24 settembre 2023
Aggiornato 06:00
Il Professore illustra il modello per un'Alleanza euro-mediterranea

«Uscire dalla prepotenza dell'Euro si può»

Luciano Vasapollo, docente di Analisi Dati di Economia Applicata e direttore del centro studi Cestes, ospite del convegno del M5S «L'Alba di una nuova Europa» partendo dall'esperienza economica dell'Alba – Alleanza bolivariana dei Paesi dell'America Latina che si regge sulla cooperazione e la solidarietà tra i popoli – illustra le possibilità di riprodurre in Europa lo stesso sistema.

ROMA - «L'unica proposta possibile è quella di uscire dall'Euro con una proposta dal Basso e non dei governi, per un'Alba euro-mediterraneo». A parlare è Luciano Vasapollo, docente di Analisi Dati di Economia Applicata presso l'Università La Sapienza e direttore del centro studi Cestes, che, in occasione del convegno del Movimento 5 Stelle 'L'Alba di una nuova Europa' partendo dall'esperienza economica dell'Alba – Alleanza bolivariana dei Paesi dell'America Latina che si regge sulla cooperazione e la solidarietà tra i popoli – illustra le possibilità di riprodurre in Europa lo stesso meccanismo, mettendo fine alla schiavitù del sistema Euro. 

LA PROPOSTA DELL'ALLENZA - «Quando cinque anni fa abbiamo realizzato, con il Centro Studi Cestes, lo studio sull'uscita dall'Euro e sulla proposta dell'Alba euro-mediterranea, non posso nascondere che la diffidenza era enorme. Sia all'interno della sinistra qui in Italia, sia da parte di alcuni movimenti sociali. A mano a mano ci si è resi conto non soltanto del ruolo dell'Unione europea, oltre a un'attenzione, negli ultimi mesi, nei confronti della proposta che noi abbiamo fatto. Abbiamo tenuto conferenze in Spagna, in Grecia, in Portogallo e a Cuba. L'interesse da parte del Movimento 5 Stelle di aprire una campagna a partire da oggi, non è solo un fatto istituzionale, ma è qualcosa che può mettere in dialogo sindacati di base, movimenti sociali e organizzazioni, non solo in Italia ma a livello europeo, per costruire un qualcosa che qualche anno fa si pensava impossibile. La storia dice che le necessità hanno le loro gambe», inizia Vasapollo. Quello che il Professore ha intenzione di rappresentare è l'Alba come «punto di vista reale».

COME SI È ARRIVATI ALLA DOMINAZIONE DELL'EURO - Perché si arriva alla proposta di un'alleanza simile a quella sudamericana, che, n Europa, preveda l'uscita dall'Euro? Già negli anni Novanta, l'Istituto Cestes aveva condotto una analisi sulla crisi economica e sulla competizione globale. Non è un fenomeno anormale, la crisi, nel mondo capitalistico, anzi, il disequilibrio, secondo Vasapollo, sarebbe un tratto caratteristico di questo sistema economico. Oltre cento le crisi, di sovrapproduzione o sottoconsumo, contate negli ultimi centocinquanta anni, crisi che servono al mondo capitalistico per bruciare le forze produttive in eccesso. Quando queste, però, coincidono con la forza lavoro «questo significa disoccupazione , precarietà». Ripercorrendo la storia della crisi economica, dal 1929 al secondo dopoguerra, Vasapollo ricostruisce la nascita e l'affermarsi del modello economico tedesco. La Germania crea un polo in Europa, l'Unione europea, costruzione per far sorreggere la competizione alla Germania e il suo modello esportatore. C'è bisogno, però, di due condizioni, secondo Vasapollo: «C'è bisogno di Paesi del sud che devono essere colonizzati. L'America Latina qui sono i Pigs – nome volgarissimo – l'acronimo di Portogallo, Italia, Grecia e Spagna, i Paesi che stanno subendo di più questa crisi è, guarda caso, Pigs, che in inglese vuol dire maiali. Quando si parla della Troika, si dice 'Come combiniamo questi maiali?'. E allora iniziano le delocalizzazioni produttive, iniziano le deindustralizzazioni, perché per reggere il modello di esportazione tedesco c'è bisogno che i Paesi del sud non abbiano una forte industria, ma atti ad importare. Se c'è un surplus della bilancia dei pagamenti, il capitale deve chiudere in equilibrio, questo surplus di capitali della Germania e dei Paesi del nord deve essere investito nei titoli del debito pubblico».

IL PESCE GRANDE MANGIA I PESCI PICCOLI - Parlando di condizioni, il Professor Vasapollo, parla della politica neoliberista applicata dalla Troika. «Pur essendo Draghi amico di Federico Caffè – continua lo studioso –, quindi Keynesiano, non c'è spazio, oggi, per un modello Keynesiano per sorreggere la spesa sociale. Non c'è spazio perché con una competizione globale così forte, si stringono i segmenti di mercato e ognuno deve competere abbassando i costi. In un modello capitalistico, quali sono i costi che s'abbassano? I costi del lavoro, ovviamente, quindi precarietà, disoccupazione, diritti del lavoro. Il pesce grande che mangia i pesci piccoli, per cui un livello di concentrazioni e di fusioni come mai in precedenza, in questi anni questa politica viene portata avanti da Germania e Francia, in questi anni. Stanno comprando un patrimonio incredibile». Conseguono privatizzazioni e attacco allo stato sociale, con tutto quello che significa. Il Professore tocca il nodo di Syriza e della «partita contro il neoliberismo della Troika, le politiche di austerità».

LA VERA PARTITA - Ma qual è la vera partita che si gioca oggi? Come spiega lo studioso, direttore del centro studi Cestes, tutto oggi ruota attorno alla possibilità di riformare o meno l'Unione europea. Appellandosi al programma e alle idee del partito di sinistra greco Syriza, guidato dall'attuale primo ministro Alexis Tsipras, Vasapollo afferma che «se l'Unione europea è riformabile ha ragione Syriza e probabilmente la strada intrapresa è quella giusta; se l'Unione europea non è riformabile, però, ha ragione la componente di sinistra dentro Syriza, che sostiene la necessità di lasciare aperta la prospettiva dell'uscita dall'Euro».

L'ALBA, PUNTO DI RIFERIMENTO - Il punto di riferimento, però, per Vasapollo resta l'Alba, che ha saputo rispondere alla politica dell'assoggettamento della Troika del Fondo Monetario Internazionale. Come? «Innanzitutto costituendo un'alleanza che parte dal basso e che mette al centro un modello di accumulazione altro, cioè un modello di accumulazione a favore dei lavoratori, modelli di pianificazione, socialismi differenti – non come è avvenuto in Europa con l'Unione sovietica, ma il socialismo comunitario di Evo, la rivoluzione cittadina dell'Ecuador, il socialismo prima martiano e poi marxista di Cuba, il socialismo bolivariano e chavista. Mettere insieme questo per creare il Petrocaribe, la Banca del Sud, la Banca dell'Alba che presta alla stessa maniera di come sta facendo in questi giorni la Banca Centrale Europea, solo che la BCE presta all'1% i nostri soldi di tasse alle banche. È Keynesismo bancario: spesa pubblica che va alle banche. Mentre la Banca del Sud e la Banca dell'Alba presta all'1% per investimenti di carattere sociale». La proposta di Vasapollo si basa proprio sull'esperienza costruita dai Paesi dell'Alba: attuare, quindi, un meccanismo bancario volto al sostegno sociale, al contrario di quello bancario in atto con la Troika dell'Ue. «Vorremmo che i movimenti sociali si mettessero in piedi per poter rispondere in questa maniera», afferma il direttore del Cestes.

USCIRE DALL'EURO SI PUÒ - Come si realizza un'alleanza mediterranea come quella dell'Alba? «Noi – spiega lo studioso – abbiamo proposto quattro punti fondamentalmente. Per non uscire dall'Euro, in chiave nazionalista non può uscire dall'Euro un singolo Paese, perché la speculazione finanziaria ucciderebbe il singolo Paese. Bisogna, invece, formare un'area mediterranea, un'alleanza, che partirebbe dai Pigs», ma potrebbe allargarsi anche ai Paesi dell'Africa e quelli ai confini dell'Europa. La seconda questione, secondo Vasapollo, è quella di porre «non il ritorno alle vecchie monete, anche lì la speculazione finanziaria ucciderebbe questa nuova ipotesi». «Noi pensiamo – continua lo studioso – che si può uscire da questo eurocentrismo. Nell'Alba si dimostra che il Sucre, una moneta virtuale, è una moneta compensativa degli scambi. Per cui perché non uscire dalla prepotenza e dal dominio dell'Euro con una moneta, almeno inizialmente, virtuale, che compensi le partite della bilancia commerciale e della bilancia dei Paesi. Se si lancia una nuova moneta, il primo obiettivo è quello della nazionalizzazione delle banche. Se le banche non sono sotto il controllo pubblico, continueranno a sostenere l'investimento privato e non quello sociale. L'altro passo è la nazionalizzazione dei settori strategici. Cioè telecomunicazioni, energia, trasporti devono essere nazionalizzati», conclude il Professore.