25 aprile 2024
Aggiornato 02:30
L'economista della Lega respinge il paragone fra Grecia e Italia

Borghi: «Varoufakis paga il 20%, noi zero. Siamo uguali?»

Al Ministro delle finanze greco, secondo cui anche il debito italiano sarebbe a rischio default, risponde l'economista della Lega Claudio Borghi. Che sottolinea come siano gli stessi prezzi di mercato a smentire Varoufakis, ma che sbugiarda anche la versione di Padoan: nessun debito pubblico, sostiene Borghi, sarà infatti mai «solido», se non è garantito da una banca centrale

ROMA«Le parole di Varoufakis sono smentite dal prezzo di mercato del debito pubblico italiano». Così, il responsabile economico della Lega  Nord Claudio Borghi commenta le dichiarazioni del Ministro delle finanze greco, secondo cui anche l’Italia sarebbe a rischio bancarotta. Dichiarazioni immediatamente smentite dal Ministro Padoan, che ha ribadito come il debito italiano sia «solido e sostenibile», definendo senza mezzi termini le osservazioni del collega ellenico «fuori luogo». «E’ il debito greco  a essere a rischio: se uno lo volesse comprare, pagherebbe il 20% di tasso di interesse. Con il nostro, pagherebbe zero», conferma Borghi. Che aggiunge: «Non ci sono da fare paralleli tra Grecia e Italia: lo dice il mercato che le cose stanno così; altrimenti, uno dovrebbe supporre che tutti coloro che stanno comprando in questo momento sui mercati mondiali il debito italiano sono dei fessi».

BORGHI: NESSUN DEBITO SARA’ MAI SOLIDO SE LA BCE NON LO GARANTISCE - L’economista del Carroccio, dunque, sgombera il campo da ogni possibile allarmismo in relazione a quanto dichiarato da Varoufakis. Ma, contemporaneamente, smentisce anche la linea così inflessibilmente rassicurante di Padoan: «Tanto il Ministro greco quanto Padoan dicono delle imprecisioni: l’uno, nel dichiarare che il debito pubblico italiano è quasi in default; l’altro, nel sostenere che è molto solido. Sono entrambi degli errori», spiega Borghi, «perché il debito pubblico è solido se e solo se c’è una banca centrale che lo garantisce. Altrimenti, in mancanza di garanzia in questo caso della Banca centrale europea, anche un debito pubblico che ammonti alla metà di quello italiano rischia di andare in default», sottolinea. «E’ stupido parlare di debito più o meno solido. Anche quello della Grecia sarebbe solido se ci fosse una Banca centrale che lo garantisce. Questo semplice concetto sembra che sia un tabù; eppure, questa è la verità: non c’entrano le pratiche di austerità, e neppure il livello del debito: c’entra solo  la volontà da parte di una Banca centrale di  monetizzare il debito», conclude Borghi.

VAROUFAKIS VS. PADOAN - Eppure, le dichiarazioni del Ministro tsiprasiano hanno fatto scalpore, dal momento che Varoufakis ha raccontato, in un’intervista a Presadiretta, che alcuni «funzionari italiani, non vi dico di quale grande istituzione», lo hanno avvicinato per «dargli solidarietà», e per confessargli che «non possono dire la verità», perché «anche l’Italia è a rischio bancarotta, ha un debito insostenibile, e teme ritorsioni da parte della Germania». Ecco spiegato, secondo il Ministro ellenico, il motivo per cui Matteo Renzi ha definito «legittima e opportuna» la decisione della Bce di non accettare più i titoli di Stato delle banche elleniche come garanzie per operazioni di rifinanziamento. D'altra parte, nonostante le rassicurazioni di Padoan, l’Italia ha poco da stare tranquilla, soprattutto ora che rischia l’apertura di una procedura per squilibri macroeconomici eccessivi, proprio a causa di quella zavorra che lo scorso novembre si è assestata a quota 2.160 miliardi di euro, e che comporta esborsi annui per interessi dell’ordine dei 70-80 miliardi.

L’ITALIA SARA’ LA PROSSIMA «RIBELLE»? - «A chi toccherà dopo di noi?», si è chiesto, nell’intervista incriminata, Varoufakis, convinto che la situazione italiana non sia affatto così lontana da quella greca. E’ questo, almeno, che il Ministro delle finanze greco intende dimostrare, in risposta alle osservazioni fatte dalla Merkel a seguito del tour ellenico a Londra, Parigi, Roma e Berlino: la cancelliera ha infatti esplicitamente sottolineato l’isolamento della Grecia, evidenziando invece l’allineamento di Italia e Francia alla posizione della Germania. Tuttavia, se pure nessun asse mediterraneo si è formato, secondo Varoufakis è solo questione di tempo: perché, puntualizza il Ministro nell’intervista, presto anche l’Italia si renderà conto della non sostenibilità delle politiche dell’austeriry.

BERLINO CONTRO ATENE. L’ITALIA, IN MEZZO - La strategia che Atene starebbe seguendo, secondo alcuni osservatori, consisterebbe nel far uscire allo scoperto in particolare i socialisti europei, contrari, a parole, all'austerity, ma poi, nei fatti - almeno secondo la Merkel –, schierati a fianco della Germania nella trattativa con la Grecia. Proprio per questo, Tsipras avrebbe ribadito di voler tener fede agli impegni elettorali, che invece l'Europa vorrebbe rinnegati: «Non riceveremo più ordini via email», ha fatto sapere. I nodi potrebbero venire al pettine all'Eurogruppo convocato d'urgenza per l'11 febbraio, alla vigilia del Consiglio dei Capi di Stato e di governo a Bruxelles, con la Bce che ha dato praticamente un ultimatum tagliando i prestiti diretti alle banche elleniche. Così, con le agenzie di rating che agitano lo spettro del default ellenico, il pericolo «Grexit» si fa sempre più concreto. Pericolo che il segretario del tesoro Usa Jack Lew si augura vivamente di vedere scongiurato, tanto che al G20 di Istanbul potrebbe ricoprire un ruolo di mediazione tra Grecia e «germanofili». Anche perché, senza dubbio, la Casa Bianca non ha apprezzato per nulla l’apertura di Mosca ad Atene in campo finanziario. Nel frattempo, però, le posizioni di Grecia e Germania rimangono inconciliabili, con i rispettivi leader impegnati a costruire un proprio «asse» per isolare «l’avversario». Per ora, l’Italia sembra non voler reggere il gioco al «rivoluzionario» Tsipras, e smentisce con forza qualsiasi parallelismo con la situazione ellenica. Ma Varoufakis rimane persuaso che è solo questione di tempo: tra poco, anche il Belpaese sarà costretto una volta per tutte a fare la voce grossa con la Merkel. E a seguire l'esempio della Grecia.