per valutare se ci siano o meno le basi per avviare una vera e propria azione penale.Le accuse sono arrivate da più parti, in particolare dalle organizzazioni umanitarie che criticano la stretta collaborazione, economica e militare, fra i britannici e i sauditi. Tutto questo rappresenta un forte motivo di imbarazzo per la premier Theresa May, in Medio Oriente per un importante ‘tour’ e che dopo Amman è attesa a Riad, dove deve allacciare legami ancora più forti col governo saudita, soprattutto con l’arrivo della Brexit e l’uscita di Londra dal mercato unico, che rendono cruciali i rapporti economici coi Paesi non europei».
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Breve storia
Una guerra lontana, combattuta per motivi religiosi e politici, che vede fronteggiarsi lo Yemen, supportato dall’Iran sciita, e l’Arabia Saudita wahabita, sostenuta da una variegata coalizione araba prettamente sunnita, che riceve finanziamenti e armi da Usa e Gran Bretagna. Ma in generale tutto il mondo libero tifa Arabia Saudita perché ritenuta, evidentemente, migliore degli altri. Anche perché detiene la parte maggiore delle riserve petrolifere del mondo. Una guerra che riproduce in parte la situazione afghana: il paese è spezzato in due tronconi, di cui uno controllato dai ribelli Houthi che hanno la loro roccaforte nella cittadina di Sa’dah. Gli insorti sono fedeli all’ex presidente, e arci dittatore deposto durante le primavere arabe Saleh: sono barricati nella zona montagnosa, ovvero l’ex Yemen del Nord. Quando la loro avanzata, supportata dall’Iran sciita, ha cominciato a minacciare l’Arabia Saudita nel 2013, questa ha deciso di invadere il territorio yemenita, giungendo a controllarne una parte che corrisponde all’ex Yemen del Sud. Il problema, che fa tornare alla mente la questione siriana, è che alle truppe della coalizione arabo-saudita si sono aggregati i jihadisti di Al Qaeda della penisola arabica (AQAP), e pezzi in rotta dell’ex brandelli di Stato islamico. Nuovamente ci si trova ad una, indiretta, alleanza tra il terrorismo, l’Arabia saudita e pezzi di occidente in teoria civilizzato.
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«Search and destroy» come in Afghanistan
Il conflitto ricorda vagamente una guerra tradizionale, in cui truppe regolari tentano di stanare i ribelli che sono nascosti nelle zone montagnose del paese. Esattamente come in Afghanistan: ma, come accennato in precedenza, ai bombardamenti che vengono effettuati sui ribelli a suon di F16 ed elicotteri Apache, si uniscono le operazioni di «search and destroy» portate avanti dalle milizie terroriste. La carne da cannone che Arabia Saudita, e occidente, buttano sul campo per combattere nelle zone più impervie e pericolose del paese. I ribelli Ghouti non si limitano ad azioni di guerriglia, perché sono armati anche con pezzi di artiglieria provenienti dall’Iran: per questa ragione hanno più volte sfondato le linee della coalizione dilagando in territorio arabo. La risposta dell’Arabia Saudita è sempre più violenta e feroce: nonostante questo nel consesso internazionale la monarchia arabo-saudita continua a godere di grande prestigio e attenzione: si pensi al viaggio di Theresa May che fa notizia solo per il minimo sindacale, ovvero la sua indisponibilità a non indossare il velo islamico. Taciuto invece il vero motivo del viaggio: vendita massiva di armi. Il leader del partito Labour, Jeremy Corbyn, ha accusato la premier di toni troppo morbidi con una monarchia che sta utilizzando armi britanniche per la sanguinosa guerra che conduce in Yemen. Una voce isolata che presto verrà dimenticata. Nulla può la ragionevolezza di fronte alla potenza dei petrodollari sauditi.
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Yemen chiede aiuto a Putin
Pochi giorni fa il politologo yemenita Muhammed al-Kaf ha lanciato questo appello, che potrebbe rendere ancora più esplosiva la situazione: «Il popolo iemenita chiede amichevolmente aiuto alla Russia per risolvere il conflitto nello Yemen, sostenere il paese a livello internazionale e fornirci assistenza umanitaria, perché la Russia è leader in questo ambito… Bisogna agire il più presto possibile, perché si sospetta la presenza di vari capi dell'ISIS e il conseguente rischio che trasformino lo Yemen in una seconda Siria", ha detto il politologo. Ora, pensare che la Russia sia il poliziotto buono del mondo è bizzarro. Ma sempre più spesso non possiamo non notare che la dilagante ingerenza dell’asse britannico, statunitense, saudita, sta creando seri pericoli ad equilibri geostrategici sicuri. Anche perché tra queste fila, più che nelle altre, militano interi reggimenti di terroristi islamici, inquadrati a suon di dollari. Putin, quindi, starebbe supportando politicamente i ribelli del nord fedeli ell’ex presidente, e dittatore, Saleh. Un elemento che potrebbe ancor più acuire lo scontro in corso, totalmente folle e senza ragione, tra l’occidente e la Russia.
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