27 aprile 2024
Aggiornato 06:30
Pensioni e minijobs

Germania, il segreto del miracolo economico tedesco? La «menzogna» dei minijobs

In Germania oltre 12 milioni di persone sono povere e il fenomeno riguarda oltre 3 milioni di pensionati. Ecco cosa si nasconde dietro i «minijobs» e perché ad oggi rappresentano la bomba a orologeria del sistema pensionistico tedesco.

BERLINO – La Germania è la locomotiva d'Europa. Dicono. E quest'anno le sue esportazioni sono cresciute talmente tanto da permetterle di battere perfino la Cina, diventando il primo paese esportatore del mondo. Ma in quel di Berlino non è tutto oro ciò che luccica. Il tasso di povertà attuale supera il 15% della popolazione e negli ultimi anni è aumentato a dismisura il numero di ultra sessantacinquenni in pensione alla ricerca di un «minijobs». Significa che le pensioni tedesche sono così basse che non permettono agli anziani di arrivare alla fine del mese. Vi mostriamo l'altra faccia del miracolo economico tedesco.

L'allarme lanciato dalla Bundesbank
A lanciare l'allarme per prima è stata la Bundesbank. La banca centrale tedesca ha annunciato che il sistema pensionistico nazionale rischia il collasso se non si allunga l'età pensionabile. Attualmente gli ultra sessantacinquenni , in Germania, sono circa 17 milioni; ma nel 2060 saranno un terzo della popolazione. Solo nel 2014 ci sono stati 1,4 milioni di nuovi pensionati: 153.000 in più (oltre il 12%) rispetto all'anno precedente, secondo i dati della Renteversichenug, ovvero l’assicurazione pensionistica tedesca. Per questo, la Bundesbank ha chiesto al governo di Angela Merkel di alzare l'età pensionabile, facendola passare da 67 a 69 anni, ed è probabile che questo accada entro i prossimi decenni.

In Germania oltre 12 milioni di persone sono povere
Ma non si tratta dell'unico problema del sistema pensionistico tedesco. In Germania il tasso di povertà attuale è pari al 15,4% della popolazione: stiamo parlando di 12,5 milioni di persone e 3,4 milioni sono ultra sessantacinquenni pensionati. Gli assegni pensionistici tedeschi, infatti, sono così bassi da indurre molti anziani a chiedere aiuto ad amici e parenti per arrivare alla fine del mese. Per questo, negli ultimi anni è aumentato considerevolmente il numero di pensionati alla ricerca di «minijobs» ( in pratica un secondo lavoro) per riuscire ad aumentare il reddito disponibile. Si tratta di un dato allarmante perché riguarda una delle fasce più deboli della popolazione, e per giunta in un'età avanzata nella quale dovrebbero essere garantiti sussistenza e dignità.

Che cosa sono i «minijobs»
Per capire come mai oltre 3 milioni di pensionati tedeschi hanno difficoltà economiche, bisogna fare però un passo indietro e spiegare cosa sono i cosiddetti «minijobs». Si tratta di un contratto di lavoro con delle caratteristiche molto particolari. Venne introdotto negli anni Novanta dal governo socialdemocratico di Gerhard Schröder, che lo utilizzò con successo per combattere la disoccupazione e rilanciare l'economia reale nei tempi duri che hanno seguito la riunificazione della Germania. I minijobs (letteralmente «mini-impieghi») sono contratti di lavoro caratterizzati da uno stipendio molto basso (al massimo 450 euro mensili) e un limite (formale) di 15 ore settimanali. Si tratta soprattutto di lavori poco qualificati: baby-sitter, camerieri e domestici.

Il vantaggio fiscale dei datori di lavoro
C'è da sottolineare che questo strumento non venne inventato perché diventasse «la norma» del mercato del lavoro tedesco: dovevano servire a combattere l'economia sommersa (il lavoro nero) in un momento di crisi. Ma a poco a poco i minijobs si diffusero ben oltre i confini tracciati dalla riforma Schroder: dal 2005 al 2010 sono cresciuti tre volte di più rispetto a tutti gli altri impieghi. E questo perché sono estremamente vantaggiosi dal punto di vista fiscale per i datori di lavoro. Come riporta Silvia Zancajo su Publico.es (tradotto in italiano da Francesco Giannatiempo per l'Olandese volante), l’imprenditore paga solo il 2% al fisco e il 28% alla previdenza sociale perciò il suo contributo totale è pari al 30% dello stipendio del lavoratore.

3,11 euro di pensione al mese per ogni anno di lavoro
Facciamo un esempio: se lo stipendio è pari a 450 euro (e si tratta della massima retribuzione possibile in caso di minijobs), il datore di lavoro dovrà pagare solo 135 euro tra tasse e contributi. Per questa ragione, molti imprenditori tedeschi scelgono questa forma contrattuale rispetto alle altre pur facendo lavorare i dipendenti a tempo pieno: pagano in nero le ore extra e così evitano di accreditare ai lavoratori la previdenza sociale e le altre contribuzioni obbligatorie previste dalle altre tipologie di contratto. Il risparmio, per loro, è notevole. Ma per i pensionati tedeschi significa fare la fame. Secondo un recente rapporto del Ministero del Lavoro tedesco, infatti, i minijobs danno diritto solo a 3,11 euro di pensione al mese per ogni anno di lavoro.

La bomba a orologeria del sistema pensionistico tedesco
Non sorprende, quindi, che oggi oltre 3 milioni di pensionati tedeschi facciano la fame e siano costretti a lavorare per sopravvivere, nonostante la loro veneranda età. Ma il peggio deve ancora venire. Si calcola che ci siano milioni di lavoratori in Germania che oggi vivono con i minijobs: per il sistema pensionistico tedesco è una bomba a orologeria che rischia di esplodere nei prossimi decenni. Vengono definiti «poveri in canna», perché in un futuro non troppo lontano la loro pensione sarà al di sotto della minima e non potrà garantire la sussistenza economica. Alzare l'età pensionabile, come richiesto dalla Bundesbank, servirà a poco. Il prezzo del miracolo economico tedesco è quello dei minijobs, che sono stati capaci di rilanciare l'economia nazionale e sostenerne lo sviluppo, ma costeranno alla Germania la dignità (e la sopravvivenza) di milioni di pensionati.