25 aprile 2024
Aggiornato 13:00
Fassina per le barricate contro il Jobs act

«Grazie Renzi, ora licenziamento libero»

Il deputato della minoranza del Partito democratico, Stefano Fassina, attacca il Governo Renzi per l'insoddisfacente soluzione adottata in merito alla questione delicata del Jobs act. Per Fassina la questione dei licenziamenti è stata affrontata nel modo sbagliato, mettendo così il datore di lavoro nella posizione di avere «libertà di licenziare». Presto un coordinamento con le minoranze.

ROMA - Il deputato della minoranza del Partito democratico, Stefano Fassina, commenta gli ultimi sviluppi sulla delicata e quanto mai controversa questione del Jobs act, il cui testo ha visto, nella giornata di ieri, ulteriori modifiche riguardo i licenziamenti, che - secondo Fassina - andrebbero a ledere profondamente i diritti dei lavoratori.

SOLUZIONE INSODDISFACENTE - In un'intervista a La Stampa, l'esponente della minoranza attacca il testo della riforma del Lavoro e spiega: «Non lo condivido. È una soluzione del tutto insoddisfacente e non mi pare proprio che affronti in modo significativo il problema dei licenziamenti senza giustificato motivo. D'altra parte non ho condiviso questa impostazione sin dall'inizio, da quando era stata presentata durante la direzione del Pd e continuo a non condividerla: stiamo aggravando la precarietà»

​LIBERTÀ DI LICENZIARE - Fassina ammette che la sua posizione ha perso su tutta la linea: «Sì. D'ora in poi nessun imprenditore utilizzerà più il canale dei licenziamenti disciplinari. Si è data libertà di licenziamento. Quasi fosse quello il problema delle imprese e non la carenza di domanda o la possibilità di fare investimenti. Da più parti si sostiene la dubbia costituzionalità di un provvedimento che si scarica solo suigiovani.Vorrei che si smettesse di inseguire ricette illusorie, conservatrici e liberiste che prevedono un aumento della precarietà nell'ottica di favorire la crescita». «Nella delega - osserva Fassina - è stato specificato in modo netto che il reintegro viene meno per i licenziamenti per motivi economici ed è quello il punto sul quale avevamo insistito. Noi chiedevamo una soluzione sul modello tedesco che tenesse dentro la possibilità di prevedere il reintegro».

NON LASCIO IL PD, MA STO A VEDERE - «Non credo di poterlo sostenere», continua Stefano Fassina nell'intervista, a proposito del Jobs act all'esame della Camera. Il deputato della minoranza del Pd tuttavia spiega che non lascerà il partito: «È questa impostazione che va contro i nostri principi. Non noi. Noi continueremo la battaglia da dove siamo perché il combinato disposto di Jobs Act e legge di Stabilità traccia una linea di politica economica fortemente regressiva. Si è trovata una soluzione che non condivido. E da domani voglio proprio vedere che cosa succede sul taglio delle tipologie di contratti precari. Su questo il Governo aveva annunciato l'ennesimo elemento propagandistico: il contratto unico. Nella delega non ce n'è traccia».

RENZI NON CI ASCOLTA, NOI CONTINUIAMO«Poi - prosegue Fassina - vediamo se sugli emendamenti che abbiamo proposto alla legge di Stabilità con Civati e Cuperlo ci saranno aperture». A chi li accusa di remare contro il partito, Fassina risponde: «Noi ci siamo fatti carico di una promessa non soddisfatta che il governo aveva fatto sugli ammortizzatori sociali. Si era promesso che avrebbero accompagnato l'entrata in vigore del Jobs Act. Poi l'esecutivo ci ha messo 0 euro, vogliamo solo rimediare. Nelle sedi che sono state offerte per discutere ne abbiamo discusso. Gli emendamenti sono migliorativi in termini di equità, di contrasto alla povertà, di aiuto alle piccole imprese. Vorrei che arrivassero dei commenti sul merito, non grida di lesa maestà». Quanto a un coordinamento con gli altri della minoranza Pd, Fassina conferma che ci sarà: «Certo. E molto presto».