28 marzo 2024
Aggiornato 10:00
Un'altra figuraccia mondiale

Colosseo chiuso, scandalo dei sindacati. E di Renzi

Il monumento simbolo dell'Italia bloccato per ore da un'assemblea dei lavoratori ha portato l'esasperazione dei romani contro gli scioperi a livelli mai raggiunti prima. Ma il premier non può limitarsi ai tweet furbini: ne è responsabile anche lui

ROMA – Anche noi, come tutti i romani, degli scioperi ne abbiamo ormai da anni piene le scatole. Ci hanno portato all'esasperazione le continue agitazioni selvagge dei trasporti, delle scuole, degli spazzini e di tanti altri servizi pubblici, che aggiungono ulteriori disagi a quelli dei consueti malfunzionamenti. E le scene di ieri mattina, con il Colosseo e i Fori romani bloccati per tre ore per un'assemblea sindacale, migliaia di turisti giunti da tutto il mondo per visitare il monumento simbolo dell'Italia furibondi in coda, il cartello di informazioni in inglese scritto sbagliato, l'ennesima figura di palta interplanetaria della città che di qui a qualche settimana ospiterà il Giubileo e che si candida anche alle Olimpiadi, hanno solo peggiorato questa situazione.

Il diritto di sciopero non c’entra
I sindacati si difendono con il solito ritornello: abbiamo fatto tutto a norma di legge, l'assemblea era stata annunciata da giorni e regolarmente autorizzata. Tutto vero, ma non sposta di una virgola il nocciolo del problema. Se le regole consentono che il cuore del turismo italiano possa restare chiuso per ore senza colpo ferire in una mattina qualunque, allora queste regole sono sbagliate e vanno cambiate. Né possiamo accettare che lavoratori super-tutelati come quelli della funzione pubblica si appellino al solito diritto costituzionale di sciopero. Un diritto sacrosanto e intoccabile, ma di cui per troppi decenni si sono approfittati senza porsi limiti, anzi, con il chiaro obiettivo di provocare il maggior danno possibile al servizio che dovrebbero svolgere, così da fare più rumore ed avere più peso nelle trattative.

Ma Renzi è colpevole quanto i sindacati
Eppure, sottolineato per l'ennesima volta questo squallido contesto, vedere il premier Matteo Renzi che, in un giorno del genere, non trova meglio da fare che twittare: «Non lasceremo la cultura ostaggio di quei sindacalisti contro l'Italia» porta la nostra esasperazione oltre ogni livello raggiunto prima d’ora. Perché il capo del governo non può limitarsi, anche stavolta, alla propaganda, al facile attacco contro un'istituzione già ampiamente sputtanata come i sindacati. Perché Renzi, piuttosto, dovrebbe pensare a risolvere il problema per il quale quei lavoratori stavano manifestando: ovvero gli straordinari che non vengono loro pagati da undici mesi. Una situazione che, purtroppo, li accomuna a migliaia di colleghi delle pubbliche amministrazioni, per non parlare degli altrettanti imprenditori ormai alla canna del gas perché da tempi scandalosi attendono i pagamenti delle loro fatture dallo Stato. E che lo stesso Renzi aveva promesso mesi e mesi fa di saldare completamente: ma, trattandosi di una promessa di Renzi, naturalmente è rimasta carta straccia. Ecco, prima di aprire Twitter, il premier farebbe meglio a mettere mano al portafogli, e magari pure a una legge che regolamenti in modo più civile il diritto di sciopero. Perché se ieri il Colosseo è rimasto chiuso per tre ore, di fronte agli occhi attoniti del mondo, la responsabilità è anche (e soprattutto) sua.