23 aprile 2024
Aggiornato 21:00
Dopo la battuta del premier: «’Sto Varoufakis se lo semo tolti»

Ecco come Yanis Varoufakis ha rimesso al suo posto Mr Renzi

«Anche 'sto Varou­fa­kis, per usare un tec­ni­ci­smo, se lo semo tolti»: questa, la battuta del premier Renzi che ha fatto andare su tutte le furie l'ex ministro ellenico. Il quale, con un eloquente post sul suo blog, ha rimesso immediatamente a posto la stonata goliardia del premier italiano

ATENE – Che Matteo Renzi, per Yanis Varoufakis, non nutrisse una grande simpatia lo si era già capito alcuni mesi fa, quando il nostro premier lo aveva piccatamente smentito nel suo tentativo di mettere in un unico calderone tutte le economie del Sud-Europa. Attenzione: l’Italia non è come la cicala Grecia, sembrava ricordargli tra l’indispettito e l’orgoglioso, sventolando la solita lista di riforme che ama sciorinare come un rosario. Se già non fosse stato sufficientemente chiaro, in quell’occasione è divenuto palese che Roma non avrebbe prestato il fianco all’allora coraggioso progetto di Syriza di non arrendersi ai tiranni dell’austerità. E ora, a rintuzzare l’antipatia (reciproca), è giunto del tutto inaspettatamente un nuovo botta e risposta tra i due, che ha già fatto il giro del mondo.

Una battuta poco apprezzata
Il casus belli sono state le parole pronunciate ieri da Renzi alla direzione del Pd, rivolte in particolare alla minoranza dem. Nel maldestro tentativo di dimostrare che «chi di scissione ferisce, di elezione perisce», il Matteo nazionale cita il caso greco: «Non mi rife­ri­sco per il momento – ci arri­verò alla fine – alla discus­sione di natura poli­tica su cos’è la sini­stra, se ha vinto la sini­stra rifor­mi­sta o la sini­stra estre­mi­sta, mi limito caso­mai a pren­dere atto che le scis­sioni fun­zio­nano molto come minac­cia, un po’ meno al pas­sag­gio elet­to­rale: chi di scis­sione feri­sce, di ele­zioni peri­sce — Anche ‘sto Varou­fa­kis, per usare un tec­ni­ci­smo, se lo semo tolti». La gag renziana suscita timide risate e un sorpreso mormorio dalla platea, subito zittito dal premier. Ma il diretto interessato, il prestante ex braccio destro di Tsipras, non si è invece lasciato zittire. Tutt’altro.

Varoufakis non dimentica
Poche ore dopo la discussa performance del Matteo fiorentino, infatti, è giunta l’eloquentissima risposta di Varoufakis prima con un tweet, poi con un post sul suo blog. Perché a lui, il ritratto di apostata che, abbandonando Syriza, è ridotto oggi alla marginalità politica non è proprio andato giù. La verità, per Varoufakis, è tutt’altra: «Sono rimasto fedele a quel programma di Syriza che ci ha visto vincere il 25 gennaio come un unico partito intenzionato a portare speranza alla Grecia e all’Europa». Una speranza contro i signori dell’austerità, coloro che condannano Grecia e Europa alla depressione e alla recessione permanente. Peccato che, scrive Varoufakis, sotto la dura pressione dei leader europei (tra cui anche Renzi), Alexis Tsipras abbia accettato l’inaccettabile. E proprio Renzi (quello che si vantava di aver avuto un ruolo centrale nelle trattative per «salvare» la Grecia) ha giocato un ruolo fondamentale nella caduta di Tsipras, appoggiandosi a una narrativa fin troppo banale: «Se non cedi, ti distruggeranno. Perciò fa’ quello che ti dicono». Alla fine, lo sappiamo, Tsipras ha ceduto. Di qui, la rottura tra Varoufakis e il primo ministro; di qui, la spaccatura di Syriza che avrebbe portato a nuove elezioni.

Il colpo da maestro
Dopo aver rinfrescato la corta memoria del premier italiano, da Varoufakis giunge il colpo da maestro, del tenore a cui l’ex ministro ellenico ci ha abituati. «Signor Renzi, ho un messaggio per te», esordisce. «Puoi gioire quanto vuoi per il fatto che non sono più il ministro delle Finanze, né sono più in Parlamento. Ma non ti sei liberato di me. Io sono politicamente vivo e vegeto, e le persone in Italia mi riconoscono quando cammino per le strade del vostro Paese. No, ciò di cui ti sei liberato, partecipando a quel vile colpo di Stato contro Alexis Tsipras e la democrazia greca lo scorso luglio, è stata la tua integrità come democratico europeo. Forse anche la tua anima. Per fortuna tutto ciò non è irreversibile. Ma devi riconoscere i tuoi errori. Non vedo l'ora di vederti tornare nel rango dei democratici europei». Ecco come l’ex ministro «apostata» e «sconfitto» della piccola e povera Grecia ha rimesso a posto la goliardia fiorentina del Presidente del Consiglio italiano. Ancora una volta, dobbiamo dirlo, chapeau.