Renzi e Travaglio duellano in tv. Chi ha vinto?
Il suo 'antenato' televisivo è stato l'epico confronto tra il giornalista e Silvio Berlusconi, al quale gli opinionisti assegnarono la palma della vittoria. Com'è andato questo duello?
ROMA - Un confronto atteso, attesissimo, nel merito del referendum costituzionale tanto caro, per ragioni opposte, ad entrambi gli interlocutori. Il duello tra il premier Matteo Renzi e il direttore del "Fatto Quotidiano" Marco Travaglio ricorda, per certi versi e con le dovute differenze, quello che si consumò negli studi di Michele Santoro tra lo stesso Travaglio e il suo nemico storico Silvio Berlusconi, giustamente iscritto negli annali della storia della televisione. Certo, quello di ieri sera non ha sfiorato i livelli di «epicità» del suo «antenato», ma il parallelismo è lecito. Quantomeno perché, oggi come allora, sono tutti a chiedersi chi abbia «vinto»: se il graffio inflessibile del direttore del "Fatto", o la parlantina instancabile e toscaneggiante del premier.
Stoccate
«Sono diminuite le copie del 'Fatto', non i posti di lavoro.. E se io sono Fonzie, lei è Ralph Malph» tuona il premier, difendendo il suo Jobs Act. «Fonzie non riusciva a dire 'ho sbagliato'.. Ora non dica sciocchezze [...] Il Pd si è reso conto che l’Italicum è stata una vaccata», replica Marco Travaglio.«C’è un assessore al comune di Roma che lei preferisce..» attacca Renzi.«Mai visto né conosciuto nessun assessore nella Capitale» risponde il giornalista. Queste sono solo alcune delle stoccate reciprocamente lanciate dai duellanti. Tanto che la conduttrice Lilli Gruber deve puntare i piedi per difendere il proprio ruolo: «Non mi fate bacchettare, qui conduco io».
Lo scontro sulla Muraro
Vere e proprie scintille sulla vicenda dell'assessore capitolina all'Ambiente Paola Muraro, uno dei momenti di maggiore tensione televisiva. Parlando della riforma del Senato, il direttore del "Fatto" sottolinea che «il sindaco non può stare a metà servizio» e fare anche il senatore: «Lei ha fatto il sindaco e sa che si deve occupare di tante cose come le emergenze rifiuti». Secca la replica del premier: «Non tutti hanno le emergenze rifiuti, ce l'ha qualche assessore come la preferita di Travaglio». Una risposta che fa infuriare il giornalista: «Ho chiesto le dimissioni della Muraro, pensi agli indagati del Pd», ribatte.
Bugie e giustizialismo
«Fate dimettere tutti quelli che mentono nel vostro partito, a cominciare da lei, e poi scherziamo», prosegue Travaglio. «Mi dica dove io mento», risponde retoricamente Renzi. «Veramente la chiamavano ‘il bomba’ da piccolo», attacca il direttore del "Fatto", che prosegue: «E poi vede, io non sono il presidente del Consiglio. Se mente un premier, è un po’ più grave». «Sono felice che Travaglio abbia scoperto il magico mondo del garantismo», è la pronta risposta del premier.
'Analfabeti che scrivono la Costituzione'
Un battibecco continuo, che culmina quando Travaglio critica aspramente il nuovo art. 70 della Costituzione: «Da 9 parole siamo passati a 438 parole, scritte dai ‘semplificatori’. Chi lo legge non ci capisce niente. Zagrebelsky ha detto che smette di insegnare, se passa questa roba, e non per polemica, ma perché non sa cosa vuol dire quel testo». E continua: «Abbiamo fatto scrivere la nuova Costituzione a degli analfabeti che non sanno esprimersi in lingua italiana e creeranno soltanto paralisi. Renzi parla di risparmi? Io ero renziano quando gli sentivo dire ‘dimezzeremo i deputati e senatori e poi pure le indennità’».
'Lessico degno del miglior costituzionalista'
La replica di Renzi, colorata dalla tradizionale ironia, non si fa attendere: «Il noto costituzionalista Travaglio usa espressioni, da ‘ciucciare’ a ‘cazzaro’, degne della migliore tradizione costituzionale.Vuol difendere la democrazia e non riesce nemmeno una volta ad accendere l’orecchio. L’art.70? Basta leggerlo. Non sono tutti Di Maio, c’è anche chi capisce le mail quando le apre». «Non è scritto in italiano», ribatte Travaglio. «Le assicuro che non lo capisce Zagrebelsky, non Di Maio».
Allora vinse Berlusconi
Chi ha vinto, insomma? Difficile a dirsi. Nel duello con Berlusconi, gli opinionisti del giorno dopo furono tutti concordi nell'assegnare la vittoria al Cavaliere, che, con le sue doti innate da comunicatore, era riuscito a mettere in evidente difficoltà il pur agguerritissimo Travaglio. La prova del nove? Di quel dibattito, tutti si ricordano il provocatorio e sarcastico gesto di Berlusconi nello spolverare la sedia dell'avversario prima di sedervisi, molto meno gli argomenti usati dal giornalista per attaccare il rivale.
E oggi?
Oggi, i confini sono meno netti, e i duellanti hanno giocato in un continuo e inflessibile testa a testa. Non si può negare che il direttore del "Fatto" abbia sempre incalzato l'interlocutore, ma bisogna ammettere, però, che il premier è riuscito a tenergli testa, senza mai lasciargli l'ultima parola: impresa che, quando si parla di Travaglio, risulta certamente ardua. Si pensi al battibecco sul Jobs Act, con l'arguta stoccata di Renzi sulla scarsità di copie vendute del "Fatto" (e non di posti di lavoro). Si pensi all'ironia del direttore su Fonzie, alter ego giornalistico del premier, a cui quest'ultimo ha ribattuto attribuendo comicamente a Travaglio l'identità di Ralph Malph. Addirittura, c'è chi già ritiene che Travaglio abbia evidenziato anche questa volta il suo punto debole: pur preparatissimo e ricco di argomenti, di fronte all'«interlocutore che gli tiene testa abbassa lo sguardo».Soprattutto se l'interlocutore in questione - come Berlusconi allora e Renzi oggi - vanta una fortissima personalità, un egocentrismo politico senza pari, un'incrollabile sicurezza in se stesso e parla come lingua madre il linguaggio dell'ironia che colpisce nel segno. Ad ogni modo, prima di chiunque altro ha vinto La7, che ha fatto il boom di telespettatori, raggiungendo il 9,35% di share.
- 19/12/2016 Renzi: «Al Referendum abbiamo straperso»
- 06/12/2016 La profezia (attesa) del Financial Times: Renzi ultimo premier filo-europeo, e Italia peggio della Grecia
- 06/12/2016 El País all'attacco: i 3 più gravi errori di Renzi che l'hanno condannato alla sconfitta
- 06/12/2016 L'uomo del Sì di Renzi, Jim Messina: una «sola» da 400mila euro