17 agosto 2025
Aggiornato 10:30
Calcio - Serie A

Milan a picco, Inzaghi verso l’esonero

L’ennesima prestazione indecente dei rossoneri ha messo definitivamente nei guai il tecnico piacentino, apparso ancora una volta impotente e incapace di gestire la squadra. Il Genoa di Gasperini, apparso due categorie superiori, ha passeggiato sulle macerie rossonere. Potrebbe essere stata l’ultima partita di Inzaghi sulla panchina del Milan.

MILANO - Non è bastata agli Inzaghi Boys l’atmosfera foriera di grandi novità, quelle che potrebbero arrivare entro poche ore da Arcore dove Bee Taechaubol ha incontrato Silvio Berlusconi, per dare una spallata robusta alla crisi e regalare ai disperati tifosi del Milan finalmente uno straccio di soddisfazione.
Pippo Inzaghi si era detto fiducioso in un pronto rilancio dopo la prestazione indecente offerta a Udine e il primo a sembrare ferito dall’ennesimo voltafaccia dei suoi ragazzi è apparso proprio lui, intervistato nel dopo partita: «Li avevo visti bene negli ultimi giorni a Milanello. Questo ritiro era stato accolto da tutti con maturità ed ero certo di vedere i risultati già contro il Genoa».

SENZA DIEGO LOPEZ, RISCHIO GOLEADA GENOANA - Invece pronti via e si è capito subito quale sarebbe stato l’andazzo della partita. Un Genoa brillante, spumeggiante e arioso da una parte; un Milan tranciato a metà, incapace di trovare gli spazi giusti ma soprattutto le motivazioni necessarie dall’altra. Nemmeno mezz’ora e il Genoa è passato in vantaggio con una straordinaria percussione centrale di Bertolacci che, lasciato van Ginkel a prendergli il numero di targa, ha superato un eroico Diego Lopez, capace fino a quel momento di salvare almeno altre 3 clamorose palle gol per i rossoblu.

MILAN, VOTO ZERO ALLA VOCE AMOR PROPRIO E DIGNITÀ - Da quel momento in poi è stato un monologo genoano e il risultato finale di 1-3, grazie ai gol di Tino Costa, Mexes per il Milan e Iago Falque su rigore allo scadere, è perfino risicato, tale e tanta è stata la superiorità tecnico tattica degli uomini di Gasperini. Il Genoa così conquista una vittoria che mancava a San Siro dal 25 maggio del 1958 (altro record tutt’altro che prezioso ottenuto dall’Inzaghi allenatore) e scaraventa il Milan nel baratro più nero.
Parlare della prestazione di Honda, Cerci, Menez (alla fine espulso per doppia ammonizione e protagonista di un insulto in mondovisione all’arbitro che potrebbe costargli una lunga squalifica), ma anche di De Sciglio, Rami, Bonaventura, potrebbe sembrare perfino ingeneroso, tanto sono state scadenti le performance dei ragazzi di Inzaghi. Ma a regalare maggiore tristezza e angoscia ai coraggiosi tifosi rossoneri rimasti fino alla fine sui desolanti spalti vuoti di San Siro (la curva sud ha lasciato in blocco lo stadio a metà del secondo tempo) è stata la totale mancanza di reazione da parte del Milan. Uno zero assoluto alla voce «amor proprio», o peggio ancora «dignità», che alla fine è ciò che inquieta maggiormente l’ormai precaria dirigenza rossonera.

BROCCHI PER FINIRE L’ANNO, POI RIFONDAZIONE - È questa la ragione per cui, già nel corso di Milan-Genoa, è stato allertato Christian Brocchi, a cui sarà affidato l’onere (di onore a questo punto non se ne parla nemmeno) di traghettare una specie di scialuppa piena di buchi, quale il Milan di oggi, verso la terra ferma della fine del campionato. Poi sarà compito di Bee Taechaubol, o chi per lui, prendere la decisione più corretta per il bene del Milan.
Una cosa è certa: la sola parola che può essere al momento accettata dall’angosciato popolo rossonero è «rifondazione», sia a livello societario che a livello tecnico. E pazienza se un termine così abusato in ambito politico provocherà l’orticaria a Silvio Berlusconi.