Cappelletti: «Pedemontana, l'apoteosi degli arresti domiciliari»
Le dimissioni dell'ormai ex ministro delle Infrastrutture Maurizio Lupi hanno spaccato l'opinione pubblica e quella politica. Per il senatore del Movimento 5 Stelle la questione non si riduce al Rolex regalato al figlio di Lupi, ma investe l'intero dicastero del ministro, secondo Cappelletti, cosparso di irregolarità pesanti e personaggi ambigui.
ROMA - «E poi ci chiediamo se questo signore fa bene a presentare le dimissioni o meno? Dovrebbe scusarsi davanti a sessanta milioni di italiani, cospargersi il capo di cenere e sparire dalla circolazione per il resto della sua vita». Il senatore del Movimento 5 Stelle, Enrico Cappelletti, in un'intervista rilasciata al DiariodelWeb.it, commenta gli ultimi sviluppi relativi alle dimissioni di Maurizio Lupi da ministro delle Infrastrutture. Partendo dalla concretezza degli enormi errori del dicastero guidato da Lupi prendendo come esempio le grandi opere venete, il senatore pentastellato dipinge un settore, quello delle Infrastrutture, malato sin nelle radici. In questo modo la grande opera non diventa mezzo di corruzione, ma causa stessa: il progetto nasce a scopo di lucro.
LUPI E L'INCAPACITA' DI GESTIRE IL DICASTERO - Il Movimento 5 Stelle, con la proposta di intervento sui lavori delle grandi opere, chiede di riprendere in mano completamente la questione. C'è bisogno di una trasparenza che nella gestione delle grandi opere è venuta a mancare completamente. A dimostrarlo gli ultimissimi fatti che hanno visto le dimissioni dell'ormai ex ministro delle Infrastrutture, Maurizio Lupi. Dal Mose alla linea ferroviaria Tav, passando per Expo: le grandi opere italiane hanno dimostrato di essere enorme ricettacolo di germi di corruzione e illegalità. «Le dimissioni di Lupi non sono dovuti al Rolex – spiega il senatore Cappelletti –. Le dimissioni di Lupi sono dovute al fatto che ha dato evidenza, se non di collusione con un sistema malavitoso, di grandissima incapacità di gestire il suo dicastero».
DAL VENETO ALL'ITALIA: IL MARCIO DELLE INFRASTRUTTURE - Partendo dal Veneto, Cappelletti illustra la situazione italiana delle grandi opere, ormai progettate e costruite non più per necessità, quanto invece per interesse: le grandi opere in Italia sono un vero e proprio business. «Facendo un esempio – continua il senatore –, io provengo dal Veneto, ma anche in Lombardia, sono state fatte delle autostrade che, negli ultimi anni, al di sotto del manto stradale vi sono chilometri e chilometri di scarti industriali. Al punto da far dire, da più di un osservatore, che tutte queste grandi infrastrutture, tutte queste strade che non servono a nulla, vengono realizzate per liberarsi di quantità enormi di scarti: si parla di 14 chilometri di terrapieno riempiti da migliaia di camion che hanno riversato mila metri cubi di scarti industriali. È successo che i cittadini che portassero a spasso il cane lo ritrovassero morto stecchito dopo poco per essersi abbeverato nelle pozzanghere sulla strada. Sta indagando l'antimafia, sono stati rilevati elementi di cromoesovalente. Un business stratosferico di interramento di rifiuti industriali tossicia. Da una parte questo, dall'altra faccio un altro esempio», spiega il senatore.
UN MARE DI INDAGATI NELLA GUIDA DELLE GRANDI OPERE - La denuncia di Cappelletti deriva, soprattutto, da una situazione insostenibile legata ai vertici dei lavori, in cui stanziano soggetti di dubbio spessore morale. Come spiega il senatore i protagonisti delle grandi opere, in Veneto come nel resto dello stivale, risultano all'attenzione della magistratura, oltre che degli uffici dell'antimafia. «Sempre in Veneto continua, ancora, Cappelletti –, l'opera infrastrutturale più importante, una delle più importanti costruzioni in Italia, parliamo di un affare da due miliardi e trecento milioni, è la Pedemontana veneta. Bene, questa autostrada è realizzata da un commissario governativo, che quindi risponde al ministro delle Infrastrutture, che è sotto indagine per turbativa d'asta: basterebbe questo per far saltare la sedia del ministro. Cediamo un'opera da due miliardi e trecento milioni ad un tizio che è attenzionato dalla magistratura per turbativa d'asta, cioè per aver avvantaggiato – ci sono delle indagini in corso – un'azienda rispetto alle altre. Il suo braccio destro, ingegner Fasiol – per dare un'idea dello stile con cui Lupi sta portando avanti queste opere – è uscito dagli arresti da poco tempo perché ha dei capi d'imputazione gravissimi per episodi legati alle tangenti del Mose. Entrambi rispondo all'assessore alle Infrastrutture alla Regione Vento Chisso, che è agli arresti domiciliari, che, a sua volta, rispondeva a Giancarlo Galan, agli arresti domiciliari. Il direttore di cantiere di quest'opera – e non parliamo di un'opera a livello locale, perché dopo il Mose è l'opera più importante in Veneto ed è senza dubbio tra le prime cinque d'Italia – ha diciassette incarichi di cantiere in tutta Italia ed è il fulcro dell'indagine ultima che ha portato alle dimissioni di Lupi. Questo è il quadro».
LA RESPONSABILITA' DI LUPI - La denuncia forte del senatore ritorna, poi, al responsabile numero uno del disastro delle infrastrutture, l'ormai ex ministro Lupi: sotto l'egida di Lupi sono stati infatti condotti lavori che, oltre a lucrare sul pubblico in maniera assolutamente condannabile, attentano concretamente alla salute dei cittadini italiani, dal Nord al Sud dell'Italia. «E poi ci chiediamo se questo signore fa bene a presentare le dimissioni o meno? – si domanda Cappelletti –. Dovrebbe scusarsi davanti a sessanta milioni di italiani, cospargersi il capo di cenere e sparire dalla circolazione per il resto della sua vita. L'antimafia che sta indagando sull'interramento di 150 mila metri cubi di scarti industriali sulla Valdastico Sud – un'opera la cui ultima tranche è stata inaugurata da dieci giorni, quindi in pieno dominio ministeriale di Lupi – è, appunto, attenzionata dall'antimafia di Venezia, ed è stata indicata da alcuni magistrati che sono stati sentiti, sia dall'antimafia di Venezia che dalla Commissione bicamerale sulle ecomafie in merito appunto a questa situazione, e che hanno dato indicazione perché adesso bisognerebbe 'aprire' completamente l'autostrada e fare delle bonifiche. Vuol dire asportare quel materiale che, a lungo andare, colerà nel sottosuolo, intaccando la falda acquifera, causando danni alla salute di centinaia di migliaia di persone. Forse addirittura peggio. Ora chi paga? Lupi non ha responsabilità? E chi è che ha responsabilità se non lui? Secondo me dovrebbe pagare fino all'ultima lira, dovrebbe venire, aprire l'autostrada e disporre le bonifiche del territorio esattamente come era prima della realizzazione di questi lavori. Lavori eseguiti se non con uno scopo di tipo delinquenziale, ma poco ci manca, perché peggio di così non poteva fare», conclude il senatore del Movimento 5 Stelle.