Renzi: «Nessuno ferma il cambiamento»
Il presidente del Consiglio, assente nell'Aula di Palazzo Madama, incassa il primo sì alle riforme costituzionali, ma con una maggioranza al Senato che non è schiacciante, 183 voti a favore, come avrebbe dovuto essere quella per un provvedimento che cambierà profondamente la Costituzione. Forza Italia esulta: «noi determinanti». M5S, Sel e Lega lasciano l'aula.
ROMA - Matteo Renzi si intesta le riforme, affermando che «ora nessuno fermerà il cambiamento». Il presidente del Consiglio, assente nell'Aula di Palazzo Madama, incassa il primo sì alle riforme costituzionali, ma con una maggioranza al Senato che non è schiacciante, 183 voti a favore, come avrebbe dovuto essere quella per un provvedimento che cambierà profondamente la Costituzione.
Dopo un percorso faticoso, fatto di proteste in Aula delle opposizioni, di dissensi nella maggioranza e di accelerazioni repentine grazie allo strumento del «canguro» adottato dal presidente Grasso (ripetutamente contestato), il voto al ddl riforme ha visto una schiera di dissidenti non partecipare al voto, 14 nel Pd e 8 nel Ncd, per la maggioranza, e 19 in Forza Italia, per il principale partito di opposizione che al tavolo delle riforme si è seduto.
FORZA ITALIA ESULTA - Proprio da parte di Forza Italia si è registrata la maggiore esultanza per l'esito del voto. I senatori azzurri hanno abbracciato e baciato con calore il capogruppo Paolo Romani, dopo che, durante le dichiarazioni di voto, ha sottolineato che le riforme portano la firma di Renzi e Berlusconi, con buona pace di Ncd escluso dalla paternità nonostante l'alleanza di governo con il Pd.
L'OPPOSIZIONE LASCIA L'AULA - Nessuna azione eclatante, per chi l'attendeva, da parte degli altri gruppi di opposizione, nemmeno del Movimento 5 Stelle, forse demotivato dall'assenza del presidente del Consiglio. I senatori di Grillo, quelli di Lega Nord, Gal e Sel hanno abbandonato l'Aula, suscitando l'amarezza del ministro delle Riforme, Maria Elena Boschi, che si è detta soddisfatta per il successo ma dispiaciuta per l'atteggiamento delle opposizioni.
UN SENATO DEI 100 NON ELETTIVO - Il ddl riforme, con le modifiche subite in commissione e in Aula a Palazzo Madama, porterà a un Senato dei 100 non elettivo, all'abolizione di Cnel e Province, alla modifica del titolo V della Costituzione e alle norme che regolano i referendum, a una diversa platea di elettori del capo dello Stato, mentre continuerà a garantire l'immunità ai parlamentari. Anche alla Camera il testo potrebbe subire modifiche, secondo le aperture annunciate da Renzi, il quale però ha sempre insistito sulla necessità che l'impianto della riforma non sia assolutamente modificato. Intanto a settembre, in Senato, inizierà l'iter della legge elettorale, argomento che ha sempre fatto da sfondo al dibattito sulle riforme e che entrerà rapidamente nel vivo aprendo una partita determinante per il futuro soprattutto di alcuni partiti.
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