2 maggio 2024
Aggiornato 00:00
effetto brexit

Crescita, il Fmi taglia le stime dell'Italia e sollecita il governo Renzi: «Completate le riforme e sanate le banche»

Il Fmi ha tagliato le previsioni della crescita italiana e sottolineato che la ripresa è soggetta a rischi. I crediti deteriorati sono pari a 360 miliardi di euro e le sofferenze bancarie sono un'emergenza da affrontare subito

ROMA - Il Fmi ha rivisto al ribasso le stime per la crescita del Belpaese. A pesare sembrano essere soprattutto le conseguenze economiche-finanziarie della Brexit, ma tutto il contesto nel quale si trova ad operare il governo Renzi è divenuto più complicato: a partire dal risultato incerto del referendum di ottobre fino alle difficili sfide politiche che attendono l'UE. E in Italia bisogna fare i conti anche con 200 miliardi di sofferenze bancarie.

Il Fmi ha tagliato le stime della crescita italiana
Il rapporto sull’Italia della missione annuale guidata da Rishi Goyal del Fondo Monetario Internazionale ha tagliato le previsioni di crescita dell'economia italiana. Secondo gli analisti del Fmi si manterrà sotto l’1% nel 2016 e raggiungerà l’1% nel 2017, mentre ad aprile le stime annunciavano un incremento del Pil pari all'1% per quest'anno e all'1,25% per il 2017. Ma anche queste previsioni presentano dei forti rischi al ribasso. Il rapporto spiega che è il contesto nel quale si trova ad operare il governo Renzi che è diventato più complesso.

La ripresa è soggetta a rischi
Le conseguenze economico-finanziarie della brexit, le sfide difficili dell'UE (dall’immigrazione al rischio-Grexit), l'incognita del referendum costituzionale di ottobre e l'ascesa dei movimenti politici antisistema sono variabili complicate da gestire. Così, sebbene le condizioni del mercato del lavoro siano migliorate e i crediti in sofferenza delle banche si siano stabilizzati a circa il 18% dei prestiti totali, secondo il Fondo Monetario Internazionale le sfide strutturali restano «significative». Per l'Italia, sostengono gli economisti del Fondo, «la ripresa sarà probabilmente prolungata e soggetta a rischi. E i rischi sono orientati al ribasso", inclusa la volatilità dei mercati finanziari, l'aumento dei rifugiati e i venti contrari legati al rallentamento del commercio globale.

Le riforme devono essere portate a compimento
Di qui la sollecitazione a proseguire e approfondire le riforme. Il Fmi sottolinea che «è imperativo che tali sforzi siano pienamente portati a compimento e approfonditi». Avvantaggiandosi dell'inizio della ripresa economica, dei venti a favore dati dall'allentamento monetario, dei bassi prezzi delle materie prime e dal sostegno fiscale, una tempestiva applicazione degli sforzi complementari e mutuamente rinforzanti delle politiche fiscali e finanziarie e delle misure strutturali aiuterebbe ad aumentare la crescita, ad abbassare il costo delle riforme e ad accelerare la costituzione di risorse tampone.

Le sofferenze bancarie sono un'emergenza da affrontare
Anche se di recente sembrano essersi stabilizzati a quota 360 miliardi di euro, gli elevati crediti deteriorati nelle banche italiane e il loro smaltimento rappresentano «una priorità», secondo il Fondo monetario internazionale. Ma due delle possibili strade per risolvere la questione, l'inflazione e gli aiuti pubblici, «non appaiono fattibili» nell'area euro. Non resta quindi che procedere con un mix di misure che vanno dall'incoraggiamento delle fusioni, allo snellimento delle procedure di insolvenza, a interventi per la facilitare lo smaltimento delle sofferenze come il fondo Atlante.

I crediti deteriorati sono pari a 360 miliardi di euro
Nei documenti approvati dall'executive board del Fmi a seguito della missione annuale nella Penisola, l'istituzione di Washington quantifica in 360 miliardi di euro i crediti deteriorati totali nelle banche italiane, pari al 18 per cento dei crediti totali. Il tutto mentre la redditività delle banche stesse risulta «relativamente bassa rispetto alle altre banche europee, con una media del 3,1 per cento», sebbene i dati più recedenti abbiano mostrato un inizio di rafforzamento. «Riparare i bilanci delle banche è una priorità - afferma il Fmi - non ultimo per facilitare nuovi prestiti e sostenere la ripresa economica».

Riparare i bilanci delle banche è una priorità
Normalmente questi aggiustamenti si effettuano con tre possibili strade: la crescita economica, che specialmente se alimentata dalle esportazioni migliora la capacità dei creditori delle banche di onorare i pagamenti. L'inflazione, che implicitamente riduce il valore degli indebitamenti. O infine gli aiuti pubblici al settore. Ma secondo il Fmi «nell'area euro né l'inflazione né gli aiuti pubblici appaiono fattibili». E questo significa facilitare le fusioni e spianare la strada a riduzioni dei costi, riformare le procedure di insolvenza e approntare altri meccanismi per assistere le banche, come il fondo Atlante, per l'agevolazione dello smaltimento dei Non performing loans (Npl).