29 marzo 2024
Aggiornato 16:00
pregi e difetti dell'operazione

Pensioni 2016, Poletti: «Via libera al part time agevolato il 20 maggio». E le donne?

Parte l'operazione part time agevolato in uscita. Ecco a chi è riservato il beneficio, cosa spetta al lavoratore e quali criticità presenta la misura governativa, che di fatto esclude le donne ed è riservata solo a 20mila pensionandi

ROMA – Il ministro del Lavoro, Giuliano Poletti, in un videomessaggio lanciato in diretta dalla Giornata Nazionale della previdenza, ha confermato l'inizio, per ora in forma sperimentale, del part time agevolato in uscita a partire dal 20 maggio. Ecco come funziona, chi potrà accedere al beneficio e quali criticità presenta l'operazione del governo Renzi.

Parte l'operazione part time agevolato
Il ministro del Lavoro ha presenziato a Napoli alla Giornata Nazionale della previdenza e in questa sede ha confermato l'esordio del part time agevolato in uscita, beneficio al quale potranno accedere alcune categorie di lavoratori a partire dal 20 maggio. Il governo è alla ricerca di «soluzioni che siano economicamente compatibili e socialmente eque. Stiamo lavorando per costruire un'operazione complessa» ha sottolineato da Napoli il ministro Poletti e ha concluso:«Vedremo se questa iniziativa piacerà alle imprese e ai lavoratori».

A chi è riservato il beneficio
Ecco di cosa si tratta. La nuova norma del part-time agevolato in uscita, contenuta nella Legge di Stabilità 2016, ha come finalità quella di promuovere un principio di «invecchiamento attivo» e una graduale uscita dal mondo del lavoro delle generazioni più anziane per sbloccare il turn over generazionale. Questa possibilità, però, è riservata solo ai lavoratori del settore privato con regolare contratto indeterminato full time che abbiano raggiunto il requisito minimo per la pensione di vecchiaia (almeno 20 anni di contributi) e che matureranno anche quello anagrafico entro dicembre 2018 (66 anni e 7 mesi per gli uomini e 65 anni e 7 mesi per le donne per quanto riguarda il biennio 2016-2017).

Cosa spetta al lavoratore
Questi lavoratori e lavoratrici potranno richiedere al proprio datore di lavoro il passaggio al part-time, ottenendo così una riduzione dell'orario di lavoro tra il 40% e il 60%. Ogni mese riceveranno in busta paga, oltre alla retribuzione del part-time, anche una somma esentasse che corrisponde ai contributi previdenziali a carico del datore di lavoro sulla retribuzione per l'orario non lavorato. L'azienda, infatti, deve impegnarsi a versare al lavoratore i contributi previdenziali che sarebbero stati dovuti in caso di full-time e in aggiunta anche una contribuzione computata sulla prestazione non effettuata a carico della finanza pubblica.

Le criticità dell'operazione
La misura sarà finanziata dal governo con 60 milioni di euro nel 2016, 120 milioni nel 2017 e 60 milioni nel 2018. Tuttavia, il beneficio in questione rischia di essere precluso alle donne e riservato solo a una piccola parte dei lavoratori nazionali. Come spiega Enrico Bronzo nel suo articolo su Il Sole24ore, infatti, per le donne questa opzione appare inaccessibile in partenza perché le lavoratrici del settore privato nate nel 1951 sono già andate in pensione, quelle nate nel 1952 ci andranno quest'anno (grazie alla legge Fornero) e le nate nel 1953 non potranno comunque utilizzare l'opzione dato che raggiungeranno i requisiti per la vecchiaia dopo la fine del 2018. Le donne, dunque, sembrano essere matematicamente escluse da questa possibilità. Ma non finisce qui. Come avevamo già anticipato, la platea potenzialmente interessata dal beneficio – escludendo le donne - si riduce a circa 389 mila lavoratori ma, numeri alla mano, poiché il governo ha finanziato questa operazione con 240 milioni di euro in tre anni (così ripartiti: 60 milioni quest’anno, 120 nel 2017 e poi ancora 60 nel 2018), da qui alla fine dell'anno potranno usufruire della norma al massimo 20 mila persone.