25 aprile 2024
Aggiornato 11:30
L'intervista

«A Ventotene più enfasi che passi concreti»

L'economista Andrea Goldstein, direttore generale di Nomisma e docente alla Cattolica di Milano, commenta così in un'intervista ad Askanews i risultati del vertice tra il presidente del consiglio Matteo Renzi, la cancelliera tedesca Angela Merkel ed il presidente francese Francois Hollande.

MILANO - Al vertice di Ventotene c'è stata più «enfasi» che «passi concreti» e se il governo italiano vuole guadagnare i margini di manovra di cui ha bisogno deve dimenticare gli «zerovirgola» e ricominciare a spingere sulle riforme.
L'economista Andrea Goldstein, direttore generale di Nomisma e docente alla Cattolica di Milano, commenta così in un'intervista ad Askanews i risultati del vertice tra il presidente del consiglio Matteo Renzi, la cancelliera tedesca Angela Merkel ed il presidente francese Francois Hollande.

Dopo il vertice si può dire che ci sia stato un passo avanti sulla flessibilità dei conti pubblici?
Questo e' un balletto che va avanti da anni e ogni paese ha i suoi interessi. Per la Merkel era importante dare qualche segnale di flessibilità in chiave di sostegno pre-referendum. Ma la decisione importante in questo senso la prenderà la Commissione. A Ventotene passi concreti non ce ne sono stati, si mostra che si sta discutendo con gli altri e che anche noi abbiamo una bella portaerei. Penso che ci sia stata molta enfasi e che la settimana prossima ce ne saremo già dimenticati.

Vede comunque un miglioramento del rapporti dell'Italia con la Germania e con l'Unione?
Il cambio di passo vero è di là da venire e dovrà passare da una serie di riforme istituzionali europee che sono rimaste ferme. Si potrà parlare di una svolta, ad esempio, quando ci sarà un accordo sul ministro dell'economia dell'Unione con un suo budget.

Intanto, però, il governo chiede un margine di manovra di circa 10 miliardi da applicare subito nella prossima legge di bilancio
L'unico modo per avere credibilità e ottenere considerazione e disponibilità in Europa è accelerare sulle riforme di struttura. Quando un paese fa una legge sulla concorrenza annuale, che poi è diventata biennale e ha perso la sua coerenza, è timida su temi come quelli dei farmaci, va in senso contrario alle liberalizzazioni... Sono queste le cose da evitare e che la Commissione guarda perchè sono le misure che possono attrarre investimenti. Fino a quando non arriveranno serie misure sulla concorrenza e nuove riforme di struttura difficile pensare che si possa andare avanti ad inseguire lo 'zerovirgola' per poi verificare puntualmente che i dati sono diversi dal previsto.

Quindi il governo cosa deve fare?
Bisogna azzerare il contatore, dimenticarsi i decimali e spingere sulle riforme. Ed evitare di dare la colpa agli altri, come è stato fatto al risultato del Pil del primo semestre attribuendolo al referendum sulla Brexit che in una settimana non può certo aver avuto un impatto. Il governo era partito molto bene con riforme come la legge sulle popolari e il Jobs Act, con tutti i suoi difetti. Bisogna riavviare queste dinamiche e tenere bene a mente che i nemici della crescita sono tanti, non sono solo i sindacati o i dipendenti pubblici.