19 marzo 2024
Aggiornato 11:00
La trattativa

Alla fine Renzi «salva» Bonafede e Governo in cambio di «rappresentanza politica» (poltrone)

L'incontro Boschi-Conte sblocca la situazione. Il Premier assicura priorità su infrastrutture e semplificazione. Si apre la partita sulle presidenze di Commissione. PD: «Ora discontinuità»

Il leader di Italia Viva, Matteo Renzi
Il leader di Italia Viva, Matteo Renzi Foto: ANSA

ROMA (ASKANEWS) - Alfonso Bonafede è salvo. L'aula del Senato ha respinto le due mozioni di sfiducia nei confronti del ministro della Giustizia con 160 no (131 sì e un astenuto) nel caso del documento presentato dal centrodestra e con 158 (124 sì, 19 astenuti) su quello promosso da Emma Bonino. Matteo Renzi, che nei giorni scorsi non aveva mancato di sottolineare come Italia Viva valutasse l'appoggio della mozione garantista di +Europa, non ha affondato il colpo come era prevedibile. Ma all'esito del voto ci tiene comunque a far trapelare che la pattuglia dei suoi senatori è stata decisiva e ha salvato il governo che a palazzo Madama poggia su una risicata maggioranza.

Un peso che, assicura Renzi intervenendo in dichiarazioni di voto, non intende usare per ottenere «un sottosegretario bensì lo sblocco dei cantieri». Ma se non sarà un posto al governo, di sicuro la partita su Bonafede qualche poltrona in più per Italia viva la porterà. Non ne fa mistero il presidente del partito dei renziani Ettore Rosato: «Abbiamo il diritto oltre che il dovere di avere una rappresentanza politica per le nostre proposte». L'occasione sarà con ogni probabilità il rinnovo delle presidenze delle commissioni permanenti previsto a metà legislatura. «Noi come gli altri partiti di maggioranza abbiamo diritto ad avere una rappresentanza quando saranno rinnovate», ha detto Rosato. Anche perché le presidenze attuali sono il frutto di un'altra maggioranza, quella Lega-M5s che diede vita al governo Conte I a inizio legislatura.

Tanto rumore per una presidenza di commissione?

Renzi in aula fa sapere che se Bonafede «fa il ministro della Giustizia e non il ministro dei giustizialisti ci avrà al suo fianco» ma ricorda che quella che si è presentata poteva essere «una occasione di vendetta chiara» per quanto subito in passato dai ministri del suo governo costretti alle dimissioni anche per il fuoco di polemiche pentastellate. Il leader di Iv cita Alfano, Guidi, Boschi, Maurizio Lupi, Lotti, De Vincenti. «Se noi votassimo oggi secondo il metodo che lei, signor Ministro, ha usato nella sua esperienza parlamentare nei confronti dei membri dei nostri governi oggi dovrebbe andare a casa».

Ma se i renziani oggi non votano la sfiducia a Bonafede presentata da Bonino, seppure condividendone i contenuti, è «per motivi politici», chiarisce Renzi: «In primis per quanto detto dal presidente del Consiglio dei ministri che ha chiarito che se vi fosse stato un voto contrario all'operato del ministro da parte della maggioranza egli ne avrebbe tratto le conseguenze, quando parla il premier si rispetta istituzionalmente e si ascolta politicamente. Chi crede nella ragion di Stato rispetta le parole premier. Dal premier sono arrivati segnali importanti: abbiamo molto apprezzato le decisioni sull'Irap, la battaglia per la legalità a fianco della Bellanova, abbiamo apprezzato l'accelerazione sulla riapertura ma c'è ancora molto da fare».

PD: «Ora discontinuità»

Più che farina del sacco di Bonafede, insomma, l'esecutivo si è salvato, a sentire Renzi, per l'impegno di Conte con Iv. Ma è a Bonafede che invece si rivolge ancora Andrea Marcucci, presidente del gruppo Pd al Senato, dove non sono pochi i malpancisti nei confronti del Guardasigilli pentastellato: «Da oggi inizia una nuova fase per il governo al ministero della Giustizia. Tutta la maggioranza ha respinto le strumentali mozioni di sfiducia rivolte al Guardasigilli. Ma tutta la maggioranza ha mandato al titolare del dicastero di via Arenula un messaggio pressante. Alfonso Bonafede non potrà andare avanti nello stesso modo, serve una discontinuità più forte e netta tra il governo con la Lega e l'attuale esecutivo con Pd, Iv, Leu. E' un messaggio, che sono certo, il ministro raccoglierà fin da subito».

Bonafede si difende in aula

Al suo fianco ci sono il premier ma anche gli altri ministri M5s, a partire da Luigi Di Maio presente sin dal primo minuto della seduta. Il Guardasigilli assicura che «il confronto con tutte le forze politiche di maggioranza sarà costante, approfondito e improntato a una leale e reale collaborazione». E sulla riforma della prescrizione su cui renziani e dem aspettavano un segnale, Bonafede non promette alcuna inversione di rotta ma soltanto di «istituire una commissione ministeriale di approfondimento e monitoraggio dei tempi che permetta di valutare l'efficacia della riforma sia del nuovo processo penale, sia del nuovo processo civile». Ma tanto basta a rinnovargli la fiducia.