MILANO - «Se ho mai dettato una formazione? No, mai, però spesso l’ho suggerita ai miei allenatori con cui discuto spesso. Parliamo della formazione e di ciascun calciatore prima di ogni partita. A volte non sono d’accordo con l’allenatore, ma in questi casi vince sempre lui. Così non ho mai abusato della mia posizione di proprietario e presidente del club. Non ho mai tentato di essere superiore al coach. Dopo tutto, è lui il responsabile dei risultati della squadra».
Il seguente trattato di correttezza e discrezione sportiva è firmato da Silvio Berlusconi, il sapiente uomo di calcio a cui si deve la geniale imposizione - pardon suggerimento - di puntare ad inizio stagione su un modulo a tutto trequartista, l’ormai celeberrimo 4-3-1-2, per il nuovo Milan di Sinisa Miahjlovic.
Tanti attaccanti, nessuna mezzapunta
Peccato che a nessuno sia venuto in mente di controllare se la squadra rossonera disponesse di un calciatore con determinate caratteristiche, oppure se fosse necessario acquistarlo nella recente campagna acquisti.
Il risultato è che il tecnico serbo ha accolto di buon grado l’imposizione - pardon suggerimento - del capo supremo; Galliani si è dato da fare sul mercato comprando una sfilza di attaccanti come se il nuovo modulo del Milan dovesse essere l’originale e innovativo 1-1-9, salvo poi accontentarsi di un centrocampista di corsa e sostanza, Juraj Kucka, perché quello era l’unico giocatore in esubero che l’amico Preziosi era disposto a cedere; e ora il Milan è undicesimo in classifica, con 9 punti frutto di tre vittorie (risicate) e 4 sconfitte (dolorose), e una raffica di problemi di carattere tecnico, tattico e psicologico che nemmeno Mago Zurlì sarebbe capace di risolvere.
Provati tutti nel ruolo di trequartista
C’è da dire che mister Sinisa almeno ci sta provando a dare un senso a questa squadra scombiccherata e dopo aver mischiato le carte nelle prime sette giornate di campionato e aver provato una dozzina di calciatori nel ruolo di trequartista, disinteressandosi pericolosamente di una delle fondamentali leggi della matematica - cambiando l’ordine degli addendi il risultato non cambia -, forse adesso siamo arrivati alla svolta epocale della stagione: l’abbandono del modulo tanto caro al presidente Berlusconi, inadatto però ad una squadra senza una mezzapunta.
Approfittando della sosta per le nazionali, l’allenatore serbo è al lavoro per provare un più salutare e meno impegnativo 4-4-2 che di fatto rischia di spegnere tutti gli entusiasmi del presidente onorario rossonero, ma che contemporaneamente potrebbe garantire al Milan un equilibrio finora solo sognato.
De Jong-Montolivo, coppia ideale per il centrocampo
La decisione avrebbe indubbiamente i suoi aspetti positivi: innanzitutto il recupero dalla naftalina del vecchio De Jong, al quale il lungimirante Galliani ha riconosciuto ad inizio stagione un rinnovo triennale a cifre da superstar (3 milioni di euro netti l’anno) non da energumeno del pallone qual è. Quindi diventa indispensabile farlo giocare per ammortizzare i 18 milioni che il 31enne olandese costerà al Milan.
Accanto a lui si muoverebbe capitan Montolivo che, alleggerito da compiti di copertura, potrebbe finalmente dedicarsi solo ed esclusivamente a far girare velocemente la palla ed impostare il gioco rossonero.
Mancano esterni di ruolo per il 4-4-2
E qui finiamo con le note positive, per scivolare drammaticamente alle controindicazioni. Perché se è vero che al Milan manca un trequartista di ruolo per attuare un decente 4-3-1-2, è altrettanto vero che non esistono esterni adatti per il 4-4-2, giocatori in grado di garantire rapidità, efficacia, copertura e creatività, tutte quelle qualità che ormai al Milan sembrano ormai dimenticate. A sinistra potrebbe giostrare Bonaventura, costringendo l’ex atalantino all’ennesimo cambio di ruolo, ma a destra? Keisuke Honda, Alessio Cerci o lo stesso Kucka sarebbero degli adattati, così come eventualmente Abate, spostato in avanti lasciando il ruolo di terzino a De Sciglio o Calabria.
Insomma, la soluzione del problema sembra ancora più complicata del problema stesso. Ma al Milan si sa, altrimenti non si divertono.
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