19 aprile 2024
Aggiornato 00:30
Calcio | Nazionale

Sala, Raiola e il rumore dei nemici: Fassone risponde a tono

L’amministratore delegato Fassone risponde a tono alle velate insinuazioni del sindaco di Milan Sala, dimostrandosi infastidito e annoiato da questa continua sfilza di accuse alla nuova proprietà. E intanto si profila un’altra battaglia tra la dirigenza rossonera e Raiola per quanto riguarda il caso Niang.

L'ad del Milan Marco Fassone
L'ad del Milan Marco Fassone Foto: ANSA

MILANO - Chi in Casa Milan si aspettava una tranquilla serata di calcio da festeggiare con l’ingresso alla fase a gironi di Europa League è stato disilluso. Del resto ci sta che una squadra capace di iniziare la stagione con 5 partite ufficiali (tra preliminari di Europa League e campionato) condite da 13 gol fatti e 0 subiti attiri su di sè le attenzioni, non sempre pacifiche, di concorrenti, rivali e coloro generalmente definiti «addetti ai lavori».
Marco Fassone, neo amministratore delegato del Milan cinese sembra averlo capito alla perfezione, tanto da essere stato costretto a più riprese a rintuzzare gli attacchi goffi e maldestri prima del presidente della Roma James Pallotta, poi di quelli inattesi e per questo sgraditi di Ilaria D’Amico e di Sky, tutti pronti a gettare discredito sull’opera di acquisizione del club di Aldo Rossi ed avanzare dubbi sull’illiceità di tutta l’operazione.
Questa serie di punzecchiature ha in realtà avuto il solo benefico effetto di compattare ulteriormente l’universo rossonero, schierato come un blocco monolitico a protezione della proprietà cinese. Ed è indubbiamente questa la risposta più gratificante avuta finora dai nuovi padroni del vapore rossonero. 

I dubbi del sindaco
Tornando alla strettissima attualità, ieri Marco Fassone, alla vigilia di Shkendija-Milan, ha sentito il bisogno di rispondere per le rime al sindaco di Milano Beppe Sala che dalle colonne della Gazzetta dello Sport aveva insinuato dubbi sulla reale consistenza patrimoniale dei nuovi proprietari del Milan: «Devo dire che quando ho letto l'intervista del sindaco ci sono rimasto male, proprio perchè viene da una persona autorevole come lui. Dal punto di vista dell'appropriatezza mi sarei aspettato più equilibri di giudizio. Ho letto nelle sue parole la solita minestra, il nostro debito è due volte e mezzo inferiore a quello dei nostri cugini. Se quando ha detto 'comprare a debito' si riferiva alla società, 180 milioni su 740 sono il 20%. Gli investimenti fatti fino ad ora: 100 milioni per ripianare le perdite della scorsa gestione, più di 200 milioni impegnati per il mercato, 37 milioni di aumenti di capitale già fatti e 25 da farsi nei prossimi 2 mesi. I fatti contano più delle parole. Le parole lasciamole a chi, in questo momento, sembra preoccupato dalla crescita di questo Milan».

La risposta dell’ad
Boom, colpito e affondato il sindaco Sala e con lui tutta la cricca del «non mi fido». Una risposta mirata, efficace e diretta, probabilmente la più indicata anche dopo l’esternazione fuori luogo di Ilaria D’Amico di domenica sera, che invece ha scatenato l’offeso e risentito silenzio stampa della dirigenza rossonera, in controtendenza con i valori di una società brillante e all’avanguardia nella comunicazione come il nuovo Milan cinese.

Milan vs. Raiola
Sempre nella giornata di ieri il club di via Aldo Rossi ha dovuto incassare anche la solita stilettata di Mino Raiola, ormai diventato il nemico giurato di Fassone e Mirabelli, malgrado la positiva conclusione della vicenda Donnarumma. L’agente italo-olandese, ripudiato tempo fa da M’Baye Niang, adesso è tornato ad occuparsi degli affari dell’attaccante francese e i risultati sono sotto gli occhi di tutti: rifiuto di accettare lo Spartak Mosca che ha offerto ben 23 milioni al Milan, certificato medico per stress, giusto per restare fuori dai giochi da qui alla fine del mercato e per finire il capriccioso desiderio di andare a giocare al Torino. Peccato però che il presidente Cairo sia disposto a mettere sul piatto solo la metà di quanto offerto dai russi, con evidente disappunto della dirigenza rossonera. Quello che sembra evidente è che il braccio di ferro Fassone/Mirabelli vs. Raiola non è finito con Donnarumma. Ora si ricomincia con l’affare Niang.