Nelle banche italiane una bomba a orologeria da 400 miliardi di euro
La nuova regolamentazione bancaria dell'Ue contiene un piccolo emendamento che potrebbe mettere in ginocchio tutte le banche italiane del Belpaese, anche quelle più sane, e l'Italia rischierebbe addirittura il commissariamento

ROMA – Una bomba a orologeria ticchetta nel ventre delle banche italiane. Potrebbe esplodere nei prossimi mesi se l'Unione europea deciderà di infliggere il colpo di grazia agli istituti di credito del Belpaese. E non si tratta di un brutto incubo, ma di una possibilità concreta. Perché il pacchetto sulla nuova regolamentazione bancaria dell'Ue contiene un piccolo emendamento che potrebbe cambiare la normativa sull'esposizione degli Stati membri nei confronti del loro debito sovrano portando le banche italiane sull'orlo del baratro.
La nuova regolamentazione bancaria dell'Ue
La Commissione europea ha varato un pacchetto di misure sulla nuova regolamentazione bancaria che contiene un piccolo emendamento all'articolo 507 del regolamento sui requisiti patrimoniali (Crr). Questo emendamento potrebbe trasformarsi nel colpo di grazia dell'UE alle banche italiane. Infatti, in base ad esso, l'Eba (l'Autorità bancaria europea) ha la facoltà di cambiare le regole dell'esposizione bancaria degli Stati membri nei confronti del loro debito pubblico. Fino a questo momento, i titoli di Stato detenuti dalle banche nazionali erano considerati a rischio zero anche se il paese aveva un rating inferiore alla A e perciò non richiedevano capitale aggiuntivo. Ma cosa accadrebbe se l'Eba assegnasse un rischio positivo a questi titoli?
La bomba a orologeria nelle banche italiane
In tal caso la bomba a orologeria nel ventre degli istituti di credito italiani inizierebbe a ticchettare velocemente. Come sottolineano Guido Crosetto e Marco Zanni su Libero Quotidiano, le banche italiane detengono oggi titoli di Stato per il valore complessivo di circa 400 miliardi di euro. E se, all'improvviso, ad essi venisse assegnato un rischio positivo avrebbero bisogno di enormi quantità di capitale aggiuntivo per continuare a detenerli. Il che presuppone solo due alternative. La prima opzione sarebbe quella di sbarazzarsene, vendendoli sul mercato il più rapidamente possibile. Questa strada però non solo causerebbe ingenti perdite nei bilanci delle banche italiane, ma potrebbe determinare anche una crisi di fiducia sui mercati finanziari e nel sistema paese per la sostenibilità del debito pubblico fino alla manifestazione del pericolo default.
L'Italia potrebbe rischiare il commissariamento
La seconda opzione, forse ancor meno percorribile, implicherebbe un enorme sforzo sociale, finanziario ed economico per aumentare il capitale delle banche e far sì che possano continuare a detenere i titoli di Stato. In entrambi i casi, però, gli istituti di credito nostrani sarebbero messi in ginocchio e il governo italiano sarebbe costretto a chiedere l'aiuto della Troika. In pratica, c'è una buona probabilità che qualora l'Eba decidesse di cambiare le regole del gioco sull'esposizione finanziaria degli istituti dei paesi membri verso il loro debito sovrano, l'Italia finisca commissariata. Il piano potrebbe esser stato costruito ad hoc per mettere all'angolo i paesi più esposti e fragili dell'Unione europea e rafforzare ulteriormente la posizione di quelli più avvantaggiati, come la Germania.
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