29 marzo 2024
Aggiornato 08:30
Povertà

Reddito di inclusione, è un bluff: oltre il 60% dei poveri resterà escluso

L'Alleanza contro la povertà denuncia le criticità della misura varata dal governo Gentiloni. Le risorse messe a disposizione per il REI infatti sono insufficienti

Il ministro del Lavoro, Giuliano Poletti, ha annunciato l'esordio del reddito di inclusione.
Il ministro del Lavoro, Giuliano Poletti, ha annunciato l'esordio del reddito di inclusione. Foto: ANSA/GIORGIO ONORATI ANSA

ROMA – Il reddito di inclusione è la prima misura organica nazionale di contrasto alla povertà approvata dal Parlamento da oltre quindici anni. Il provvedimento è stato presentato con baldanzoso entusiasmo dal ministro del Lavoro e del Welfare del governo Gentiloni, Giuliano Poletti, che lo ha definito un «passo avanti verso l'Europa». L'Esecutivo mette sul tavolo per finanziare il REI un miliardo e 640 milioni di euro per il 2017 e 1,8 miliardi di euro per il 2018. Lo strumento interesserà, secondo stime dello stesso Esecutivo, circa 400mila nuclei familiari ai quali dovrebbe garantire un sussidio fino a un massimo di 500 euro al mese. E' una buona notizia. Ma non è abbastanza per vincere la battaglia contro la povertà. In Italia, infatti, vivono in povertà assoluta ben 4,75 milioni di persone, pari al 7,9% della popolazione complessiva. Di questi riceveranno il Rei solo 1,8 milioni di individui, cioè il 38% del totale. Pertanto, il 62% dei poveri ne rimarrà escluso.

La denuncia dell'Alleanza contro la povertà
A denunciare l'amara verità statistica è l'Alleanza contro la povertà (nata nel 2013 riunisce ben 35 organizzazioni tra realtà associative, rappresentanze dei comuni e delle regioni, enti di rappresentanza del terzo settore e sindacati) che sottolinea anche come il 41% dei minori in povertà assoluta non sarà raggiunto dalla misura. Di fatto, il profilo attuale della misura dividerà i poveri in due gruppi ben distinti: quelli che riceveranno il Rei, e quelli che non lo riceveranno. «Tale discriminazione può essere compresa solo se temporanea e, quindi, da considerare come un primo passo nella prospettiva di un progressivo ampliamento dell'utenza", fanno presente dall'associazione.

Le criticità del reddito di inclusione
I dati elaborati dall'Alleanza invitano a non perdere di vista neanche l'ammontare del contributo per evitare un rischio molto concreto: quello che volendo massimizzare il numero di beneficiari senza investire a sufficienza si assistano sempre più persone senza dar loro la possibilità di raggiungere uno standard di vita dignitoso. Attenzione anche ai servizi: nella costruzione dei percorsi d'inclusione la regia è in capo ai Comuni, che operano insieme al Terzo Settore, ai Centri per l'Impiego e agli altri soggetti sociali del welfare locale. Attualmente si prevede che il 15% dei finanziamenti statali contro la povertà sia destinato ai Comuni per i suddetti percorsi. Gli studi e le analisi empiriche mostrano, tuttavia, che si tratta di una percentuale inadeguata, che dovrebbe essere portata al 20%