21 maggio 2025
Aggiornato 06:30
Referendum Scozia

I problemi con l'Europa se vince l'indipendentismo scozzese

In passato, la Commissione (e in particolare il suo presidente uscente, José Manuel Barroso) ha detto chiaramente che uno Stato secessionista staccatosi da un paese membro non potrebbe continuare a far parte dell'Ue come se niente fosse, e dovrebbe richiedere l'adesione e sottoporsi ai negoziati per ottenerla, come qualunque altro candidato.

BRUXELLES - Ufficialmente, la Commissione europea è entrata in silenzio radio, e risponde con sonori «no comment» a qualunque domanda sulle conseguenze di un'eventuale vittoria del «sì» al referendum sull'indipendenza della Scozia dal Regno Unito. In realtà, a Bruxelles c'è grande preoccupazione: la vittoria degli indipendentisti scozzesi comporterebbe problemi giuridici e politici notevoli, riguardo allo status del nuovo Stato nell'UE.

In passato, la Commissione (e in particolare il suo presidente uscente, José Manuel Barroso) ha detto chiaramente che uno Stato secessionista staccatosi da un paese membro non potrebbe continuare a far parte dell'Ue come se niente fosse, e dovrebbe richiedere l'adesione e sottoporsi ai negoziati per ottenerla, come qualunque altro candidato. E anche se questo per la Scozia potrebbe avvenire con tempi molto più brevi e meno difficoltà, rispetto a un paese candidato «esterno», lo scoglio principale non sarebbero i negoziati d'adesione, ma la regola dell'unanimità per l'accettazione del nuovo Stato membro, che dà potere di veto a qualunque altro paese dell'Unione.

E' facile prevedere l'opposizione, se non dal Regno Unito (la separazione dalla Scozia sarebbe perfettamente legale e accettata da Londra, sebbene a malincuore), in particolare da parte della Spagna, che teme il contagio della febbre indipendentista alla Catalogna. I catalani vorrebbero seguire l'esempio scozzese, ma Madrid non prevede per loro la possibilità di secessione. E ci sono anche altri Stati membri che potrebbero opporre il loro veto, a cominciare da quelli che non hanno mai riconosciuto il Kosovo indipendente dalla Serbia, proprio perché temono il contagio alle minoranze etniche residenti nel proprio territorio: la Slovacchia e la Romania, che hanno forti minoranze ungheresi, e Cipro, ancora divisa in due dall'occupazione turca, e la Grecia, oltre alla stessa Spagna.

I secessionisti scozzesi, comunque, sembrano avere le idee chiare sulla futura collocazione dell'eventuale nuovo Stato indipendente: vogliono rimanere nella Nato (ma senza armi nucelari sul loro territorio), nel Commonwealth e nell'Ue, ma non vogliono entrare nell'Eurozona (vogliono restare nell'area della sterlina), né nello spazio di Schengen (ma resteranno nell'area di libera circolazione della Gran Bretagna, Irlanda e Isole della Manica).

La strategia degli indipendentisi, dettagliata in un voluminoso documento del governo scozzese («Scotland's Future»), prevede che non ci sia soluzione di continuità nella «membership» dell'UE e della NATO, ma che tutto sia regolato durante un breve periodo di transizione, fra l'eventuale vittoria al referendum di giovedì prossimo e la data dell'entrata in vigore dell'indipendenza, fissata al 24 marzo 2016. «Far parte dell'Ue è nell'interesse della Scozia. La nostra politica è che la Scozia indipendente continuerà a essere membro dell'Ue. Negozierà con il Regno Unito e con gli altri Stati membri una transizione dolce ('smooth', ndr) alla piena adesione», si legge nel documento.

Secondo questa strategia, in accordo con il principio della "continuità degli effetti", gli obblighi e le disposizioni dei Trattati Ue sarebbero considerati rispettati in considerazione del fatto che già si applicano da tempo in Scozia in quanto attualmente parte di uno Stato membro, il Regno Unito. In questo modo, «si eviterà un'interruzione ('disruption', ndr) dell'attuale piena integrazione della Scozia entro il quadro giuridico, economico, istituzionale, politico e sociale dell'Ue».

Potrebbe funzionare questa soluzione? Potrebbe essere accettata dalla Commissione europea, che è guardiana dei Trattati Ue? Difficile dirlo prima che si sappia il responso delle urne, qualunque risposta oggi sarebbe un'interferenza con l'esercizio democratico del voto degli scozzesi. Ma è molto dubbio che possa valere un'interpretazione di questo genere, prevalentemente giuridica, e soprattutto che l'accettino sul piano politico i paesi timorosi del contagio secessionista, pronti a brandire il loro diritto di veto.