Quel «pasticciaccio» italiano sul riconoscimento della Palestina...
Il giorno cruciale è arrivato: l'aula di Montecitorio si è finalmente espressa sul riconoscimento dello Stato di Palestina. Al DiariodelWeb.it, Arturo Scotto spiega quanto accaduto in aula: incredibilmente, sono passate due mozioni praticamente opposte, una a favore del riconoscimento, l'altra che lo rimanda a data da destinarsi a negoziati avviati. Eppure, per Scotto rimane una «giornata storica»
ROMA – Alla fine, si è riusciti a votare. L’aula di Montecitorio si è espressa sulle mozioni che riguardavano il riconoscimento dello Stato Palestinese. Eppure, il colpo di scena all’italiana c’è stato. A passare, infatti, sono state due mozioni praticamente opposte: quella presentata dal Pd e quella dei centristi di Area popolare (Ncd e Udc) e Scelta civica. La Camera, insomma, si è espresso indistintamente a favore dei due testi, presentati da forze politiche entrambi appartenenti alla maggioranza, ma evidentemente orientati in modo differente sulla questione. Nel frattempo, Sel, che la settimana scorsa aveva presentato una mozione molto netta per il riconoscimento dello Stato Palestinese a prima firma di Erasmo Palazzotto, ha infine deciso di convergere sul testo del Pd. «Da mesi lavoriamo affinché l’Italia si allinei alle linee tracciate dal resto d’Europa – Francia, Inghilterra, Spagna, Svezia e Bruxelles –», spiega al DiariodelWeb.it Arturo Scotto, capogruppo Sel alla Camera. «L’obiettivo è quello di spingere sul processo di pace attraverso il riconoscimento dello Stato di Palestina. Abbiamo deciso di convergere, mantenendo la nostra mozione, su quella Pd perché, in qualche modo, era quella più avanzata nel quadro politico e riconosce lo Stato Palestinese», dichiara il deputato Sel.
SCOTTO: INSIEME AL PD PER IL RICONOSCIMENTO - Secondo Scotto, dunque, «era giusto provare a raggiungere un compromesso utile per evitare che venisse bocciata questa ipotesi». Insomma, una questione di strategia politica, che avrebbe dovuto assicurare largo sostegno alla mozione, come in effetti è avvenuto. Il documento, di fatto, impegna il governo «a continuare a sostenere in ogni sede l'obiettivo della Costituzione di uno Stato palestinese che conviva in pace, sicurezza e prosperità accanto allo stato d'Israele, sulla base del reciproco riconoscimento e con la piena assunzione del reciproco impegno a garantire ai cittadini di vivere in sicurezza al riparo da ogni violenza e da atti di terrorismo». Inoltre, si richiede al governo l'impegno a «promuovere il riconoscimento della Palestina quale Stato democratico e sovrano entro i confini del 1967 e con Gerusalemme quale capitale condivisa, tenendo pienamente in considerazione le preoccupazioni e gli interessi legittimi dello Stato di Israele».
SÌ ANCHE A MOZIONE NCD CONTRARIA AL RICONOSCIMENTO IMMEDIATO - Peccato che, oltre a questa mozione, l'aula di Montecitorio abbia espresso voto favorevole anche per quella presentata da Ncd, del tutto diversa dalla precedente. «La Camera ha fatto molta confusione», dichiara Scotto, «perché nel momento in cui ha dato parere favorevole anche sulla mozione presentata da Ncd e Scelta Civica che smentiva quella del Partito Democratico, ha determinato un elemento di ambiguità che sta permanendo», speiga il deputato In effetti, la seconda mozione approvata impegna l’esecutivo «a promuovere il raggiungimento di un'intesa politica tra il gruppo islamico Hamas e il suo antagonista laico Al-Fatah che, attraverso il riconoscimento dello Stato d'Israele e l'abbandono della violenza, determini le condizioni per il riconoscimento di uno Stato palestinese».
RICONOSCIMENTO PRE O POST NEGOZIATI? - Le due mozioni sono infatti in contrasto sul punto nodale della questione, ossia sull’eventualità di legare il riconoscimento dello Stato di Palestina al procedere dei negoziati, oppure svincolare le due condizioni. I sostenitori di quest’ultima linea – su cui si attesta la mozione Pd e quella di Sel e Psi della scorsa settimana – sostengono che la legittimazione dello Stato di Palestina debba essere una pre-condizione degli stessi negoziati, perché solo in questo modo le due parti potranno avere parità contrattuale. Inoltre, secondo tale interpretazione il riconoscimento della Palestina dovrebbe essere un diritto a prescindere dai negoziati, e darebbe nuovo impulso al processo di pace. Processo di pace, peraltro, che sotto il governo di Netanyahu, fortemente propenso alla prosecuzione delle occupazioni, difficilmente potrà, alle medesime condizioni, potrà raggiungere un risultato degno di nota. Una linea, insomma, di certo coraggiosa e scomoda da sostenere, visto che si pone palesemente in contrasto alla posizione di Israele.
HA VINTO L'AMBIGUITÀ - Da qui, il doppio voto: sì al riconoscimento a prescindere, sì anche al riconoscimento condizionato dal procedere delle trattative. Per uscire dall’empasse, dunque, l’aula di Montecitorio e il Governo hanno optato per l’ambiguità. Ambiguità confermata dal fatto che entrambe le Ambasciate – quella israeliana e quella palestinese – si sono espresse a favore della decisione. L’ambasciata israeliana a Roma ha fatto sapere subito dopo il voto di essere soddisfatta della scelta del Parlamento italiano «di non riconoscere lo Stato palestinese e di aver preferito sostenere il negoziato diretto fra Israele e i palestinesi, sulla base del principio dei due Stati, come giusta via per conseguire la pace». Altrettanto ha fatto, ha dichiarato Arturo Scotto, l’Ambasciata di Palestina, ovviamente rallegrandosi per il motivo esattamente opposto. Eppure, nonostante l’inghippo, per Scotto rimane una «giornata storica», «perché la maggioranza del Parlamento si è espressa a favore del riconoscimento dello Stato Palestinese». La posizione dell'esecutivo, tuttavia, ha subito scatenato la reazione della minoranza dem, con Stefano Fassina che ha definito «ridicolo» il placet fornito a due documenti «in contrapposizione». Insomma, non sapendo bene chi scontentare, in prefetto stile italiano, si è infine deciso di accontentare (o scontentare) un po’ tutti.