20 aprile 2024
Aggiornato 13:30
Calcio - Serie A

Polveriera Milan: ormai è tutti contro tutti

La vittoria contro il Sassuolo non ha placato le polemiche generate dai numerosi scontri interni: Berlusconi contro Mihajlovic, i tifosi contro Galliani, diversi calciatori rossoneri contro il tecnico, un caos molto poco calmo che potrebbe vedere la fine solo grazie ad un sensibile cambio di rotta della squadra.

MILANO - Ci mancava Marco Amelia a gettare altra benzina sul fuoco a Milanello, come se l'atmosfera incandescente che si respira da qualche settimana a questa parte non fosse già sufficiente a turbare gli animi inquieti dei rossoneri. Interpellato sul difficilmente comprensibile momento no - l’ennesimo - vissuto dal suo Milan, l’ex portiere del Milan, attualmente voluto da Josè Mourinho al Chelsea, l’ha toccata piano, evocando un fantasma del passato milanista che ha lasciato tante vedove e un’inspiegabile serie di dubbi: «Si racconta che siano stati alcuni miei compagni ad andare da Berlusconi a chiedere l’esonero di Clarence. Io e Kakà abbiamo letto questa cosa sui giornali, abbiamo chiesto spiegazioni nello spogliatoio, ma gli interessati hanno negato. Se fosse vero sarebbe stata una schifezza. Io che con Allegri non avevo rapporti non mi sono mai sognato di ostacolarlo. E comunque sostituire Seedorf a fine stagione è stato un grave errore, con Clarence il Milan aveva regole e disciplina». 

Seedorf contro Galliani
Una deflagrazione così potente non si sentiva a Milanello da anni. Non tanto per la rivelazione in sé, cosa evidentemente già nota a tutti - o quasi -, quanto per il peso specifico del personaggio tirato in ballo, Clarence Seedorf da Paramaribo, l’uomo che ebbe il coraggio di sfidare l’intoccabile Galliani, illudendosi di essere adeguatamente protetto dal presidente Berlusconi, finendone alla fine sconfitto dopo aver scoperto di essere stato abbandonato da tutti.

La fatua disciplina di Mihajlovic
Però la teoria di Marco Amelia non fa una grinza. Al Milan mai come in questo frangente ci sarebbe bisogno di disciplina, ma non quella di plastica importata da Genova e firmata dal presunto sergente di ferro Mihajlovic. Oggi ai rossoneri servirebbe un rigore morale che l’olandese aveva provato ad instaurare grazie ad un sistema di regole rigide e rispetto dei rapporti e che invece è stato subito riposto nella soffitta dei ricordi dal feroce Ad, implacabile contro chiunque abbia mai avuto il coraggio di mettersi sulla sua strada.

Tanti focolai di protesta al Milan
E i risultati si vedono. Il Milan di questa stagione è il ritratto della confusione, del caos per nulla calmo. Tra Arcore, via Aldo Rossi e il centro sportivo di Carnago si respira un clima di guerra civile all’interno del quale sembra impossibile far sbocciare il germe della serenità, dell’armonia, del bel calcio, dei risultati, delle vittorie, così come da mission presidenziale.
La partita contro il Sassuolo, che comunque ha restituito al Milan i tre punti dopo un lungo periodo di astinenza, ha messo drammaticamente in luce tutti i punti oscuri di questa società e evidenziato i numerosi focolai di scontro tra i rossoneri.

Berlusconi insoddisfatto di Mihajlovic
Il presidente Berlusconi, noblesse oblige, è il primo della lista. La sua poca tolleranza nei confronti del tecnico Mihajlovic viene a galla partita dopo partita ed emblematica è stata la discesa negli spogliatoi dell’ex premier al termine della vittoria rossonera contro gli emiliani, condita da complimenti sentiti per i ragazzi di Di Francesco e silenzio imbarazzato nei confronti dei suoi uomini.
E contro il tecnico serbo sembra schierata anche una fascia sempre più consistente della squadra, i cosiddetti «insoddisfatti», esasperati da un impiego sbagliato o addirittura inesistente: parliamo dei vari De Jong, Nocerino, Honda, Poli e da domenica la new entry Diego Lopez.

I tifosi contro Galliani
Per non parlare dell'atmosfera che si respira tra i tifosi, probabilmente il fronte più caldo della rivolta popolare che cova sotto la cenere. Ormai l’insofferenza da parte della curva nei confronti di Adriano Galliani è arrivata ai livelli di guardia, ma a sorprendere è la sempre maggiore diffusione di un sentimento di avversione contro l’amministratore delegato, sulla cui testa pende un capo d’accusa pesante: aver speso quasi 90 milioni di euro nell’ultimo mercato per costruire una squadra senza né capo né coda, con evidenti buchi sia in difesa che a centrocampo, frutto dei soliti affarucci con amici presidenti e procuratori.
Insomma un tutti contro tutti che potrebbe essere spazzato via solo da un tornado di risultati positivi. Ipotesi - a dire il vero - al momento difficilmente realizzabile.