29 marzo 2024
Aggiornato 17:00
Calcio - Serie A

Il Milan di Mihajlovic alla ricerca d’identità

Deludente inizio stagione del nuovo Milan disegnato dal tecnico serbo. Troppe le contraddizioni di una squadra che finora ha detto tutto e il contrario di tutto. E contro il Napoli già non c’è più spazio per ulteriori indecisioni e battute d’arresto.

MILANO - Uno dei dogmi fondamentali per chi vive di calcio è il classico «Squadra che vince non si cambia». Il nuovo allenatore rossonero Sinisa Mihajlovic continua a cambiare interpreti per la sua squadra e infatti, per una suggestiva e moderna versione di sillogismo aristotelico, il Milan non riesce a vincere.
Abbiamo provato a prenderla un po’ alla larga, lasciandoci perfino sedurre da qualche contaminazione filosofica, per raccontare lo stato generale dell’ex club più titolato al mondo, catapultato in un vortice di critiche che ad inizio stagione non erano state messe in preventivo.

Inizio stagione deludente
In settimana abbiamo raccontato del summit tra squadra, allenatore e vertici societari, voluto espressamente da Adriano Galliani per richiamare all’ordine i calciatori rossoneri, protagonisti di un avvio di campionato tutt’altro che soddisfacente. Non è un mistero che dopo una campagna acquisti costata quasi 90 milioni, tutti i tifosi del Milan, da Silvio Berlusconi in giù, speravano di poter applaudire una squadra più competitiva, più appassionante, più bella da vedere, soprattutto più vincente. E invece tutte le analisi del dopogara di Genova, dove è arrivata la terza sconfitta in sei giornate di campionato, hanno messo in risalto, oltre alla confusione, alla mancanza di verve, di grinta e vitalità della squadra, solo ingenerosi paragoni con il Milan terrorizzante di Filippo Inzaghi.

Troppi tentativi di azzeccare la formazione giusta
Non certo un bel modo per iniziare quella che, nei programmi della dirigenza rossonera, doveva essere la stagione del rilancio per il Milan. La verità è che Sinisa Mihajlovic è ancora alla ricerca della quadratura del cerchio e che, ad oggi, troppi pezzi del puzzle milanista risultano piazzati fuori posto. Gli undici messi in campo dal tecnico serbo continuano a riservare sorprese e la sensazione è che l’ex allenatore sampdoriano tenti un po’ tutte le combinazioni nel tentativo di azzeccare la formazione giusta.

Tutte le contraddizioni del nuovo Milan
Il risultato è una sfilza di elementi contraddittori che non fanno che confondere dirigenza, fans, osservatori, critici e forse perfino lo stesso Mihajlovic: De Jong prima fa il regista (male), poi la mezzala (sempre male); Montolivo prima è un ex calciatore, poi diventa l’uomo indispensabile per questo Milan; Kucka prima è il ripiego sul mercato, poi rappresenta il perno del centrocampo rossonero; Bonaventura prima regala delizie giocando da mezzala, poi viene spostato dietro le punte perdendo di efficacia; Bacca e Luiz Adriano prima sono i nuovi gemelli del gol, poi però finiscono a turno in panchina; Balotelli prima è un di più, poi diventa indispensabile, poi torna ad essere un impedimento. 

Senza cuore non si vince
E magari fossero solo i dubbi di formazione a turbare i sonni di mister Mihajlovic. Il problema forse più grosso, manifestatosi in questo turbolento inizio di campionato, è che il nuovo Milan sembra privo di carattere, di voglia di lottare, di cattiveria agonistica, di «garra», tutte quella doti che ci si aspettava che l’allenatore serbo - unanimemente riconosciuto come un sergente di ferro - portasse in dote.
Invece nulla, i rossoneri spesso e volentieri sono scesi in campo con un atteggiamento molle e indolente, un lusso che una squadra ancora alla ricerca di una propria identità tecnico-tattica non può proprio permettersi.
Comprensibile e giustificato quindi il richiamo all’ordine di Adriano Galliani. Il messaggio ai calciatori del Milan è stato esplicito: senza cuore non si vince. Domenica sera contro il Napoli scopriremo se è stato recepito.