28 agosto 2025
Aggiornato 05:00
Fiducia striminzita per il Ddl-scuola

Questa riforma deve andare a scuola

Fedriga (Lega). «Il provvedimento approvato è uno scenario da film dell'orrore: contro questa mostruosità è iniziata la nostra trincea». Brunetta (Forza Italia): «E’una mescolanza di clientelismo di sinistra, Cgil, e di velleitarismo liberal, il tutto male assortito». Vendola (SEL): «Cancelleremo questa vergogna». M5S: «Renzi vuole smantellare lo stato sociale e puntare su una scuola per ric

ROMA- Se alla riforma della scuola, votata in via definitiva, si può ascrivere un merito è di aver messo d’accordo sulla necessità di bocciarla tutte le opposizioni, anche le più distanti fra loro.

STEFANIA GIANNINI NON SA CONTARE- Ad esultare è rimasta solo la ministra Giannini. Ma non le si può dare torto perché con l’approvazione della riforma ritiene di essersi guadagnata la permanenza su una poltrona eternamente in fibrillazione. Un ministero che lo stesso Renzi ha giudicato, da sempre, essere occupato abusivamente dalla ex di Lista Civica.
Ma l’euforia, anche in questa occasione, non ha impedito a Stefania Giannini di mettere una volta di più in mostra il suo distacco dalla realtà: quella scolastica, come quella parlamentare. A chi le faceva notare che la sua riforma era stata approvata con appena 277 voti ha risposto: «E’ dipeso più dalle assenze che da un dissenso».

UN MINISTRO A CORTO DI VOCABOLARIO - Insomma la ministra, come sempre più attenta a domare la sua folta chioma che alle parole che dice, non si è accorta che sono stati circa 120 i voti a disposizione della maggioranza che, come suggeriva una volta Bettino Craxi, hanno preferito andarsene al mare. Inoltre non ha visto i cinque deputati Dem che hanno votato contro la riforma, e le è mancato il pallottoliere per contare i 75 voti del Pd in libera uscita dall’Aula di Montecitorio.
Se questo, in aggiunta alle proteste dell’opposizione, e alla rivolta di  tutto il mondo della scuola (insegnati e studenti) non è corretto chiamarlo dissenso, forse qualcuno dovrebbe consigliare alla ministra dell’Istruzione di andarsi a dare una rinfrescatine sulle pagine dello Zingarelli.

FEDRIGA (LEGA): GIU’ LE MANI DAI BAMBINI - «La buona scuola di Renzi fa indottrinamento gender tra i banchi, censura il Natale, elimina i crocefissi dalle aule, dimentica mamme e papà e li sostituisce con 'genitore 1 e genitore 2'. E' uno scenario da film dell'orrore: contro questa mostruosità è iniziata la nostra trincea. La protesta in aula e la mia espulsione sono solo l'inizio, ora la battaglia politica si sposta sui nostri territori. Non permetteremo al Pd di fare propaganda sulla pelle dei nostri bambini», denuncia in una nota il capogruppo della Lega alla Camera. Massimiliano Fedriga, per dare peso alla sua protesta e a quella dei suoi colleghi della Lega che hanno esibito cartelli con la scritta: 'Giù le mani dai bambini', si è fatto anche espellere dall’Aula.

M5S: RENZI VUOLE LA SCUOLA DEI RICCHI - I deputati del Movimento 5 Stelle, hanno letto in Aula la Costituzione: «Abbiamo voluto leggere, tutti insieme, quei tre articoli della nostra Carta, per rendere chiaro al Parlamento e al Paese lo scempio che si stava compiendo. Quello che Renzi e il suo partito hanno realizzato è un nuovo punto del progetto che punta a trasformare i principi sui quali è fondata la nostra Repubblica: smantellamento dello Stato Sociale, abbandono delle fasce più deboli e privatizzazione selvaggia», hanno spiegato i deputati grillini.
Per una volta sono andati a braccetto anche Nichi Vendola e Renato Brunetta.
«Questa riforma della scuola è una mescolanza di clientelismo di sinistra, di Cgil, e di velleitarismo liberal, il tutto male assortito», protesta il capo gruppo di Forza Italia, aggiungendo di essere favorevole a sostenere un referendum per l’abrogazione della riforma.
«Chi ha a cuore la scuola pubblica troverà il modo per cancellare questa vergogna e per ridare fiducia ai docenti e agli studenti», gli ha fatto eco il segretario di Sel.

TUTTO IL POTERE AI PRESIDI - Fra i punti più controversi della riforma c’è il potere che il governo ha inteso mettere nelle mani dei presidi.
Ecco cosa ne pensa in proposito il Movimento 5 Stelle: «La scuola del Ddl Istruzione porterà a una sempre maggiore differenza qualitativa tra istituti per ricchi e scuole per poveri. I presidi, che saranno sottoposti al controllo politico del Miur, al contempo saranno liberi di scegliere gli insegnanti in totale autonomia, con il rischio di creare fenomeni di clientelismo. Alle scuole paritarie vengono concessi nuovi, ulteriori, vantaggi mentre le scuole pubbliche, sempre a corto di risorse, crollano a pezzi». Questo il giudizio dei parlamentari pentastellati.

CHI SI RICORDA DELLA DIDATTICA? - Ce n’è abbastanza per ritenere che la riforma, passata unicamente per una forzatura parlamentare voluta da Matteo Renzi, avrebbe avuto bisogno perlomeno di una riflessione più meditata da parte del governo. Ma le sue lacune non si limitano a quelle che maggiormente hanno suscitato l’interesse dei media.
Chi ha a cuore il mondo della scuola e l’avvenire dei propri figli accusa giustamente la riforma di essersi unicamente concentrata sull’organizzazione dell’insegnamento (inoltre abbiamo visto con quali risultati) e di non avere speso una parole sulla didattica.
Non c’è la benché minima attenzione, nel Ddl approvato, alle esigenze di un sapere adeguato ai tempi, alle nuove professioni, al recupero di mestieri abbandonati con noncuranza e irresponsabilità, sebbene ancora oggi costituiscano la base sulla quale poggia quel modo di produrre che tutto il mondo conosce come «made in Italy».

L’ALBA DEL GIORNO CHE NON VORREMMO - In compenso sono presenti qua e là slanci velleitari e irrealizzabili come le 200 ore di alternanza scuola lavoro assegnati ai licei: dove? come? quando? Un mistero.
Così come è un oggetto misterioso il potenziamento degli Istituti tecnici superiori, da frequentare dopo il diploma, che dovrebbero rappresentare «un'alternativa al percorso universitario».
Matteo Renzi non fa che ripetere che la rinascita dell’Italia deve partire dalla scuola. Se questo è il mattino di un nuovo giorno per i giovani italiani in attesa di un futuro migliore figuriamoci, il resto delle 24 ore.