Siria, i dieci punti dell'accordo tra Erdogan e Putin sulla «safe zone» alla frontiera con i curdi
Dopo un colloquio durato oltre sei ore raggiunto «un accordo storico» che garantirà «l'unità territoriale e politica della Siria e il ritorno dei profughi»
SOCHI (ASKANEWS) - Ieri, a poche ore dalla scadenza della tregua ottenuta giovedì scorso dagli Stati Uniti per fermare l'offensiva militare lanciata da Ankara il 9 ottobre scorso contro i curdi nel Nord-Est della Siria, il presidente turco Recep Tayyip Erdogan, dopo un colloquio durato oltre sei ore con il suo omologo russo Vladimr Putin, ha annunciato da Sochi di aver raggiunto «un accordo storico» che garantirà «l'unità territoriale e politica della Siria e il ritorno dei profughi». Ecco i dieci punti dell'intesa definita «storica», come riportato dalla tv satellitare curda Rudaw:
- «Le parti si impegnano a garantire l'unità politica e l'unità territoriale della Siria e la sicurezza nazionale della Turchia»;
- «Le parti sostengono la lotta a tutte le forme di terrorismo e ai tentativi dei separatisti sul territorio siriano»:
- Nell'ambito del punto due, «sarà protetta l'area di 32 chilometri di profondità dell'operazione militare turca che comprende (le cittadine curde di frontiera, ndr) Tel Abyed e Ras al Ain";
- «Le parti hanno sottolineato l'importanza dell'accordo di Astana e la Russia Federale, in caso di necessità, procederà a facilitare questo accordo»;
- «Alle ore 12:00 (locali, 13:00 italiane) del 23 ottobre 2019 la polizia militare russa e le guardie di frontiera siriane entreranno nella zona di confine tra Siria e Turchia che si trova fuori dai limiti dell'operazione militare turca; e questo per preparare il ritiro delle Unità di Difesa del Popolo (YPG, curde) e delle loro armi fino ad una profondità di 30 chilometri dalla frontiera turco-siriana. A condizione che (il ritiro) avvenga entro 150 ore. Nel frattempo le pattuglie turco-russe entreranno in azione a una distanza di 10 chilometri a est e ovest dell'attuale linea di dimarcazione dell'operazione militare turca ad eccezione di Qamishli», città curda siriana nella parte orientale della Striscia di sicurezza;
- «Evacuazione di tutti i combattenti di YPG e le loro armi dalle città di Minbij e Tel Rifaat»;
- «Le parti compiranno i passi necessari per impedire infiltrazioni di unità terroriste»;
- «Si dà il via a sforzi comuni per il ritorno volontario dei profughi in sicurezza»;
- «Elaborare un automatismo comune per il monitoraggio e la verifica dell'esecuzione di questo accordo»;
- «Le parti proseguiranno a lavorare per trovare una soluzione politica permanente della crisi siriana nel quadro dei meccanismi di Astana e sostenere la Commissione costituzionale».
Cremlino: gli Stati Uniti hanno tradito i curdi
Il Cremlino ha accusato oggi gli Stati Uniti di aver «tradito» e abbandonato i curdi siriani e ha consigliato alle forze curde di ritirarsi dal confine siriano in base a un accordo tra Mosca e Ankara, per evitare di essere schiacciati dall'esercito turco. Lo riferisce l'agenzia Reuters che cita il portavoce della Presidenza russa Dmitry Peskov. «Se i curdi non si ritireranno dal Nord-est siriano saremo costretti a ritirarci e così si ritroveranno di fronte alla macchina dell'esercito turco», ha detto Peskov, lamentandosi del fatto che gli Stati Uniti hanno incoraggiato i curdi a rimanere vicino alla zona di confine e a combattere l'esercito turco, come ha riportato la Reuters.
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