Milan: il teorema di Gattuso è vero a metà
Nella sua analisi sul momento del Milan il tecnico rossonero ha parlato di stanchezza fisica, di difficoltà di andare in gol ma soprattutto ha confermato un miglioramento nel gioco che francamente a noi non risulta.
MILANO - «Sono pienamente d’accordo a metà con il mister». Una frase cardine della comunicazione sportiva, entrata nella storia del calcio grazie alla Gialappa’s Band che ha preso una dichiarazione di Luigi Garzya, ex difensore di Lecce e Bari, e ne ha fatto un cult, un pezzo di storia calcistica da cui ormai non si può più prescindere. A due giorni dal poco gratificante pareggio del Milan sul campo del Torino, a commento delle dichiarazioni di Gennaro Gattuso sul momento difficile della sua squadra, la frase più consona alla situazione è proprio questa.
«Abbiamo sofferto gli ultimi 20 minuti - le prime parole del tecnico rossonero - e purtroppo è stato commesso un errore sulle marcature in occasione del gol granata. Cose che ultimamente succedono spesso. Evidentemente sta venendo fuori la stanchezza, infatti abbiamo giocato meno puliti del solito».
Attaccanti: bottino triste
Giusto, fin qui l’accordo con il tecnico calabrese è totale, così come quando parla dei problemi dell’attacco e della ormai preoccupante mancanza di efficacia in zona gol: «Si tocca con mano il fatto che non si riesca a segnare, evidentemente è colpa mia e del mio staff se non riusciamo a metterli nelle condizioni di segnare».
Anche questo è corretto, ma mister Gattuso sottovaluta quello che forse è il vero problema relativo alla mancanza di gol, soprattutto da parte degli attaccanti centrali, fermi all’imbarazzante bottino di 14 gol complessivi in campionato tra Cutrone (7), Kalinic (5) e Andrè Silva (2).
Le colpe di Gattuso
Difficile però scaricare la colpa sui tre attaccanti centrali del Milan. E non perchè i tre non abbiamo deluso (tutti hanno reso molto al di sotto delle aspettative, tranne forse il giovanissimo Patrick), quanto perchè Gattuso, con questa discutibile alternanza, non li sta certo aiutando. Nessun titolare, nessuna riserva, nessuna gerarchia, ogni partita un terno al lotto. Chi gioca titolare? Chi subentra a partita in corso? Chi resta a guadare dalla panchina? Non proprio la condizione ideale per mettere un attaccante in condizione di segnare. Vero è che mai nessuno dei tre ha offerto garanzie sufficienti all’allenatore perchè lo preferisse agli altri due, ma in certi casi forse sarebbe opportuno forzare la mano, puntare tutto su un solo numero 9 e farlo giocare con continuità per 6-7 partite di seguito.
Qualità del gioco
E chiudiamo con l’ultimo punto su cui ci sentiamo di esprimere il nostro personalissimo disaccordo con Gennaro Gattuso, convinto che quest’ultima versione del suo Milan sia preferibile a quella di febbraio e marzo: «Nel calcio vieni giudicato se non vinci le partite, ma la squadra sta giocando molto meglio di quando vinceva le partite. Giochiamo meglio di due mesi fa».
Comprensibile che tra i tifosi rossoneri scatti il campanello d’allarme: se questo è il Milan che vuole Gattuso c’è poco da stare allegri. Quella vista contro il Torino infatti, al di là del sembrare oggettivamente piantata sulle gambe in un surplace ciclistico proprio nel momento più delicato della stagione, è sembrata una squadra spenta, poco coraggiosa e intraprendente. Un Milan che dopo il vantaggio di Bonaventura ha smesso praticamente di giocare al calcio consentendo al Torino di rientrare e raggiungere un meritato pareggio. Ecco caro mister, su questo proprio non siamo d’accordo. La baldanza e la spavalderia messe in mostra dai rossoneri nelle trasferte romane, ad esempio, ma anche a Torino contro la Juve e nelle partite casalinghe con Lazio e Sampdoria, sembrano ormai un lontano ricordo. Ed oggi è questa la cosa che manca di più ai tifosi del Milan, forse ancor più di un gol di Kalinic o di Andrè Silva.
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