26 aprile 2024
Aggiornato 00:30
Il rebus Russia

S-400 alla Turchia: l'ultimo schiaffo di Putin a una Nato sempre più anti-russa

Dopo mesi di trattative, la Turchia avrà ufficialmente gli S-400 russi. Stiamo parlando del più tecnologico sistema di difesa aerea che Mosca ha a disposizione: la scelta di venderlo alla Turchia di Erdogan, membro della Nato, è dunque per la Russia chiaramente strategica

ANKARA - Dopo mesi di trattative e discussioni, è finalmente ufficiale: la Turchia avrà gli S-400 russi. Stiamo parlando del più tecnologico sistema di difesa aerea che Mosca ha a disposizione: la scelta di venderlo alla Turchia di Erdogan, membro della Nato, è dunque, per la Russia, chiaramente strategica. Si tratta infatti della chiusura di un cerchio che riguarda le complicate relazioni tra Vladimir Putin e Recep Tayyp Erdogan, ma soprattutto i controversi rapporti che ciascuno dei due player internazionali intrattiene con la Nato e l'Occidente. Non è un caso che la trattativa abbia attirato l'attenzione dei media internazionali. Lo stesso New York Times deplora l'accordo tra i due Paesi, accordo che, a suo avviso, va a cementare un reset tra Mosca e Ankara avvenuto nonostante differenti posizioni in Siria, e un «pivot from Nato» da parte della Turchia di Erdogan, candidato sempre più indesiderato anche per l'entrata nell'Unione europea.

Il «niet» della Cancelliera
Del resto, la stessa cancelliera Angela Merkel ha di recente fatto sapere che i negoziati per l'adesione di Ankara, riaperti in occasione della firma dell'accordo sui migranti, restano per il momento congelati. La trattativa con la Russia, insomma, è stata chiusa in un momento in cui i rapporti tra Turchia e Occidente – sia rispetto alla Nato che all'Ue – sono ai loro minimi storici. Una contingenza colta al volo da Vladimir Putin, anch'egli in rotta di collisione con un Occidente che ormai da tempo sta tentando di isolarlo con ogni mezzo.

Perché è un segnale importante
In effetti, gli S-400 non sono un’arma che la Russia vende a chiunque: lo stesso Iran, alleato privilegiato di Mosca in Medio Oriente, ha ad esempio una trattativa in corso da tempo che non sembra fare grandi progressi da un lato per il pressing di Israele, dall'altro perché neppure i russi si fidano fino in fondo degli ayatollah, che considerano troppo ideologizzati. Eppure, sugli S-400 si suggella un'intesa del tutto temporanea e contingente, ma assolutamente strategica. Vendere gli S-400 alla Turchia significa creare disturbo alla Nato, visto che l'acquisto degli armamenti, di norma, è questione da concordarsi strettamente tra gli Stati membri. Erdogan è pienamente consapevole della portata della sua decisione, al punto che, durante un incontro con i sindaci espressione del suo partito, ha detto ai giornalisti: «Sono impazziti perché abbiamo fatto l’accordo sugli S-400, ma cosa dovremmo fare, aspettare? Prendiamo e prenderemo tutte le misure necessarie sul fronte della sicurezza».

La preoccupazione della Nato
Ad «essere impazziti», naturalmente, sono gli alleati della Nato, che hanno espresso grandi preoccupazioni per la mossa del «sultano». Uno dei portavoce del Pentagono, Johnny Michael, ha ad esempio dichiarato che «un sistema di difesa missilistico interoperabile della Nato rimane l’opzione migliore per difendere la Turchia dalla piena gamma di minacce nella sua regione». Apparentemente, dunque, la questione è stata posta sul piano tecnico: perché l’interoperabilità degli armamenti è uno dei requisiti base di un’alleanza militare, e con un sistema anti-missile di fabbricazione russa questo non è possibile. Naturalmente, le preoccupazioni vanno ben al di là del tecnicismo: perché l'imprevedibile Erdogan sta cercando di smarcarsi sempre di più dagli alleati occidentali, proponendosi come una «scheggia impazzita» all'interno di una alleanza in cui la Turchia si sente poco benvenuta: un po' perché l'Ue, nonostante l'accordo sui migranti, le ha sbattuto la porta in faccia, un po' perché gli Usa hanno preferito sacrificare i rapporti con Ankara che rinunciare all'alleanza, in Siria, dei curdi. Non a caso, il ministro degli Esteri tedesco Sigmar Gabriel ha già detto che tutte le forniture militari teutoniche alla Turchia saranno bloccate perché la Nato non sapeva nulla sui dettagli della vendita degli S-400.

La strategia di Putin
Non è neanche la prima volta che Ankara tenta una mossa di questo genere, ma è la prima volta che l'impresa le riesce: il Daily Sabah, una velina di Erdogan, ricorda infatti che già nel 2013 Ankara stava per chiude un affare con la cinese China Precision Machinery Import-Export Corporation, ma poi sotto le pressioni della Nato dovette mollare tutto. Questa volta, invece, il sultano è andato fino in fondo. Dall'altra parte, infatti, la Turchia ha trovato un interlocutore molto recettivo. Archiviate per ora le prospettive di un disgelo con gli Stati Uniti di Trump, i rapporti tra Mosca e l'Occidente restano decisamente complicati. In tale prospettiva e nel nome della realpolitik, Putin ha trovato in Erdogan un alleato strategico, per rispondere per le rime a chi ancora cerca di isolarlo. I venti di guerra a causa dell'abbattimento del jet russo sono ormai nel dimenticatoio: ora la Turchia sarà una carta che Putin potrà giocarsi durante i negoziati di Astana sulla Siria, e, in generale, nelle difficili relazioni con l'Ovest. Come si dice, a mali estremi...