23 aprile 2024
Aggiornato 11:30
Previdenza

Pensioni, perché bisogna puntare sulla flessibilità in uscita

L'ultima novità in materia è quella che prevede un prestito pensionistico, per il lavoratore vicino all'età di vecchiaia, a carico delle aziende

Il Presidente del Consiglio, Matteo Renzi
Il Presidente del Consiglio, Matteo Renzi Foto: ANSA

ROMA – Flessibilità in uscita: è la parola d'ordine. Il governo sta vagliando una serie di ipotesi per sbloccare il turn over generazionale e consentire ai pensionandi di uscire in anticipo dal mercato del lavoro lasciando spazio ai giovani. Ecco quali sono le proposte sul tavolo dell'Esecutivo e perché questa misura può essere preziosa per il paese.

La proposta del governo

Il governo Renzi sta studiando diverse possibilità per aumentare la flessibilità in uscita. L'ultima novità in materia è quella che prevede un prestito pensionistico, per il lavoratore vicino all'età di vecchiaia, a carico delle aziende. Si tratta di un accordo tra il datore di lavoro e il futuro pensionato in base al quale l'impresa si impegna a pagare i contributi fino all'accesso alla pensione. Allo stato sarebbero addebitati solo costi residuali perché anche il pensionando parteciperebbe finanziariamente alla manovra e, a differenza del meccanismo già previsto dalla legge Fornero per il pensionamento anticipato, questa operazione sarebbe meno onerosa per le aziende. La proposta è ancora da affinare, ma potrebbe essere un buon compromesso per non addebitare interamente all'Inps i costi della maggiore flessibilità.

Altre possibilità per il pensionamento anticipato

Esistono comunque già delle strade percorribili per il pensionamento anticipato. Una prima possibilità in tal senso è rappresentata dalla staffetta generazionale: i lavoratori con almeno 20 anni di contributi e destinatari di contratti di solidarietà espansiva, che maturano entro due anni il requisito anagrafico dell’età pensionabile, possono fare richiesta dell’orario lavorativo ridotto trasformandolo da full time in part time. C'è poi l'opzione donna, con la quale è possibile accedere alla pensione con 57 anni e 3 mesi (lavoratrici dipendenti) oppure con 58 anni e 3 mesi (lavoratrici autonome), almeno 35 anni di contributi versati ed un’attesa per la finestra mobile di 12 mesi per le lavoratrici dipendenti, e di 18 mesi per quelle autonome. Altre forme di flessibilità in uscita sono previste per le aziende con esuberi e più di 15 dipendenti, come anche nel caso di lavori usuranti tramite il sistema delle quote.

Perché puntare sulla flessibilità in uscita

Una maggiore flessibilità in uscita ridurrebbe, tuttavia, l'età media della forza lavoro e perciò farebbe aumentare non solo la produttività del sistema paese, ma anche la sua capacità innovativa. Come sottolinea Felice Roberto Pizzuti nell'articolo pubblicato su sbilanciamoci.info, gli effetti positivi sarebbero non solo economici, ma sociali. Sebbene in un primo tempo la manovra abbia costi finanziari significativi (perché implica un aumento della spesa pubblica nel breve periodo), questo iniziale svantaggio contabile sarebbe ampiamente compensato nel lungo periodo dai risparmi scaturenti dalla riduzione delle prestazioni previdenziali. Oltre a ciò, ci sarebbero degli effetti sociali più che positivi come abbiamo anticipato: si darebbe la possibilità a molti pensionandi di dedicarsi liberamente ai propri progetti, lasciando il posto di lavoro a giovani più motivati e grintosi capaci di apportare contributi significativi alla produttività nazionale. L'abbassarsi dell'età media della forza lavoro occupata, inoltre, avrebbe effetti positivi anche sul costo del lavoro complessivo, che diminuirebbe.

Cosa non bisogna fare

Sbloccare il turn over generazionale è una necessità del nostro sistema paese, perché troppi giovani vivono come un dramma l'ingresso nel mondo del lavoro. Non si tratta solo un conflitto intergenerazionale, ma di un problema economico rilevante che soffoca la domanda interna perché priva le nuove generazioni di risorse economiche adeguate e che richiede per questo un urgente soluzione. Ecco perché puntare su una maggiore flessibilità in uscita è necessario oggi, oltre che profittevole per l'economia nel suo complesso; ma a patto che venga rispettata una condizione fondamentale. In passato le imprese hanno usato i prepensionamenti per favorire le ristrutturazioni interne all'azienda scaricandone però il costo sulla collettività, sotto forma di forti aumenti della spesa pensionistica. Bisogna evitare di ricadere negli errori del passato, studiando delle ipotesi capaci di affrontare la questione in modo lungimirante senza rompere i delicati equilibri del nostro sistema pensionistico ed evitando di scaricare il costo di qualsivoglia manovra sulle spalle delle future generazioni.