18 aprile 2024
Aggiornato 17:30
Dossier nucleare iraniano

Iran pronto ad accordo su nucleare: «ma subito stop a sanzioni»

Teheran: «Da noi nessun ostacolo a intesa». Il Ministro degli Esteri Gentiloni vede il Presidente Rohani e conferma la volontà italiana di «spingere perché il negoziato si concluda positivamente».

TEHERAN (askanews) - Teheran ha compiuto «uno sforzo enorme» per arrivare a una conclusione positiva del negoziato sul nucleare iraniano ma chiede che l'accordo con la comunità internazionale sia contestuale alla revoca delle sanzioni imposte contro la Repubblica Islamica.

E' questo il messaggio «politico» che la leadership iraniana ha consegnato a Paolo Gentiloni, impegnato in una visita di due giorni in Iran, alla vigilia della ripresa dei colloqui a Ginevra con il gruppo 5+1. Il Paese degli ayatollah è assolutamente «determinato» a raggiungere l'intesa con i negoziatori di Stati Uniti, Russia, Gran Bretagna, Francia, Cina e Germania nei tempi stabiliti, entro il 31 marzo, per poi finalizzare un accordo globale, comprensivo di tutti gli aspetti tecnici, entro la fine di giugno.

E Gentiloni ha toccato con mano questa determinazione in tutti gli incontri avuti nella capitale iraniana: ieri, con l'omologo Mohammad Javad Zarif e il presidente del Parlamento Ali Larijani; e oggi, con l'ex ministro degli Esteri e attuale consigliere per gli Affari internazionali della Guida Suprema Ali Khamenei, Ali Akbar Velayati, con il presidente del Consiglio del discernimento Ali Akbar Hashemi Rafsanjani e con il capo dello Stato, Hassan Rohani.

La Repubblica Islamica ha mostrato la sua «buona volontà» di «portare avanti il negoziato sul nucleare» e ha fatto di tutto per confermare alla comunità internazionale «di avere rispettato le norme indicate dall'Aiea e dal Trattato di non proliferazione», è stato sottolineato da parte iraniana. «Basterebbe dare uno sguardo a ciò che è stato realizzato. Senza questa concreta volontà non avremmo potuto neppure immaginare di arrivare a questa fase», ha spiegato Velayati, che ha insistito molto sulla necessità di trovare «una soluzione definitiva e concreta» al dossier nucleare.

Dunque, «se ci saranno problemi e ostacoli non arriveranno da Teheran». Il presidente Hassan Rohani, su questo, è stato molto chiaro, pur insistendo con il titolare della Farnesina sulla necessità della «coincidenza tra il raggiungimento dell'accordo e l'eliminazione delle sanzioni».
«Il loro punto univoco e condiviso», ha confermato il ministro italiano, è che «non è possibile per l'Iran assumere tutti gli impegni e accettare che una parte delle sanzioni resti in vigore».

Gentiloni, da parte sua, ha confermato la volontà italiana di «spingere perché il negoziato si concluda positivamente», anche per creare le premesse per «un rilancio e un rafforzamento delle relazioni economiche bilaterali». La fase decisiva della partita sul nucleare si giocherà certamente nei prossimi 15-20 giorni, a cominciare da domani, quando riprenderanno i colloqui prima a Ginevra, poi a Montreux. Ci sarà anche il capo della diplomazia di Teheran, Mohammed Javad Zarif, che in questa occasione dovrebbe avere un nuovo incontro con il segretario di Stato Usa, John Kerry. Si parte con un clima tutto sommato positivo e con una buona predisposizione della leadership iraniana nei confronti della Casa Bianca, fanno notare fonti diplomatiche.

Nelle ultime settimane sono stati fatti «progressi molto importanti», in particolare sul tema delle «tecnologie nucleari». L'accordo - è la posizione italiana e del Gruppo 5+1 - «deve avere come conseguenza la revoca delle sanzioni» ma su «modalità e tempistica» bisogna ancora intendersi: e proprio questo sarà «l'oggetto più delicato del negoziato dei prossimi giorni». Washington vuole un accordo che permetta un alleggerimento «graduale» delle sanzioni internazionali, con la possibilità di un pieno ritorno alle misure in vigore qualora l'intesa non venisse rispettata.

E' chiaro, dunque, che su questo punto c'è ancora della «strada da fare» per accorciare le distanze. Per Teheran «le sanzioni sono ingiuste» e «rappresentano un ostacolo» all'accordo, e non è un caso che ieri Zarif abbia ribadito che «esistono ancora delle divergenze». Ma la leadership della Repubblica islamica resta «fortemente impegnata» nella ricerca dell'accordo. E neppure il discorso in chiave anti-iraniana che martedì prossimo il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu pronuncerà davanti al Congresso Usa riuscirà a scalfire questa «unità di intenti»: «il suo tentativo è destinato al fallimento», ha commentato Zarif.