20 aprile 2024
Aggiornato 08:00
Formula 1 | Regolamenti

La rivolta di team e tifosi contro Halo (che piace alla Ferrari)

Milioni di appassionati in tutto il mondo non accettano l'introduzione obbligatoria della gabbia di protezione dell'abitacolo a partire dalla prossima stagione. E con loro si schierano anche i boss delle principali scuderie (tranne la Rossa). Così la Federazione è costretta a giustificarsi

L'Halo montato sulla Ferrari di Sebastian Vettel
L'Halo montato sulla Ferrari di Sebastian Vettel Foto: Ferrari

ROMA – Ai tifosi, rivelano i tanti sondaggi condotti in questi ultimi giorni dalle testate specializzate di tutto il mondo, il progetto non piace. Ma anche le stesse squadre di Formula 1 l'hanno bocciata a stragrande maggioranza. Sia tra gli addetti ai lavori che tra i semplici spettatori, insomma, non sembra aver convinto proprio nessuno la decisione presa la settimana scorsa dalla Federazione internazionale dell'automobile: quella di introdurre, a partire dalla prossima stagione, il cosiddetto Halo, la gabbia di protezione per la testa dei piloti.

Brutta da vedere
O meglio, a schierarsi a favore qualcuno c'è stato: la Ferrari. Tutti gli altri team, che pure hanno concesso formalmente il loro via libera nel voto della settimana scorsa in commissione sicurezza, si sono poi ribellati all'idea che, dopo 67 anni, in Formula 1 sia destinata a concludersi per sempre l'era degli abitacoli aperti. «È assolutamente un errore – ha tuonato il presidente della Mercedes, Niki Lauda – Non c'è dubbio che la sicurezza debba migliorare laddove possibile, ma abbiamo provato l'Halo, l'Aeroscreen della Red Bull e ora lo Shield della Ferrari. Nessuno di questi ci ha convinto al 100%, ma l'Halo era semplicemente sbagliato». Questo nuovo dispositivo, secondo il tre volte campione del mondo, porrebbe problemi non solo sul fronte della visibilità, ma anche dello spettacolo: «Per l'estetica è fatale: l'Halo distrugge il Dna delle monoposto di Formula 1 – prosegue l'ex pilota austriaco – La Fia ha reso questo sport il più sicuro possibile e il pericolo delle gomme che volano è praticamente inesistente, perché restano sempre attaccate alla macchina. Per fortuna, il rischio per i piloti è diventato minimo. Abbiamo queste macchine sempre più veloci, stiamo avvicinandoci sempre di più al pubblico, cercando di attrarre nuovi tifosi, e ora distruggiamo tutto con questa reazione esagerata. Sicuramente esiste una soluzione migliore dell'Halo, altrimenti non avremmo provato queste tre alternative. Perciò la scelta più sensata sarebbe stata quella di continuare la nostra ricerca e, se avessimo trovato qualcosa che non distrugga l'aspetto estetico della vettura, introdurla nel 2019. È semplicissimo: non c'è motivo di affrettare una decisione di cui ci pentiremo in futuro». Quasi con le stesse parole si esprime criticamente anche il suo connazionale e plenipotenziario della Red Bull, Helmut Marko: «Questa decisione è contraria al Dna della Formula 1 e, tecnicamente, è anche immatura – ha commentato al quotidiano tedesco Bild – Se dovessimo recuperare un pilota infortunato o se una macchina andasse a fuoco, non abbiamo ancora la certezza che l'abitacolo non diventi ancora più pericoloso».

Troppa sicurezza
L'italiano Daniele Audetto, esperto team manager prima alla Ferrari, negli anni '70, poi tra le altre in Arrows, Super Aguri e Hrt, si spinge addirittura oltre, ad affermare una verità ormai indicibile, nell'epoca della sicurezza spinta: anche il pericolo fa parte integrante delle corse. «Ai miei tempi, guidare in Formula 1 era un grande onore e allo stesso tempo un grande rischio, che i piloti dovevano accettare – ha spiegato alla rivista specializzata austriaca Speed Week – Ora sembra di guidare in un simulatore, con i piloti telecomandati dai box. C'è fin troppa tecnologia e sicurezza e per questo la Formula 1 ha perso la sua essenza ed è diventata meno attraente per gli spettatori. Non è bello da dire, ma a volte la gente vuole vedere gli incidenti, come le lotte in pista». Così, travolta dal rifiuto e dalla derisione di figure chiave del circus così come di milioni di tifosi, la Federazione è stata costretta a difendersi, a giustificare la sua scelta. E lo ha fatto attraverso un lungo comunicato ufficiale che ha sottolineato nel dettaglio la procedura che ha portato a concedere il semaforo verde all'aureola: «I test hanno rivelato che in caso di incidente l'Halo è in grado di sopportare un carico statico pari a quindici volte il peso di una vettura, e quindi di ridurre significativamente il potenziale di infortuni – si legge nella nota – Le prove in pista hanno confermato che la visibilità è rimasta sostanzialmente invariata e che il pilone centrale non rappresenta un'ostruzione alla vista. E anche numerosi test di estrazione, condotti con una nuova procedura, non hanno indicato alcun problema relativamente all'uscita dall'abitacolo. Per questo riteniamo che il sistema Halo rappresenti la miglior soluzione per la protezione frontale dell'abitacolo». Eppure, che si tratti di una soluzione ancora imperfetta lo ammette la stessa Fia, che ha confermato come piloti, tifosi e organizzatori continueranno a svilupparla e ad affinarla, in vista della sua introduzione obbligatoria nel 2018.