29 marzo 2024
Aggiornato 08:00
Cessione Milan

Berlusconi, 31 anni di Milan: da Gullit e Van Basten a Vangioni e Sosa

Quello che ha vinto a Reggio Emilia contro il Sassuolo resterą quasi certamente l’ultimo Milan berlusconiano. Fa sinceramente un po’ tristezza pensare al declino di una squadra che č partita da Donadoni & co. ed č finita con un gruppo di calciatori che fatica a lottare per un posto in Europa League.

MILANO - E così sembra sia proprio finita. A meno di clamorose - e francamente del tutto impensabili - sorprese da qui ai prossimi tre giorni, l’epopea berlusconiana dell’Ac Milan è ai titoli di coda. Un’era straordinaria e indimenticabile per i tifosi rossoneri: 31 anni di trofei, vittorie, successi, trionfi, onori e gloria ad ogni latitudine del pianeta che hanno fatto felici di fans del diavolo. Mai come nell'ultimo trentennio orgogliosi di avere tatuati sulla pelle quei due colori, «rosso come il fuoco e il nero come la paura che incuteremo agli avversari», parole e musica di Herbert Kilpin, fondatore del Milan Footbal and Cricket Club, un altro che aveva questa squadra nel cuore.

Chiusura amara
Quello che lascia l’amaro in bocca però è il modo in cui Silvio Berlusconi ha lasciato che si concludesse questa meravigliosa, affascinante ed emozionante avventura. Solo applausi ad una società che nei primi 20 anni di «governo» ha ottenuto tutto quanto era lecito, andando ben oltre quelle che erano le speranze e le aspettative dei tifosi. Qualcosa di più di una semplice critica invece per quanto non fatto - o semplicemente fatto male - nell’ultimo decennio. Praticamente dall’ultima Champions League vinta nel 2007 dal Milan di Ancelotti, Inzaghi, Kakà, Seedorf, Gattuso, Nesta, ad oggi.
Con una piccola parentesi, una sorta di rigurgito di passione rossonera, nell’estate del 2010 quando arrivò a Milanello Zlatan Ibrahimovic e con lui l’ultimo scudetto dell’epopea berlusconiana.

Stato di abbandono
Difficile individuare il grande errore, se ce n’è stato solo uno, di questa dirigenza. Probabilmente si è trattato di una serie di eventi e situazioni concatenanti, o semplicemente la naturale fine di un ciclo vincente, ma negli occhi dei tifosi resta il rammarico per una chiusura ingloriosa, con la consapevolezza che sarebbe bastato modificare la metodologia di lavoro (una nuova dirigenza, l'adeguamento ai tempi che cambiano, maggiore attenzione all'evoluzione del mercato e una sana programmazione tecnica e societaria) per tenere in vita il Milan berlusconiano, anzichè dover cedere la meravigliosa creatura rossonera a nuovi misteriosi proprietari cinesi.

Da Gullit a Vangioni
Sta di fatto che di quella squadra fantastica presentata con la colonna sonora imperiosa e coinvolgente della Cavalcata delle Valchirie di Wagner, il giorno della celeberrima giornata degli elicotteri all’Arena di Milano, è rimasto solo il ricordo. E dal Milan dei Donadoni, Massaro, Giovanni Galli e poi Gullit, Van Basten, Rijkaard, e naturalmente dei Baresi, Maldini e Costacurta, siamo finiti all’ultima versione del Milan berlusconiano, schierato al Mapei Stadium di Reggio Emilia con gente come Vangioni e Zapata, Sosa e Kucka, Bertolacci e Bacca, Poli e Ocampos.

Forse è davvero arrivato il momento di chiudere un’epoca leggendaria.