Gentiloni debutta in Ue: «Europa ancora in ritardo sull'immigrazione»
Il neo-premier Paolo Gentiloni ha «debuttato» a Bruxelles con un'attenzione particolare per il tema migratorio: sul quale, ha detto, l'Ue si muove ancora con troppa lentezza
BRUXELLES - Soprattutto la crisi migratoria, che l'Ue continua ad affrontare con molto ritardo, e dove resta forte l'insoddisfazione italiana nella discussione sulla riforma del regolamento di Dublino per la politica comune dell'asilo; poi la difficilissima situazione umanitaria in Siria, dove non è passata, per la seconda volta dopo il vertice di ottobre, la proposta «sbagliata» di nuove sanzioni contro la Russia per il ruolo svolto nei bombardamenti di Aleppo; infine la Brexit, con l'accordo sulla struttura, le procedure e i protagonisti del negoziato che sarà avviato con il Regno Unito non appena il governo di Londra avrà attivato la notifica dell'Articolo 50 del Trattato Ue sul recesso dall'Unione.
12 ore appena
Sono questi i tre temi principali su cui i capi di Stato e di governo hanno discusso al vertice Ue di Bruxelles «per 12 ore appena», come ha detto ironicamente il presidente del Consiglio italiano Paolo Gentiloni, durante la sua conferenza stampa al termine della riunione, poco prima della mezzanotte di ieri.
Un onore
«Per me è stato un onore partecipare per la prima volta al Consiglio europeo. Tutti i colleghi - ha riferito Gentiloni - mi hanno chiesto di salutare Matteo Renzi. Sono stato accolto molto positivamente da molti di loro, incuriositi come sempre in questi casi dalle vicende politiche italiane ma anche favorevolmente colpiti dalla rapidità con cui la crisi si è risolta, che mi ha permesso di stare al tavolo del Consiglio europeo. E, come sapete, proprio questo era uno degli obiettivi del presidente della Repubblica» durante la gestione della crisi.
Lentezza sull'immigrazione
«La nostra valutazione - ha osservato quindi il presidente del Consiglio - resta che l'Ue si sta lentamente orientando ad assumere nella sua agenda le priorità migratorie, ma purtroppo i problemi sono molto più veloci delle soluzioni, e quindi, a mio avviso, continua a esserci un fortissimo ritardo»; e questo «anche dove, come ad esempio nel recepimento della proposta italiana del 'Migration Compact', c'è una consapevolezza che si debba intervenire in Africa».
Passi simbolici di rilievo
Da questo punto di vista, «si sono fatti dei passi simbolici di un certo rilievo, e penso - ha osservato Gentiloni - all'incontro avuto con il presidente francese François Hollande, la cancelliera tedesca Angela Merkel, il primo ministro spagnolo Mariano Rajoy, e il presidente del Niger», Mahamadou Issoufou. Il Niger, ha spiegato «è un paese fondamentale, essendo l'anticamera, il paese attraverso il quale le grandi migrazioni dal Sahara poi confluiscono verso la Libia. Abbiamo fatto un pacchetto per il Niger da 100 milioni di euro, che sarà rafforzato nelle prossime settimane. L'obiettivo dell'Italia - ha sottolineato Gentiloni - è di farne una specie di piccolo pacchetto paragonabile a quello deciso dall'Ue nel marzo scorso per la Turchia». Si tratta, cioè di «considerare le priorità di un paese, investire delle risorse e misurare poi i risultati in termini di riduzione dei flussi migratori». Tuttavia, ha ripetuto il presidente del Consiglio, «anche dove sono stati fatti dei piccoli passi avanti, i tempi sono lunghissimi; pensate che il Migration Compact nasce a gennaio, siamo a fine anno e siamo ancora a dei passi parziali».
L'annosa questione Dublino
Quanto alla discussione sulla riforma del regolamento di Dublino, "abbiamo chiesto e ottenuto che fosse rinviata, perché le ipotesi che si delineavano erano per noi insoddisfacenti. Quindi se ne discuterà nel corso di prossimi mesi», ha riferito Gentiloni. Secondo le conclusioni del vertice, il Consiglio europeo «mira a raggiungere il consenso» sulla riforma durante il prossimo semestre della presidenza di turno maltese dell'Ue.
Consenso
Alla domanda se l'indicazione temporale e l'obiettivo indicato del «consenso», ovvero di un'approvazione all'unanimità da parte dei Ventotto su una questione che può essere invece decisa a maggioranza qualificata dai ministri nel Consiglio Ue, Gentiloni ha risposto che invece «la formulazione va benissimo», e ha poi ironizzato sulla «discussione di un'ora e 40 minuti che c'è stata, e che vi risparmio, sul suo significato». Il senso della discussione, insomma «era proprio quello di chiarire che l'espressione 'we aim to' ('miriamo a raggiungere', ndr) non implica una scadenza entro cui arrivare al consenso, non significa 'raggiungeremo il consenso'», ha precisato il presidente del Consiglio.
No a sanzioni alla Russia sulla Siria
Infine, ha proseguito Gentiloni, «si è discusso a lungo del tema siriano, dove certo la diplomazia vive uno dei suoi momenti più difficili». Per l'Europa «non è facile» fare qualcosa, «ci siamo molto concentrati sulla dimensione umanitaria, in cui l'Ue può effettivamente dare contributo; e abbiamo avuto una discussione conclusasi per fortuna senza considerare l'ipotesi, che a mio avviso sarebbe stata sbagliata, di reagire alla situazione ad Aleppo e in Siria con sanzioni decise dall'Ue nei confronti della Russia. Come sapete - ha ricordato il presidente del Consiglio rivolto ai giornalisti - questa ipotesi è girata, ed è stata rinnovata anche nella riunione di oggi, ma - ha concluso - non è stata adottata».
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