16 aprile 2024
Aggiornato 09:00
Nella vicenda Lupi l'esaltazione della somma ignoranza della politica

L'incompetenza fa più danni della corruzione

I nostri padri una volta ci insegnavano che l'unico modo per reagire ad un evento negativo è trattarlo come una esperienza dalla quale trarre un insegnamento affinchè non si debba ripetere. Sulla vicenda Lupi ora è tutto un rincorrersi di proposte e suggerimenti su come intervenire sul sistema degli appalti, ma non è niente di nuovo nella nostra storia nazionale.

ROMA - I nostri padri una volta ci insegnavano che l'unico modo per reagire ad un evento negativo è trattarlo come una esperienza dalla quale trarre un insegnamento affinchè non si debba ripetere. Sulla vicenda Lupi ora è tutto un rincorrersi di proposte e suggerimenti su come intervenire sul sistema degli appalti. Stupisce, però, constatare che consiglieri e suggeritori propongano soluzioni anticorruzione di sicura efficacia con l'aria di scoprire oggi l'esistenza di un malaffare diffuso, come se tangentopoli non fosse mai esistita e ci trovassimo di fronte a episodi da suscitare sorpresa e meraviglia.

CHIAVISTELLI A SCOPPIO RITARDATO - Ma se c'erano tutti questi chiavistelli a disposizione, perfettamente capaci di sbarrare la strada alla corruzione, come mai, dal lontano 1992 in poi non sono stati montati a difesa dei denari dei contribuenti? A questa domanda è facile rispondere che i destinatari degli illeciti si siano dati da fare parecchio in questi anni, e con successo, per tenere a debita distanza quei criteri e quelle regole (magari mutuate da ciò che si fa nel resto del mondo) che avrebbero potuto impedire loro di arricchirsi alle nostre spalle. Quindi fino a questo punto il ragionamento non fa una grinza, cioè è perfettamente calzante ad una logica delinquenziale. Quello che invece appare del tutto incomprensibile è come mai gli attuali censori non abbiano alzato la voce quando avrebbero dovuto. Non abbiano gridato ai quattroventi che tangentopoli era più viva che mai, mentre si stava registrando una fiction televisiva per restiuirci, falsamente, fatti e storie della corruzione all'italiana come appartenenti ad un tempo storico passato e ormai sepolto.

COME SCASSINARE LE CASSE DELLO STATO - Insomma ci siamo trovati ancora una volta davanti ad una contraffazione della realtà, al solito gioco di prestigio per scassinare le casse dello Stato al riparo dei paludamenti ,del potere. Quindi la vicenda Lupi apparentemente non è in grado lasciarci insegnamenti, così come non ci sono serviti gli scandali che l' hanno preceduta. E invece non è così. La registrazione dei colloqui fra Il ministro e il deus ex machina delle grandi opere pubbliche, Ettore Incalza, ripropone, fra l'altro, un tema che in anni lontani ha scaldato molti dibattiti, ma da tempo è passato nel dimenticatoio.

LA LOTTA IMPARI FRA TECNICO E MINISTRO - Il tema, e relativo interrogativo è: un ministro può essere completamente digiuno della materia trattata del dicastero che ha il compito di guidare? Quello che deve colpirci delle conversazioni fra Lupi e Incalza, forse più dei favori e degli intrecci obliqui, è infatti l'assoluta ignoranza di Lupi riguardo la materia che doveva dipendere dai suoi indirizzi. La risposta che finora ci ha accontentati è che al ministro competono decisioni politiche, mentre ai tecnici ministeriali spetta occuparsi degli aspetti tecnici dei provvedimenti da adottare. Ma è proprio questo il punto. Quando di due soggetti, uno sa perfettamente di che cosa si sta parlando e l'altro non ne sa nulla, ha un senso chiedersi chi dei due finisce per comandare?

UOMINI SBAGLIATI AL POSTO SBAGLIATO - Nella storia della Repubblica abbiamo assistito a ministri dell'istruzione sbagliare i congiuntivi in manifestazioni pubbliche e televisivamente documentate. Ai tempi delle trattative per la costituzione dei governi "pentapartito" il ministero del Turismo, Sport e Spettacolo, veniva lasciato come ultima poltrona da assegnare: in genere finiva infatti come premio di consolazione riservato a qualche mammasantissima democristiano rimasto fuori dagli incarichi più prestigiosi. Il ministero dal quale dipendeva la voce più importante della nostra bilancia dei pagamenti usato come contentino per personaggi assolutamente digiuni di un settore vitale per la nostra economia. Ci si può stupire se dal primo posto siamo scesi al sesto posto nel mondo? Sempre per restare nel turismo, Berlusconi assegnò questo ministero, dal quale dipendono centinaia di migliaia di posti di lavoro, ad una gentile signora, l'ex ministro Brambilla, che come esperienza aveva maturato la gestione di un canile. Recentemente il comico Maurizio Crozza ha fatto ridere l'Italia con questa battuta: «Ci pensate alla paura che assalirà l'Isis nel trovarsi davanti il ministro degli esteri Gentiloni, che nel suo curriculum vanta di essere stato il capo dell'ufficio stampa di Rutelli?».

L'INCOMPETENZA È DIVENTATA UNA VIRTÙ- Infierire con altri esempi è inutile. Appare chiaro che non ci sarà legge degli appalti in grado di arginare la voglia di malaffare fino a quando la competenza in Italia continuerà ad essere relegata all'ultimo posto fra le caratteristiche richieste a chi deve prendere decisioni in grado di cambiare la vita e l'economia di un paese complesso e con un sistema industriale avanzato