27 aprile 2024
Aggiornato 01:30
La crisi Ucraina

La verità sulla tragedia del Boeing non serve a nessuno?

Il 22 agosto la Malesia ha ricordato le vittime della tragedia del volo МН17 della Malaysia Airlines. Il re in persona è venuto nell’aeroporto di Kuala Lumpur per incontrare l’aereo con i corpi dei suoi sudditi morti arrivato dall’Ucraina.

Ed intanto subito dopo la catastrofe del 17 luglio Washington e Kiev hanno accusato di quanto è accaduto le milizie del sud-est ucraino ed anche direttamente la Russia, ma non hanno presentato finora nessuna prova. Non solo, ma il tema della tragedia avvenuta nel cielo sul Donbass viene relegato in secondo piano. Stando agli esperti, ciò succede perché i fatti che gli USA non vogliono rendere di pubblico dominio non parlano a loro favore.

Il governo USA si attiene alle precedenti conclusioni sulle cause del crollo del Boeing-777 malese, ha dichiarato durante un nuovo briefing Marie Harf, vice del portavoce del Dipartimento di Stato. E cioè: l’aereo sarebbe stato abbattuto da «guerriglieri filorussi». Rispondendo alla richiesta di commentare il promemoria inviato alla Casa Bianca dai veterani dell’intelligence americana, la rappresentante del Dipartimento di Stato ha detto che il contenuto di questo documento «probabilmente è in contrasto con il nome» della loro organizzazione, ossia ha accusato di fatto i veterani di assenza di patriottismo.

Già in luglio l’organizzazione sociale americana «Veterani professionali dell’intelligence per il buonsenso» (VIPS) hanno inviato a Barack Obama un promemoria con l’invito di cessare la retorica antirussa e di rivelare l’informazione completa sulle circostanze della catastrofe. I veterani dell’intelligence sono rimasti perplessi di fronte alla palese mancanza del desiderio da parte del governo di presentare alla società le conclusioni formulate in base ai dati concessi dall’intelligence, ha detto il rappresentante della VIPS, Raymond McGovern, ex analista della CIA:

Ci sono state soltanto le dichiarazioni di John Kerry secondo cui l’averebbero fatto i miliziani. Ma non è stata presentata nessuna prova a conferma di tali dichiarazioni. Un anno fa, quando presso Damasco sono state impiegate armi chimiche, John Kerry ha subito dichiarato: sappiano che lo ha fatto Bashar Assad. Alla fine questa dichiarazione si è rivelata bugiarda. Adesso sappiamo che le armi chimiche sono state usate dai guerriglieri. In merito al crollo del Boeing malese John Kerry ha subito detto: «è opera dei russi». Poi un silenzio assoluto di tutti i media americani. Ed anche di quegli olandesi.

La stragrande maggioranza dei passeggeri del Boeing-777 della Malaysia Airlines che effettuava il volo Amsterdam-Kuala Lumpur, ossia 196 persone, erano cittadini olandesi. Alla fine gli olandesi, formalmente insieme con la parte ucraina, hanno iniziato l’indagine. Giorni fa il Consiglio di sicurezza dell’Olanda ha dichiarato che non pubblicherà completamente i dati dei registratori di bordo del Boeing abbattuto e che pubblicherà solo quella informazione che «ha attinenza con la determinazione delle cause della catastrofe aerea». Non è chiaro neanche quando sarà pubblicato il rapporto degli esperti. A sua volta, Kiev si è rifiutata categoricamente di pubblicare la registrazione dei contatti tra il pilota e il controllore di volo. Se le autorità di Kiev non hanno niente da nascondere, tale loro comportamento risulta per lo meno strano, ritiene Andre Liebich, professore dell’Istituto delle relazioni internazionali di Ginevra:

Sembrerebbe che questa importante parte dell’indagine debba confermare l’ipotesi ucraina. Quindi è un fatto inspiegabile. Forse, le registrazioni fatte nel punto di controllo non confermano l’ipotesi ucraina. Può darsi anche che queste registrazioni contengano un’informazione diversa, quella capace di mettere gli ucraini in una situazione difficile o quella di carattere strategico. Ma in complesso si tratta dell’ostacolo decisivo nel processo di chiarimento delle vere circostanze dell’accaduto.

Insomma, il quadro è chiaro: l’indagine viene procrastinata. Sono comprensibili anche le cause di tale atteggiamento: i fatti che vengono nascosti tanto scrupolosamente, da parte di Washington con gli alleati e di Kiev, dai non addetti ai lavori sono in contrasti con l’ipotesi da loro stessi avanzata, sostiene Serghej Makheev, direttore generale del Centro di studio della congiuntura politica:

L’indagine non fornisce conferme della ipotesi fornita dalla parte ucraina e, insieme con la stessa, dagli americani, ossia dell’ipotesi che il Boeing sarebbe stato abbattuto dai miliziani o dai militari russi. La campagna informativa che hanno lanciato è risultata falsa, ma adesso nessuno vuole parlare di questo. Non esistono fatti a conferma della loro ipotesi.

Ed intanto subito dopo la tragedia la Russia ha fornito a tutte le parti interessate i dati del controllio oggettivo che dimostrano la partecipazione all’incidente di un aereo ucraino. Solo che, per motivi ben comprensibili, in Occidente non si sono trovati finora sostenitori di tale ipotesi, dice il professore Liebich:

L’ipotesi alternativa che in questo momento viene meno sviluppata e meno sostenuta è che l’aereo malese sia stato abbattuto dal fuoco della mitragliatrice dell’aereo ucraino che lo accompagnava. Alcuni particolari parlano a favore di tale ipotesi. Tali fatti non sono molto numerosi, qui si avverte di nuovo l’insufficienza di prove fisiche.

All’inizio la presa di posizione di Washintgton sorprendeva. Tuttavia la convinzione degli americani che la tattica di silenzione possa liberarli dai problemi è infondata. Possono fornire problemi all’amministrazione gli stessi veterani dell’intelligence. Dell’organizzazione VIPS fanno parte molti specialisti rispettati negli USA, tra cui alcuni ex agenti della CIA. Se l’amministrazione di Obama continuerà ad ignorare il loro messaggio, ciò potrà provocare un grosso scandalo, in quanto molti veterani hanno ancora un grande peso nel Congresso.