29 marzo 2024
Aggiornato 05:30
La credibilità del campionato è a rischio

La F1 si ribella ai commissari: «Basta con queste penalità assurde»

Le sanzioni decise con due pesi e due misure nel Gran Premio del Messico sono state la goccia che ha fatto traboccare il vaso. Così piloti e team principal chiedono a gran voce che le regole del Mondiale vengano chiarite

Il contestato taglio di chicane di Lewis Hamilton alla partenza del GP del Messico
Il contestato taglio di chicane di Lewis Hamilton alla partenza del GP del Messico Foto: Red Bull

ROMA – Con l'archiviazione dell'inchiesta per gli insulti di Sebastian Vettel, la lunga coda di penalizzazioni seguita al Gran Premio del Messico si è finalmente conclusa. Ma non quella delle polemiche. Di penalità, infatti, i commissari ne hanno distribuite a pioggia sia durante che dopo la gara messicana, ma spesso utilizzando due pesi e due misure: «Penso che questi ragazzi non siano molto coerenti – si è lamentato Daniil Kvyat, sanzionato per aver tagliato la chicane, anche se pure il suo inseguitore Romain Grosjean aveva compiuto la stessa identica manovra – Onestamente sono molto scontento di come hanno preso le loro decisioni. Guardate quello che hanno fatto Massa e Alonso ad Austin (quando il pilota della McLaren colpì il suo ex compagno di squadra ma senza ricevere penalità, ndr) e poi quello che è successo qui tra me e Grosjean: le loro reazioni sono state completamente diverse».

Hamilton graziato
Ma perfino nel corso dello stesso Gran Premio di Città del Messico i tagli di chicane sono stati apparentemente trattati con criteri differenti. Max Verstappen, finito nell'erba e tornato in pista senza cedere la posizione a Sebastian Vettel, è stato sanzionato così come Kvyat. Lewis Hamilton, che si era comportato esattamente allo stesso modo alla partenza, ne è invece uscito pulito. «La grossa differenza è che quello era il primo giro, quindi non stava difendendo una posizione – ribatte il team principal della Mercedes, Toto Wolff – E d'altro canto anche Max doveva essere punito per aver colpito il leader di campionato (Nico Rosberg, ndr) e averlo mandato fuori pista nella stessa curva. Forse la penalità che ha ricevuto sul finale è stata una conseguenza della sua guida in generale. Alla prima curva i commissari sono stati piuttosto permissivi, ma penso che abbiano avuto ragione». La motivazione ufficiale per la decisione della direzione gara è stata che Hamilton, dopo il taglio, ha alzato il piede per non guadagnare terreno illecitamente sui suoi avversari. Ma non ha comunque restituito la posizione, come prevede invece il regolamento. «È stato ingiusto – protesta Daniel Ricciardo – Quando si sbaglia, per giunta in un momento cruciale della gara come la partenza, con tante vetture intorno, si deve pagare un prezzo». Gli fa eco anche Nico Hulkenberg: «Se quello che ha fatto Lewis non significa trarre un vantaggio, allora non so che cosa voglia dire trarre un vantaggio. Sono rimasto sorpreso che non sia stata nemmeno aperta un'inchiesta nei suoi confronti».

Norme da precisare
La sintesi più precisa la fa il team principal della Red Bull Christian Horner: «Le regole sono troppo aperte all'interpretazione: in che senso la manovra di Max è stata diversa da quella di Lewis? Si lascia troppo potere discrezionale ai commissari di ogni singola gara». Sarà la credibilità dell'intera Formula 1 nei confronti del pubblico a restare in bilico, finché i regolamenti non saranno riscritti in modo più trasparente, evitando quelle zone grigie che consentono di influire anche pesantemente sul risultato di ogni GP alla direzione gara. A partire dal suo capo intoccabile da ormai vent'anni, Charlie Whiting, che domenica scorsa è stato così volgarmente contestato da Sebastian Vettel via radio in mondovisione. Forse sui suoi toni c'è da ridire, ma nel merito è difficile sostenere che il ferrarista avesse tutti i torti.