MILANO - Una cosa possiamo dire con assoluta certezza: questa squallida faccenda del mancato rinnovo di Donnarumma non è una questione di soldi, come pure qualcuno ha voluto lasciare intendere. Il Milan avrebbe ricoperto d’oro Gigio e il suo procuratore. Addirittura, alla vigilia del vertice di ieri, Marco Fassone aveva avuto indicazione dalla Cina e dal presidente Li Yonghong di alzare ulteriormente l’asticella dell’offerta arrivando a superare i 5 milioni netti a stagione per cinque anni, per un costo complessivo di oltre 50 milioni.
Rapporto iniziato male
Ma evidentemente non c’è stato nulla da fare, semplicemente perchè non c’era nulla che potesse far cambiare idea al permaloso e suscettibile Raiola. Si perchè questa incresciosa vicenda travalica i confini economici dettati da un’operazione comunque costosissima e va oltre. Il futuro del probabile portiere più forte del mondo per i prossimi 20 anni è stato decisa da questioni che hanno a che fare non con i soldi, ma con gli aspetti più truci dell’animo umano: antipatie, minacce, ripicchette, dispetti, ritorsioni, tutto riconducibile ai rapporti interpersonali che si sono creati tra Mino Raiola e il referente rossonero, il direttore dell’area tecnica Massimiliano Mirabelli.
Il tentativo di Fassone
Tra i due non è scoccata la scintilla, per usare un eufemismo. Anzi, più di una volta Marco Fassone è stato costretto ad intervenire, mediare e riportare tutto sui binari di una più sano e civile rapporto dialettico. E infatti ieri è stata notata e sottolineata l’assenza del dirigente calabrese dal tavolo della riunione di ieri pomeriggio a Casa Milan.
Purtroppo non è bastato e oggi non resta che raccogliere i cocci di una situazione incresciosa e mortificante nella quale a perdere sono soprattutto i tifosi rossoneri.