28 agosto 2025
Aggiornato 11:00
PD in rivolta

«Rottamati» al contrattacco. Ma vince Renzi

D'Alema ha data l'avvio allo scontro aperto con il Presidente del Consiglio. L'ex gruppo dirigente da Bersani a Fassina ha seguito immediatamente la nuova strategia di guerra indicata dall'ex Premier. Ma per ora Renzi esce addirittura rinforzato perchè gli attacchi si stanno dimostrando un boomerang per i suoi nemici interni.

ROMA - La risposta alle critiche arriva dagli «energumeni», come Massimo D'Alema bolla i renziani che replicano agli attacchi, ma in privato Matteo Renzi viene descritto quasi contento delle polemiche degli ultimi giorni. Stanno mostrando ancora una volta il volto della vecchia politica, sarebbe il ragionamento del premier, quell'atteggiamento che è stato sconfitto alle primarie un anno fa, facciano pure se credono, gli italiani valuteranno. Gli affondi, secondo il premier, mostrano i vecchi vizi del Pd che gli elettori hanno detto di non volere più vedere e, tra l'altro, rivelano un fronte nemmeno compatto: D'Alema boccia l'iniziativa di Stefano Fassina per chiedere l'allentamento del pareggio di bilancio («Ci imbarcheremmo in una strada difficile, impervia»), mentre in area bersaniana si giudica scomposto l'attacco dell'ex premier a Renzi.

BERSANI NON CONVINCE I SUOI - Per il presidente del consiglio, un'occasione per riproporre lo schema «vecchi-giovani», come si capisce dalle parole del senatore Andrea Marcucci, che mette nel calderone anche Susanna Camusso: «L'altro ieri Bersani, ieri D'Alema, oggi Camusso e Fassina. Il Pd non tornerà indietro, abbiamo chiuso con il pantano delle correnti». Anche molti bersaniani, del resto, vengono descritti poco convinti delle sortite dell'ex segretario e di Fassina: «Con questa linea - spiega una fonte Pd - l'allargamento della segreteria agli uomini che sostenevano Bersani diventa assai poco probabile, Renzi avrà un alibi per tenere tutto fermo e dire 'mi attaccate, non aspettatevi posti'». Dallo scorso marzo Renzi annuncia e rinvia un rimescolamento della segreteria, sul quale diversi ex bersaniani contavano, convinti che non si possa fare la guerra al segretario-premier, e non sono molti, infatti, a seguire Fassina e D'Alema.

FARAONE, RANCOROSE FRECCIATINE - Certo, un Pd diviso in un momento delicato come questo non fa piacere al premier, ma proprio la durezza degli attacchi avrebbe convinto il premier che l'effetto sarà contrario a quello voluto, ovvero un ricompattamento della grande maggioranza del partito che non se la sente di aprire il fuoco amico sul proprio esecutivo. Renzi, per ora, lascia ai suoi il compito di replicare: «Il Partito democratico - dice Davide Faraone - su ogni riforma è stato chiamato a confrontarsi e a trovare una sintesi. E' in quelle sedi che ci si aspettano contributi, idee, proposte e anche critiche costruttive. Altrimenti il rischio è che poi queste uscite vengano scambiate per rancorose frecciatine».