G7 Torino, Di Maio sfida i sindacati: «O vi riformate voi o vi riformiamo noi»
Il vicepresidente pentastellato della Camera è intervenuto al Festival del Lavoro che si sta concludendo in queste ore al Lingotto di Torino e ha fatto la voce grossa con i sindacati
TORINO – Il M5s sfida i sindacati. Lo fa durante il Festival del Lavoro in programma al Lingotto di Torino per bocca del vicepresidente grillino della Camera, Luigi Di Maio. Il candidato premier è intervenuto parlando dei problemi del mercato del lavoro e della necessità di promuovere un cambiamento tecnologico. Allo stesso modo, ha minacciato i sindacati di riformarli se non vanno incontro ai bisogni dei giovani lavoratori rinunciando ad alcuni privilegi. «Con noi al governo o i sindacati si autoriformano o dovremo fare noi la riforma», ha detto Di Maio. Ed ha spiegato: «Serve un cambiamento radicale delle organizzazioni sindacali» perché «ci deve essere più possibilità delle organizzazioni giovanili di contare ai tavoli della contrattazione».
Di Maio sfida i sindacati
«Un sindacalista che prende la pensione d'oro e prende finanziamenti da tutte le parti - ha aggiunto il premier in pectore - ha poca credibilità per rappresentare un trentenne».Di Maio ha quindi sottolineato che «sta arrivando un nuovo mondo del lavoro» e l'Italia dovrà essere pronta. Sta arrivando «la Smart nation dove i lavori si trasformano». E secondo il vicepresidente della Camera «non dobbiamo aver paura di perdere posti di lavoro». Di Maio ha ricordato infatti che dal 2012 al 2016 sono stati creati 140mila nuovi impieghi in lavori legati alle professioni creative, mentre 180mila se ne sono persi nelle professioni tradizionali.
Come cambierà il lavoro
«C'è un gap - ha ammesso il candidato premier per l'M5s - ma non sono stati fatti investimenti». Invece «per rilanciare l'occupazione e in particolare quella giovanile - ha sottolineato Di Maio - bisogna fare investimenti in innovazione tecnologica: internet è la più grande fabbrica di posti di lavoro al mondo». Se avessimo aumentato negli ultimi tre anni del 35% la diffusione di internet «avremmo abbattuto del 5% la disoccupazione giovanile». Il vicepresidente della Camera, citando uno studio commissionato dal Movimento 5 Stelle, ha sottolineato che nei prossimi sette anni il 60% dei lavori tradizionali sarà soppresso o verrà trasformato, mentre il 50% delle professioni del 2025 sarà legato al settore creativo.
Serve una manovra choc
E per quanto riguarda il costo lavoro «serve una manovra choc», per dare la possibilità alle imprese e agli studi professionali di cominciare di nuovo ad assumere e di creare economia, per dare nuovo gettito fiscale, abbattere il debito e permettere nuovi investimenti per ridurre ancora il costo del lavoro. «Facciamo un po' di deficit produttivo - ha concluso il candidato premier del M5s - investiamo nell'abbassamento del costo del lavoro e nei settori ad alto moltiplicatore e così rimetteremo in moto l'economia».
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