18 aprile 2024
Aggiornato 13:30
Cavallino rampante appannato nel sabato magiaro

Ferrari, basta scuse: o domani rimonti o sei bocciata

Anche stavolta non mancano le giustificazioni per le qualifiche deludenti in Ungheria: la pioggia, il traffico, le bandiere gialle. Ma l'Hungaroring è l'ultima pista su cui la Rossa può sperare in un buon risultato. Parlare di sfortuna non basta più

Sebastian Vettel in azione nelle qualifiche del GP d'Ungheria
Sebastian Vettel in azione nelle qualifiche del GP d'Ungheria Foto: Ferrari

BUDAPESTStavolta la colpa è della bandiera gialla. E di Jenson Button: «Non so perché non si sia spostato, non è giusto – protesta Sebastian Vettel – Penso che si sia addormentato, o che non si aspettasse l'arrivo di altri piloti. Dopo la bandiera gialla ha rallentato per rientrare ai box, ma in quel momento sopraggiungevo io e ho perso molto tempo. Peccato, perché stavo facendo un giro come quello di Rosberg, sarei potuto entrare facilmente nelle prime tre posizioni». Per non parlare del meteo, che ha fregato il suo compagno di squadra Kimi Raikkonen nella seconda eliminatoria. «Nel momento in cui sono passato sul traguardo, il mio era un buon tempo – racconta – ma qualche secondo dopo non lo era più. La pista si continuava ad asciugare e si velocizzava. Oggi dipendeva tutto dalla scelta di tempo, che non si può pianificare: a volte la si azzecca, con un po' di fortuna, altre no».

Si può dare di più
La sfortuna, la pioggia, il traffico, le bandiere gialle. Di diversivi contro cui puntare il dito, la Ferrari ne può trovare a bizzeffe, in una qualifica così caotica come quella ungherese. Alla fine di tanti discorsi, però, resta scolpito nella pietra il verdetto della pista: Vettel quinto, Raikkonen quattordicesimo. E dire che il potenziale, stavolta, sembrava proprio esserci: «Abbiamo fatto qualche modifica dopo le ultime prove libere e penso che abbia funzionato. La macchina stava prendendo vita, anche se non lo abbiamo potuto dimostrare», insiste il tedesco. Gli fa eco Iceman: «Oggi la vettura andava molto bene, anche sotto l'acqua. Partendo così indietro non sarà una gara facile, ma sono sicuro che ci inventeremo qualcosa per migliorare la nostra posizione domani».

Ma ora servono i risultati
Il bello è che, dati alla mano, non si può nemmeno sostenere che i due piloti abbiano torto. Quella apparsa all'Hungaroring è una SF16-H più promettente che nelle ultime uscite (e non ci voleva molto, onestamente). Capace di stressare meno le gomme morbide rispetto alla concorrenza e di competere quasi ad armi pari sul passo gara. Purtroppo, però, come sempre arriva qualche inconveniente, o qualche errore, o qualche sfiga a compromettere il weekend di gara. Come ammette Raikkonen, quello magiaro compromesso lo è già: su una pista stretta e tortuosa come solo Montecarlo, partire indietro rappresenta un handicap difficilmente colmabile, al netto delle possibili strategie alternative che il muretto starà studiando. Ma questa pista, amica perché favorisce meno di altre l'imprendibile motore Mercedes, dove Vettel ottenne un anno fa la sua seconda vittoria in rosso, è anche l'ultimo esame di riparazione di una stagione finora da bocciare. E la Ferrari, come abbiamo visto, rischia di fallire anche questo, non tanto o non solo per colpa dell'ennesimo colpo di sfortuna, ma di un telaio che sembra inferiore anche a quello della Red Bull. Se questa malaugurata impressione venisse confermato anche domani, come i piloti sanno bene, tutte le altre giustificazioni del caso avrebbero il sapore della scusa. E a credere nei proclami di vittoria di Arrivabene e Marchionne resterebbero solo loro.